La vita di Francesco Petrarca
Petrarca nacque ad Arezzo il 20 Luglio 1304, da una famiglia fiorentina di condizione borghese. Suo padre era un notaio. Anche lui, come Dante , fu esiliato dopo che i Guelfi neri si erano impadroniti del potere a Firenze. Nel 1312 si trasferì con la famiglia ad Avignone, dove allora risiedeva la corte papale. A 16 anni intraprese studi giuridici a Bologna , ma nel 1326 tornò ad Avignone perché la sua vocazione era letteraria. Qui si dedicò allo stadio degli scrittori classici, e dei filosofi , in particolare Sant’Agostino, filosofo cristiano della tarda latinità (354-430). quindi le 2 tendenze fondamentali della cultura petrarchesca sono , il culto dei classici ed un'intensa spiritualità cristiana. La lingua in cui pensava e scriveva abitualmente, era il latino, ma la poesia lirica era scritta in volgare, sulle orme degli stilnovisti e di Dante. la sua poesia ruotò intorno ad un'unica immagine femminile a cui diede il nome di Laura. ricevette un l'incoronazione poetica, che avvenne a Roma, sul Campidoglio, nel 1341 .
I viaggi e la chiusura nell'interiorità
lui prese gli ordini minori, che non implicavano la cura delle anime, ma consentivano di ottenere cariche e rendite anche molto consistenti. Al bisogno di sicurezza materiale e di tranquillità si contrappone però, un'inquietudine continua, una curiosità di conoscere, che lo spingeva a viaggiare, a mutare luoghi e ambienti, Ogni viaggio era per lui l'occasione per arricchire la propria cultura nei vari luoghi dove si recava frugava nelle biblioteche di monasteri, abbazie, vescovadi. Tuttavia a questa irrequietudine che lo spingeva ad esplorare continuamente il mondo esteriore si contrappone il bisogno di chiudersi e , di approfondire la conoscenza di sé. dedicandosi alla lettura dei classici, alla scrittura, alla meditazione. È questo l'ideale classico dell'otium, che non ha il senso del nostro "ozio", ma vuol dire tempo libero dagli impegni pratici, che si può dedicare alla vita spirituale. Da questo distacco da ogni attività per un impegno totale nella cultura, nacque gran parte delle sue opere, sia in latino sia in volgare. Valchiusa divenne per
Petrarca il simbolo di un'attività spirituale indipendente, libera dai legami e dai condizionamenti che derivano dalla vita sociale e dai rapporti con il potere politico, nella quale l'intellettuale realizza più compiutamente il suo ideale di una vita autentica, non dispersa dietro cose vane e futili.
L'impegno politico
In contrasto con il bisogno di solitudine tranquilla e studiosa, Petrarca sentiva vivamente i grandi problemi del suo tempo. Egli usava il suo prestigio e la sua eloquenza per sostenere il ritorno del papa a Roma, per bollare la corruzione della Curia avignonese ed incitare la Chiesa a recuperare la sua purezza originaria. Inoltre rivolge appelli all'imperatore Carlo IV di Boemia perché scendesse in Italia a ristabilire l'autorità imperiale.
Il ritorno in Italia
L'insofferenza per la corruzione della Curia avignonese giunse al limite di rottura nel 1347: Petrarca lasciò Avignone e tra il 1348 e il 1351 soggiornò a lungo in Italia, stabilendosi definitivamente nel 1353. prima a Milano, presso i Visconti, poi nel 1361, per sfuggire ad una pestilenza, a Venezia, infine presso Arquà nei colli Euganei, vicino a Padova, dove morì il 19 luglio 1374.
Petrarca come nuova figura di intellettuale
Petrarca non è più l'intellettuale comunale, legato ad un preciso ambiente cittadino, ma un intellettuale cosmopolita, senza radici in una tradizione municipale. Ciò si manifesta nella sua ansia di viaggiare, nel variare continuamente il luogo dei suoi soggiorni, Avignone, Parma, Milano, Venezia, Padova. In secondo luogo Petrarca non è più l'intellettuale cittadino che partecipa attivamente alla vita politica del suo Comune (come è ancora Boccaccio) e ne riflette le caratteristiche nella propria opera. E ormai pienamente un intellettuale cortigiano: accetta la nuova istituzione della Signoria, che si è ampiamente affermata in Italia e sceglie di sostenerla con il suo prestigio e la sua autorevolezza di grande intellettuale, di uomo di vasta cultura e di fama europea. Tuttavia resta geloso della sua autonomia di intellettuale e per questo rifiuta incarichi che lo vincolano troppo alla struttura del potere, come quello di segretario papale.