Concetti Chiave
- Petrarca è considerato uno dei fondatori dell'umanesimo rinascimentale, reinterpretando i classici senza l'influenza cristiana e promuovendo uno studio oggettivo delle opere antiche.
- L'autore è noto per la sua indipendenza politica e intellettuale, scrivendo per sé stesso e una cerchia ristretta, piuttosto che per un pubblico ampio con finalità didascaliche.
- Petrarca ha creato la Res Publica Litterarum, una comunità di intellettuali che ha permesso la diffusione della cultura classica oltre i confini italiani, stimolando il confronto culturale.
- Le sue opere, come le Epistulae e l'Africa, riflettono un profondo legame con il passato classico e una ricerca di gloria poetica, simboleggiata dall'amore per Laura e il lauro.
- Petrarca esplora la scissione dell'io e il conflitto interiore tra valori cristiani e desideri terreni, come manifestato nei suoi scritti "Posteritati" e "Secretum".
• Autore moderno
• Non è un intellettuale cittadino—> cosmopolita
• Non si schiera politicamente
• Intellettuale filologo/umanista—> legge diversamente i classici, non in chiave cristiana ma considerando il loro contesto, indagando e criticando. Non accetta acriticamente la versione della chiesa ma FA UNO STUDIO OGGETTIVO.
Petrarca è una delle tre corone fiorentine (insieme a Dante e Boccaccio) ed è considerato uno degli autori più importanti della letteratura italiana dal 300 in poi.
Francesco Petrarca si può considerare il fondatore di quella sensibilità intellettuale che darà vita al successivo splendore dell’età rinascimentale.
L’obiettivo di Petrarca è quello di recuperare lo stile, l’equilibrio, l’armonia, la bellezza e soprattutto il vero significato delle opere classiche: ha quindi un approccio al libro molto tecnico, colto, non divulgativo e, attraverso una sua cerchia di amicizie, crea la prima comunità di intellettuali, la cosiddetta Res Publica Litterarum, dove gli intellettuali si scambiano e diffondono idee recuperate da opere classiche nascoste durante il Medioevo dalla Chiesa e ritrovate nelle biblioteche dei monasteri. Si inizia quindi a diffondere la cultura classica anche al di fuori dell’Italia: prima infatti la cultura rimaneva in una costrizione geografica molto ristretta mentre con questa pratica si stimola notevolmente il confronto tra intellettuali che è molto proficuo.
Indice
La vita di Petrarca: un cosmopolita
Nasce nel 1304 ad Arezzo. Il padre, Petracco, era un guelfo bianco esiliato da Firenze che aveva trovato ospitalità ad Arezzo. Sin dall’infanzia Petrarca cresce, quindi, come esiliato. Il poeta può essere considerato un cosmopolita perché, essendo nato in esilio, non ha avuto rapporti con il suo comune e con la sua patria1.
Nel 1312 si trasferisce col padre ad Avignone (dove si era trasferita anche la curia papale: Cattività Avignonese) nel sud della Francia. Petrarca quindi nasce e cresce in un contesto di grande cultura, studia giurisprudenza a Montpellier e poi si trasferisce a Bologna con il fratello Gherardo. Nel 1326, però, il padre muore e lui sarà costretto a tornare ad Avignone dove aiuterà la famiglia e prenderà i voti minori (diventa un chierico) per aiutare la famiglia con una “pensione” e per avere la grande possibilità di viaggiare nelle biblioteche di monasteri ed abbazie.
Petrarca e le sue opere epistolari
Nei suoi viaggi negli anni 30 arriva anche a Verona, presso la biblioteca capitolare. Qui trova un’opera importantissima, le Epistolae ad Atticum, l’ultima parte dell’epistolario di Cicerone (che scrisse numerose epistole alla famiglia, al fratello, al figlio e ad Attico)2.
Nella sua vita non farà altro che studiare ed interessarsi ai valori del mos maiorum e alle virtuose classiche: crede infatti di essere nato nel periodo sbagliato e si sarebbe trovato benissimo a vivere nella Roma di Cicerone e Seneca e avrebbe preferito vivere in un’età pagana.
Muore nel 1374 pochi giorni prima del suo 70 compleanno ad Arquà, in Veneto. Dove era andato ad abitare con la figlia Francesca.
