Concetti Chiave
- Le Epistolae metricae del Petrarca, composte tra il 1333 e il 1354, sono 66 lettere in esametri raccolte in tre libri, principalmente dedicate a Marco Barbato di Sulmona.
- Le lettere sono indirizzate a vari personaggi illustri, tra cui papi, cardinali e signori, e trattano temi politici, religiosi, morali, oltre a riflessioni personali del poeta.
- Petrarca trae ispirazione da Orazio, ma l'influenza si limita all'aspetto formale, mentre i contenuti spaziano tra amore, vanità delle cose terrene e vicende personali.
- Un testo significativo è "Il saluto all'Italia" della terza epistola metrica, in cui il poeta esalta le bellezze e glorie italiane immaginando di vederle dal Monginevro.
- Nella traduzione, Petrarca saluta l'Italia come terra fertile e gloriosa, desideroso di non lasciarla mai più e di trovare in essa riposo e pace eterna.
Indice
Origine e struttura delle Epistolae
Le Epistolae metricae, 66 in tutto, redatte in esametri, furono composte dal Petrarca fra il 1333 e il 1354, anche se la maggior parte di esse non superano il 1350. Lo stesso poeta le raccolse in tre libri e le dedicò quasi tutte all’amico Marco Barbato di Sulmona. Il nome di questa raccolta deriva dal fatto che ogni lettera è indirizzata ad un amico o a un personaggio autorevole o addirittura al poeta stesso.
Per esempio, ne troviamo alcune indirizzate ai papi Benedetto XII e Clemente VI, ai cardinali Giovanni e Giacomo Colonna, a Luchino Visconti, signore di Milano. Il modello a cui il Petrarca trae ispirazione è Orazio, anche se l’influenza dell’arte del poeta latino si riferisce soltanto all’aspetto esteriore.Temi e ispirazioni del Petrarca
I temi trattati sono molto vari: considerazioni politiche e religiose, riflessioni morali, preoccupazioni del poeta e le sue vicende quotidiane. A questi argomenti si aggiungono il suo amare e le sofferenze che tale sentimento gli causava. Le epistole più significative sono quelle che rappresentano il poeta che si appassiona alle cose terrene e la presa di coscienza della loro vanità.
Riflessioni personali e paesaggi
A volte, ricorda anche le sue vicissitudini personali come l’incoronazione sul Campidoglio, dipinge i paesaggi che gli sono cari come quelli di Vaucluse o di Selvapiana, nelle vicinanze di Parma., si lamenta a causa delle sofferenze che gli causa l’amore. Altre volte, ammonisce se stesso a cambiare vita, rievoca gli errori commessi durante la propria esistenza oppure si lascia prendere da un rimpianto rassegnato per gli anni ormai trascorsi, passati dietro a sogni precari.
Il saluto all'Italia
Fra i testi più conosciuti, possiamo ricordare “Il saluto all’Italia” che fa parte dell’epistola metrica III,24: il poeta tornando definitivamente in Italia – siamo nel 1353 – saluta l’Italia e ne esalta le glorie e le bellezze. Nei versi egli immagina di vedere l’Italia dall’alto del Monginevro “Gebennae” nel testo originale). Nella parte iniziale, è molto evidente l’imitazione di Virgilio (Georgiche)
«Ad Italiam Salve, cara Deo tellus sanctissima, salve
tellus tuta bonis, tellus metuenda superbis,
tellus nobilibus multum generosior oris,
fertilior cuntis, terra formosior omni,
cincta mari gemino, famoso splendida monte,
armorum legumque eadem veneranda sacrarum
Pyeridumque domus auroque opulenta virisque,
cuius ad eximios ars et natura favores
incubuere simul mundoque dedere magistram.
Ad te nunc cupide post tempora longa revertor
incola perpetuus: tu diversiora vitae
grata dabis fesse, tu quantam pallida tandem
membra tegant prestabis humum. Te letus ab alto
Italiam video frondentis colle Gebennae.
Nubila post tergum remanent; ferit ora serenus
spiritus et blandis assurgens motibus aër
excipit. Agnosco patriam gaudensque saluto:
Salve, pulcra parens, terrarum gloria, salve!».
Salve, terra a Dio molto cara
porto sicuro per la gente onesta
terra terribile contro la superbia
illustre molto più d’ogni altro luogo
tra tutte fertilissima e più bella
bagnata da due mari e dalle grandi montagne [le Alpi e gli Appennini],
d’armi e di leggi sacra e veneranda
dorata terra di Muse e d’eroi
a ognun maestra di natura e di arte
A te ritorno dopo lungo andare [Dal 1326, Petrarca aveva soggiornato soprattutto in Provenza, con varie parentesi in Italia]
desideroso di più mai lasciarti.
Tu sarai grato asilo alla stanchezza,
custode eterna alle mie fredde spoglie.
Lieto, Italia, dal frondoso colle
ammiro il Monginevro, libero da ogni nube;
uno venticello soave mi batte in viso
e un’aura sottilissima che sale verso l’alto m’accoglie.
Ti riconosco o patria e ti saluto
felice: salve, terra mia gloriosa,
madre, di tutte la più bella, salve!
Domande da interrogazione
- Qual è la struttura delle "Epistolae metricae" di Petrarca?
- Quali temi principali affronta Petrarca nelle sue epistole?
- Come Petrarca esprime le sue riflessioni personali nei suoi scritti?
- Cosa rappresenta "Il saluto all'Italia" nell'opera di Petrarca?
- Quali influenze letterarie sono evidenti nelle epistole di Petrarca?
Le "Epistolae metricae" sono una raccolta di 66 lettere in esametri, composte tra il 1333 e il 1354, suddivise in tre libri e dedicate principalmente a Marco Barbato di Sulmona.
Petrarca tratta temi vari come considerazioni politiche e religiose, riflessioni morali, preoccupazioni personali, amore e le sue sofferenze, e la vanità delle cose terrene.
Petrarca riflette sulle sue esperienze personali, come l'incoronazione sul Campidoglio, descrive paesaggi cari e si lamenta delle sofferenze d'amore, ammonendo se stesso a cambiare vita.
"Il saluto all'Italia" è un testo in cui Petrarca, tornando in Italia nel 1353, esalta le glorie e le bellezze del paese, immaginando di vederlo dall'alto del Monginevro.
Petrarca si ispira a Orazio per la struttura esteriore delle epistole e imita Virgilio, specialmente nella parte iniziale de "Il saluto all'Italia".