Gabri0923
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Concetti Chiave

  • L'umanesimo latino si concentra sulla riscoperta dei classici latini e greci, mirando a recuperare la purezza linguistica del latino classico e promuovendo una letteratura elitaria.
  • Giannozzo Manetti esalta il corpo e i piaceri terreni, opponendosi all'ascetismo medievale, sottolineando che la vita offre più piaceri che sofferenze, valorizzando il sensismo e l'esperienza sensibile.
  • Lorenzo Valla smaschera la Donazione di Costantino attraverso l'analisi filologica, dimostrando l'anacronismo linguistico e le incongruenze storiche del documento usato dalla Chiesa per legittimare il potere temporale.
  • Giovanni Pico della Mirandola celebra il libero arbitrio e la dignità umana, posizionando l'uomo come artefice del proprio destino, libero di elevarsi attraverso conoscenza e virtù.
  • L'umanesimo volgare, sostenuto da figure come Dante e Boccaccio, favorisce l'uso delle lingue volgari per rendere la cultura accessibile, mentre autori come Lorenzo de' Medici e Poliziano esaltano il godimento dei piaceri della vita, con un'attenzione etica e morale.

Indice

  1. La finalità edonistica dell'umanesimo
  2. Riscoperta dei classici latini e greci
  3. Giannozzo Manetti e l'esaltazione del corpo
  4. Lorenzo Valla e la Donazione di Costantino
  5. Giovanni Pico della Mirandola e la dignità umana
  6. L'umanesimo volgare e la lingua
  7. Lorenzo de’ Medici e il carpe diem

La finalità edonistica dell'umanesimo

Gli intellettuali facenti parti dell’umanesimo hanno una finalità, ovvero la “finalità edonistica”: il termine deriva dal greco “hedoné” ovvero “piacere, godimento”, dunque l’edonismo è la ricerca del piacere, che coincide con la felicità che l’uomo tende a raggiungere.

Dunque, la prospettiva risulta essere cambiata, nel medioevo la felicità era quella eterna, divina, dunque assegnata da Dio.

Adesso la prospettiva è quella di conseguire un piacere terreno. A tal proposito vi è la presenza di specifici autori.

Riscoperta dei classici latini e greci

L’umanesimo latino nasce dalla riscoperta e dallo studio dei classici latini e greci per conto dei filologi. Gli umanisti latini miravano a recuperare l’antico sapere e la purezza linguistica del latino classico, considerandolo il mezzo privilegiato per esprimere concetti elevati. Si tratta ovviamente di una letteratura elitaria, dedito a una cerchia che detiene il monopolio della cultura.

Tale momento letterario può essere inteso anche come una regressione rispetto al lavoro compiuto dalle tre corone fiorentine, Dante, Petrarca e Boccaccio, i quali attraverso le proprie opere hanno cercato di fare assurgere la lingua volgare a lingua letteraria.

Giannozzo Manetti e l'esaltazione del corpo

Giannozzo Manetti scrisse “l’esaltazione del corpo e dei piacere, contro l’ascetismo medievale”: per ASCETISMO si intende l’abbondono dei piaceri terreni al fine di ascnedere al cielo e raggiungere la purificazione dell’anima. Abbiamo dunque una prospettiva diametralmente opposta, in quanto si è alla ricerca del piacere e dell’esaltazione del corpo, della fisicità, già vista con Boccaccio.

L’obiettivo di Giannozzo Manetti è quello di confutare quando affermato da papa Innocenzo III all’interno del trattato “De contemptu mundi” (il disprezzo del mondo): egli afferma che già quando si viene al mondo, si emette il primo vagito, ci si lamenta della miseria della condizione umana.

Da quanto vi è possibile rilevare dal testo, gli UMANISTI NON DISPREZZANO DIO, di fatto vi è esclusivamente una variazione di prospettiva: Manetti afferma che per confutare tutte le bruttezze elencate da papa Innocenzo III nel suo trattato (che descrivono la condizione di miseria umana), bisogna tenere conto di tutte le bellezze di cui Dio ci ha dotato; la felicità, la gioia, godere delle cose belle della vita.

L’autore non esclude il fatto che il peccato originale ci abbia resi peccatori, che siamo in preda ai malanni, ma afferma che nella nostra vita vi sono più piaceri che molestie.