1: Questo aspetto è fondamentale e differenzia Petrarca dal letterato tipico del Medioevo, molto legato al comune, alla vita politica e alla propria città: l’erudito caratteristico del Medioevo considerava infatti la letteratura come otium negotiosum e quindi come un’attività che dovesse avere uno scopo didascalico e più genericamente funzionale ai cittadini del comune (sia per ciò che riguarda gli aspetti politici che culturali). Petrarca, al contrario, scrive per sé stesso o per una cerchia ristretta di amici e non per un pubblico (con scopi didascalici come Dante), non è interessato agli aspetti politici rivendica la sua libertà individuale ma anche e soprattutto politica e intellettuale. La letteratura di Petrarca viene considerata, per le ragioni sopraelencate, come otium letterario nel suo significato più classico, che si contrappone all’otium negotiosum caratteristico di Dante. Questo aspetto è rivoluzionario perché:
1. nel Medioevo veniva visto male lo scriver di sé
2. il canone religioso condizionava fortemente le scelte culturali, letterarie e tematiche adottate dai poeti.
2: Esse sono molto importanti perché Cicerone le scrive mentre è in esilio alla fine della Repubblica e racconta quasi giorno per giorno cosa succede a Roma. Dunque tutte le informazioni riguardo agli ultimi giorni della Repubblica le abbiamo grazie a queste epistole.
Petrarca scrive in latino classico del primo secolo a.C e d.C. perché il latino si diffonde sia oralmente che per via scritta. Petrarca in questo modo fa un po’ morire il latino: recuperandolo lo cristallizza perché definisce l’unico latino accettabile quello classico.
Soprattutto grazie alla riscoperta delle Epistolae ad Atticum, Petrarca comincia a ragionare sulla composizione di un epistolario e modella questa raccolta epistolare su quelle di Cicerone:
1. Il primo gruppo di epistole si chiama “Familiares”, esse sono lettere scritte i durante la sua giovinezza (dal 1325) che sono state recuperate, raccolte e sistemate (molte le scrive anche a dei suoi amici e non hanno nessuno scopo: si parla della vita, di religione, di filologia, di situazioni personali. Ci sono anche delle lettere indirizzate a Boccaccio, che aveva incontrato nel 1350 a Firenze).
2. Il secondo gruppo di epistole sono le “Seniles” scritte dal 1361, di riflessione filosofica.
3. Il terzo gruppo di epistole sono le “sine nonime”, chiamate così perché il loro destinatario è anonimo poiché Petrarca parla di questioni politiche e ma non vuole esporsi troppo.
Tutte queste epistole sono scritte in latino. Alcune di queste le aveva già scritte e le risistema mentre altre le scrive per la pubblicazione.
L'opera epica di Petrarca: Africa
Petrarca scrive anche un’opera di cui va molto fiero, una seconda Eneide, un poema epico, dando ad esso nuova vita (studia Nevio, Cornelio Nepote, il Bellum Poenico ecc.) e scrive “Africa”: un poema epico in latino, in esametri su ispirazione dell’Eneide e si parla proprio di Scipione l’Africano e delle guerre pubbliche. A seguito dell’Africa, Petrarca viene incoronato poeta da Roberto D’Angiò a Roma sul Campidoglio, l’8 aprile 1341 e quindi prende la laurea (=corna d’alloro): l’incoronazione è la massima espressione di successo.
Petrarca dirà che ama due cose: Laura e il Lauro (l’amore per la gloria poetica)
Si dedica alternativamente a scrivere in latino il “De otio religioso” e il “De vita solitaria” per riflettere sull’importanza di conoscere se stesso e riconoscere anche l’impegno e il sacrificio dell’otio religioso, un bisogno che alcuni religiosi ricercano attraverso l’ascetismo, il distacco dalla società per dedicarsi alla preghiera. Il De Otio Religioso lo scrive dopo aver visitato il fratello Gherardo perché vede la vita ascetica di sacrificio del fratello, così dedita alla vita religiosa, al contrario della sua, che è una vita di un religioso in crisi. Deve scrivere queste opere perché in quanto intellettuale molti lo accusano di non schierarsi politicamente, nonostante venisse ospitato dai grandi signori, ma lui rimarrà “super partes” rivendicando la sua indipendenza e l’essere cosmopolita e libero.
