Concetti Chiave
- Il sonetto proemiale di Gaspara Stampa riprende elementi testuali da Petrarca, ma si distingue per temi sociali e autobiografici.
- Lo schema metrico del sonetto è ABBA ABBA CDE CDE, mostrando una struttura classica e ben definita.
- Gaspara Stampa offre una prospettiva più dolente e monotona rispetto a Petrarca, sostituendo il pentimento con speranza di gloria.
- La poetessa adotta un tono colloquiale e socializzante, contrapposto alla riflessione personale di Petrarca.
- Stampa rivendica con orgoglio la sua esperienza amorosa, sottolineando la dignità e consapevolezza della propria poesia.
Presentiamo il sonetto proemiale del canzoniere di Gaspara Stampa: le smaccate riprese testuali da Petrarca mostrano la distanza dall’intensità meditativa e dalla complessità esistenziale del proemio del Canzoniere, ma anche l’interesse della Stampa per una poesia di rilievo “sociale”, come tra l’altro segnala l’evidente presenza di elementi autobiografici.
Schema metrico: sonetto con schema ABBA ABBA CDE CDE.
Confronto con Petrarca
L’inizio cita il celebre sonetto introduttivo del Canzoniere di Petrarca: «Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono». Ma le rime che in Petrarca erano sparse qui sono meste; mesti e oscuri sono gli accenti; i sospiri diventano lamenti. Il tono è più dolente e monotono rispetto al modello di partenza.
Nuova Prospettiva di Gaspara Stampa
È interessante la nuova prospettiva che Gaspara Stampa propone, sostituendo al pentimento di Petrarca per il «giovenile errore» un’inesausta speranza di gloria, e solo secondariamente di perdono. Nelle terzine emerge la preferenza dell’autrice per il tono colloquiale e socializzante: mentre Petrarca, ponendo al centro l’io e i suoi dubbi, sottolineava la natura erronea del suo amore, la poetessa rivendica con orgoglio la sua esperienza amorosa, che ha per oggetto un destinatario tanto nobile (il conte Collaltino di Collalto), e immagina che le altre donne provino invidia per la gloria che le deriva dal mettere in versi un sentimento così alto. Il chiasmo del v. 11 («chiara cagion» × «danno sì chiaro») rovescia la dichiarazione iniziale di mestizia e sottolinea la consapevolezza di sé e della dignità della propria poesia, di cui la Stampa, cortigiana colta e raffinata, si fa portavoce.