All’interno del testo, in particolare, parliamo di sensismo (percezione della realtà attraverso l’utilizzo dei sensi), empirismo (dal greco “empairon”) prevede la sperimentazione, la prova, è empirico dunque tutto ciò che puoi provare. Il sensismo differisce da quest’ultimo proprio perché implica l’impiego dell’esperienza sensibile per la percezione della realtà. Dunque, è la percezione attraverso i sensi che genera piacere. Allo stesso modo, i ricordi possono sia generale dispiaceri ma anche del piacere.

Qualunque sensazione che noi riteniamo malanno, in realtà è superabile. Se abbiamo fame mangiamo, se abbiamo sette beviamo, in caso di malattia vi sono presenti i farmaci, ecc... Perché dunque passare la vita a soffrire e lamentarsi, piangere, ecc.… se è possibile, dunque, ovviare a tutto ciò. Manetti dunque “esalta il corpo perché attraverso le sue parti esterne ed interne ci consente di potere godere dei piaceri della vita”.

Lorenzo Valla e la Donazione di Costantino

Lorenzo Valla, umanista del Quattrocento, è celebre per aver dimostrato la falsità della Donazione di Costantino, un documento che avrebbe attribuito vasti poteri temporali al papato.

Si trattava di un presunto editto imperiale, attribuito all'imperatore Costantino, che concedeva al papa il controllo su ampi territori dell'Occidente e su privilegi supremi. Questo documento fu per secoli usato dalla Chiesa come legittimazione del proprio potere temporale.

Nel suo "De falso credita et ementita Constantini donatione" (1440), Valla analizzò il testo con il metodo filologico, basandosi su:

Analisi linguistica: Dimostrò che il latino usato nel documento era anacronistico, pieno di termini e strutture che non esistevano al tempo di Costantino (IV secolo).

Critica storica: Mostrò incongruenze storiche, come il fatto che nessun'altra fonte contemporanea o vicina all'epoca citasse la Donazione.

Logica politica: Sottolineò l’assurdità politica di una cessione così vasta e definitiva da parte di un imperatore.

Giovanni Pico della Mirandola e la dignità umana

Nel "Discorso sulla dignità dell’uomo", Giovanni Pico della Mirandola introduce una visione straordinaria e innovativa della creazione dell’uomo, sottolineando la centralità del libero arbitrio e il suo legame indissolubile con la dignità umana. Dio, dopo aver creato l’universo con ogni cosa al proprio posto, si accorge che manca ancora qualcosa: un essere capace di contemplare, comprendere e celebrare la bellezza della sua opera. È per questo motivo che decide di creare l’uomo, non come una creatura già definita o con un ruolo preordinato, ma come un essere libero e senza confini precisi, in grado di scegliere il proprio destino.

L’uomo, quindi, non viene collocato in un luogo specifico nell’ordine della creazione. A differenza degli angeli, già perfetti e spirituali, o degli animali, legati alla materialità, l’uomo è posto al centro dell’universo, in una posizione intermedia. Questa condizione di "indeterminatezza" è per Pico il dono più grande: Dio non dà all’uomo una natura prestabilita, ma lo rende artefici di sé stesso. Come Dio è creatore dell’universo, l’uomo è creatore del proprio essere. Può scegliere di degradarsi fino al livello delle bestie, seguendo le passioni e gli istinti, oppure di elevarsi fino al livello degli angeli, attraverso la conoscenza e la virtù.

La chiave di tutto è il libero arbitrio, che per Pico è la vera fonte della dignità dell’uomo. L’uomo è libero di decidere chi vuole essere: non è costretto da un destino, da una natura rigida o da un luogo fisso. Questo lo rende superiore a tutte le altre creature, perché è l’unico a possedere questa potenzialità illimitata. La dignità, dunque, non è data una volta per tutte, ma è il risultato del percorso che l’uomo sceglie di intraprendere. È un traguardo da conquistare attraverso lo sforzo intellettuale e morale, non una condizione acquisita.

Dunque, Giovanni Pico della Mirandola non sta criticando l’ascetismo medievale, bensì lo utilizza come punto di partenza dal quale poi riscattare la dignità dell’uomo.

L'umanesimo volgare e la lingua

L’umanesimo volgare rompe con la tradizione che privilegiava il latino come lingua esclusiva del sapere e della cultura. Figure come Dante, Petrarca e Boccaccio già nel Trecento avevano dimostrato che le lingue volgari potevano di fatto essere degli strumenti potenti alla stessa stregua del latino (vedi De vulgari eloquentia).