Il Secretum: un dialogo interiore
Petrarca un po’ come Dante pecca di superbia e ha l’esigenza di dare un’immagine di sé di un certo tipo agli gli altri ma anche con i posteri. Petrarca lo farà con il “Posteritati” e con il “Secretum”
È un’epistola con cui avrebbe dovuto chiudere le Seniles in cui scrive di sé stesso e lo può fare perché si difende alcune accuse (perché scrive di Laura, perché si dedica all’otium, non prende posizione politica) e vuole dare a tutti un’immagine si se stesso molto precisa: rappresenta l’io historiale, ovvero da un’immagine di sé come uomo e intellettuale per i posteri. Questa è un’opera nuova, molto moderna perché fa una descrizione fisica di sé stesso, aggiunta rivoluzionaria rispetto a Dante e poi elenca tutti i 7 vizi capitali e individue quelli che ritrovava in sé: ne riconosce 2, la lussuria (perché è stato a lungo innamorato di una donna, che non menziona perché se ne vergogna) e la superbia (perché è stato l’autore dell’Africa). Questa è un’epistola per i posteri e quindi per tutti i lettori, in cui ci tiene quindi a comunicare la sua autobiografia letteraria con i suoi successi letterari (auto celebrazione).
Qui Petrarca presenta il suo io privato e fa una confessione riguardo a quanto ha peccato nella sua vita. È un diario intimo che Petrarca scrive per sé stesso, si chiama così perché proprio Petrarca lo chiama così nelle prime righe dell’opera, ma in realtà non ha nemmeno un nome.
È impostato attraverso una sorta di confessione: un dialogo immaginario tra Sant’Agostino e Francesco e in più c’è un terzo personaggio allegorico, la verità, una donna silente che funge da testimone, che deve essere garante delle affermazioni di Francesco.
Si sviluppa in tre giorni, in una casa non specificata ad Avignone. Questa opera è divisa quindi in tre libri, uno per giornata.
Sant’Agostino e Francesco rappresentano la scissione o divaricazione dell’io: l’io in conflitto con sé stesso, c’è una parte di Petrarca peccatore che continua ad amare una donna e continua a ricercare la gloria letteraria, e dall’altra parte c’è una parte di Francesco che si rende conto che, giunto intorno ai 50 anni, dovrebbe cambiar vita e dovrebbe intraprendere una mutatio vitae. La parte più morale viene rappresentata da Sant’Agostino mentre Francesco è il peccatore.
Sceglie Agostino perché è un’auctoritas e perché aveva scritto le Confessiones in cui aveva fatto vedere il suo percorso da peccatore convertito ed è quindi la persona migliore per condurlo ad una mutatio vitae.
Libro I: incentrato sul problema di Francesco, afflitto da questa sua preoccupazione che deriva dal fatto di essere un uomo religioso cristiano che non sta compiendo il suo percorso di vita: dovrebbe esserci una mutatio vitae. Quindi Sant’Agostino lo invita a riflettere sulla sua posizione
Libro II: si affrontano i 7 peccati capitali. Sant’Agostino gli fa l’elenco dei peccati e gli fa delle domande.
I due peccati che individua vengono chiamati catene d’oro e sono la lussuria (per aver amato Laura) e la superbia per il lauro (=gloria/fama letteraria). Secondo Sant’Agostino Petrarca non dovrebbe amare Laura perché è solo un corpo che invecchierà, lui la ama solo perché è bella e non è un amore eterno: Laura è quindi una catena d’oro che lo trattiene in terra e non lo fa avvicinare a Dio. Petrarca risponde che Laura non è solo bella ma anche virtuosa e che ama il suo spirito.
Ma c’è un altro peccato peggiore: l’accidia. Essa è la pigrizia morale / vigliaccheria etica e intellettuale. le due catene d’oro potrebbero essere superate e quindi il suo peccato è l’accidia che è dunque “agritudo animi” “malattia dell’animo” “incapacità di scegliere” (noi la chiamiamo melanconia o depressione): lui potrebbe intraprendere una mutatio vitae me è troppo attaccato a questi due beni ed è pigro, non vuole cambiare.
Libro III: Sant’Agostino lo mette di fronte a un bivio (archetipo della scelta nella letteratura) ma Petrarca non sceglie: potrebbe o redimersi (con la mutatio vitae) o rimanere nel peccato. Il Secretum si conclude quindi con un’aporia (=mancanza di soluzione) perché Petrarca non è pronto a scegliere e lo farà in un altro momento.
Nel canzoniere intraprenderà la mutatio vitae.
La mutatio vitae e il Monte Ventoso
È una lettera che Petrarca scrive ad un amico, un frate, Dionigi da Borgo San Sepolcro. La data della lettera è il 26 aprile 1336, il venerdì santo.
L’anno si ricava da alcune informazioni biografiche riguardo gli spostamenti di Petrarca: quest’ultimo si era appena recato dal fratello Gherardo che aveva anche lui compiuto un percorso ecclesiastico ed era molto più avanti dal punto di vista morale ed ha quindi un cammino spirituale molto più saldo e retto. Di questo Petrarca se ne vergogna perché è più vecchio del fratello ma non ha la sua stessa solidità morale. In realtà è stata scritta/rivista nel 52/53 ma risale al 36.
Petrarca vuole dare alla sua mutatio vitae un significato allegorico: lui e suo fratello decidono di salire insieme ad altri amici sulla cima del Monte Ventoso. Ad un certo punto, però, la salita diventa molto ripida e Petrarca può scegliere tra una strada ripida e una più dolce che però lo porta verso il basso. Il fratello Gherardo prende quella più ripida mentre Petrarca prende quella più dolce ma a un certo punto, dopo aver letto un passaggio delle Confessiones di Sant’Agostino, preso dall’ispirazione di questo passo decide di proseguire per la strada più ripida e arriverà sulla cima (allegoria della redenzione e della mutatio vitae).
Temi:
• Divaricazione/scissione temporale: antitesi tra passato e presente
• Divaricazione dell’io lirico: antitesi tra le due versioni del poeta—> evidenziate da figure antitetiche, asimmetrie ecc.
• Memoria/ricordo che filtra l’immagine di Laura e la idealizza —> Petrarca è ondivago: cambia idea su Laura che diventa una figura per lui sempre più consolatrice. Con il filtro della memoria l’amore per Laura si affievolisce e con esso anche il dolore provato dal poeta in precedenza per il rifiuto della donna, al punto che P rilegge in chiave positiva e provvidenzialistica (la castità di Laura ha preservato la salvezza del poeta) la vicenda amorosa e la figura di Laura assume caratteristiche sempre più empatiche e consolatrici
• Vergogna (pettegolezzo): amare una donna terrena (lussuria) e non intraprendere una mutatio vitae (desideri passati vs volontà presente di pentimento)
• Laura=donna fisica che subisce le trasformazioni del tempo
• Tormento d’Amore
• Paesaggio-stato d’animo: trasposizione del suo stato d’animo interiore sugli elementi del paesaggio che assume coì connotazioni positive o negative
• Solitudine: Petrarca si isola per nascondere il suo stato d’animo di innamorato che soffre perché il suo aspetto e i suoi atteggiamenti fanno trasparire le sue emozioni all’esterno e lui se ne vergogna
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo di Petrarca nella diffusione della cultura classica?
- In che modo Petrarca si differenzia dagli intellettuali medievali?
- Qual è l'importanza delle Epistolae ad Atticum per Petrarca?
- Cosa rappresenta il "Secretum" di Petrarca?
- Qual è il significato allegorico della salita al Monte Ventoso?
Petrarca è considerato il fondatore della sensibilità intellettuale che ha portato allo splendore del Rinascimento. Ha recuperato e diffuso lo stile e il significato delle opere classiche, creando una comunità di intellettuali, la Res Publica Litterarum, che ha contribuito a diffondere la cultura classica oltre i confini italiani.
Petrarca si distingue dagli intellettuali medievali per la sua indipendenza politica e intellettuale. Scrive per sé stesso e una cerchia ristretta di amici, non per un pubblico didascalico. La sua letteratura è considerata otium letterario, in contrasto con l'otium negotiosum di Dante.
Le Epistolae ad Atticum di Cicerone sono fondamentali per Petrarca perché lo ispirano a comporre il suo epistolario, modellato su quello di Cicerone. Queste lettere forniscono preziose informazioni sugli ultimi giorni della Repubblica romana e influenzano profondamente il suo lavoro.
Il "Secretum" è un dialogo interiore in cui Petrarca esplora la sua scissione interiore tra il desiderio di gloria letteraria e la necessità di una mutatio vitae. È un'opera moderna che presenta una confessione personale e un dialogo immaginario con Sant'Agostino, riflettendo sui suoi peccati e sulla sua vita.
La salita al Monte Ventoso rappresenta allegoricamente la mutatio vitae di Petrarca. La scelta tra una strada ripida e una più dolce simboleggia il percorso di redenzione e la decisione di abbandonare i desideri terreni per una vita più spirituale, ispirata dalle Confessiones di Sant'Agostino.