Inoltre, l’ascesa della borghesia urbana e mercantile, accompagnata da una crescente alfabetizzazione, creò la necessità di una letteratura e una cultura accessibili anche a chi non padroneggiava la lingua latina. L’uso del volgare, dunque, permise a coloro i quali avrebbero di lì a poco sostituito la classe ricca, di partecipare alla vita culturale del tempo.

Lorenzo de’ Medici e il carpe diem

Oltre a signore, politico e amministratore Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, fu anche uno scrittore. “Il trionfo di Bacco e Arianna” è una celebre “canzone a ballo” composta intorno al 1490. Fa parte del "Canzoniere Carnascialesco", una raccolta di canti carnevaleschi destinati alle feste popolari di Firenze.

Tale canto, sempre per la finalità edonistica, è un invito a godere delle gioie effimere della vita, vista la fugacità del tempo. Tutto è transitorio: la bellezza svanisce, la giovinezza finisce, e la morte è inevitabile. Questa consapevolezza, però, non è motivo di angoscia o rassegnazione. Al contrario, Lorenzo trasforma la caducità della vita in uno stimolo a godere di ciò che si ha ora. Il tempo è un avversario silenzioso ma invincibile, e l’unico modo per affrontarlo è vivere con intensità e gratitudine.

Ovviamente, il messaggio comunicato da Lorenzo de’ Medici (e precedentemente da Orazio “carpe diem”), non è quello di godere smisuratamente di tutto. Di fatto vi è sempre presente, filosoficamente parlando, l’etica e la morale che danno un freno a tale godimento dei piaceri. Il messaggio, dunque, è non perdere nulla di ciò che ti è posto davanti dalla vita, sempre con misura, in quanto non sappiamo con certezza cosa accadrà domani.

Tale autore presenta una connotazione più paesaggistica, idilliaca, una virgiliana memoria, quello che definirà come” locus amoenus”, dunque il topos di un luogo ideali, collocato in un perfetto mondo di natura. La caratteristica di questi canti è quella della presenza di un ritornello, qui “I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino”.

La canzone si apre con un’immagine idilliaca: il poeta si trova in un giardino al mattino, un luogo che rappresenta simbolicamente la giovinezza e la vitalità. La natura, rigogliosa e piena di vita, è lo scenario perfetto per esaltare il tema della bellezza, che il poeta associa non solo alla natura stessa, ma anche alle fanciulle cui si rivolge. La natura rigogliosa, con i fiori in piena fioritura, rappresenta il momento culminante della giovinezza, ma suggerisce anche la sua transitorietà: come i fiori appassiscono, così la bellezza e la vita umana sono destinate a svanire.

La canzone è un invito pressante a vivere intensamente il presente, godendo dei piaceri della vita, dell’amore e della bellezza, consapevoli della loro fragilità.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la finalità principale dell'umanesimo secondo il testo?
  2. La finalità principale dell'umanesimo è edonistica, ovvero la ricerca del piacere terreno e della felicità, in contrasto con la felicità eterna e divina del medioevo.

  3. Come Giannozzo Manetti contrasta l'ascetismo medievale?
  4. Giannozzo Manetti esalta il corpo e i piaceri terreni, confutando l'ascetismo medievale che abbandona i piaceri per la purificazione dell'anima, e sottolinea le bellezze della vita come dono di Dio.

  5. In che modo Lorenzo Valla ha dimostrato la falsità della Donazione di Costantino?
  6. Lorenzo Valla ha dimostrato la falsità della Donazione di Costantino attraverso l'analisi linguistica, la critica storica e la logica politica, evidenziando anacronismi e incongruenze nel documento.

  7. Qual è la visione di Giovanni Pico della Mirandola sulla dignità umana?
  8. Giovanni Pico della Mirandola vede la dignità umana legata al libero arbitrio, con l'uomo creato senza una natura prestabilita, libero di scegliere il proprio destino e superiore a tutte le altre creature.

  9. Qual è il messaggio centrale della canzone di Lorenzo de’ Medici "Il trionfo di Bacco e Arianna"?
  10. Il messaggio centrale è un invito a godere delle gioie effimere della vita, consapevoli della sua fugacità, ma sempre con misura e rispetto dell'etica e della morale.

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