Concetti Chiave
- Il sonetto XC del Petrarca narra il primo incontro del poeta con Laura, avvenuto nella chiesa di Santa Chiara, ed esplora il tema dell'amore a prima vista.
- La bellezza di Laura viene descritta come ideale e angelica, ma il sonetto riflette anche sulla sua inevitabile decadenza con il tempo.
- La parafrasi sottolinea la bellezza eterea di Laura, i suoi capelli dorati e il suo viso pieno di pietà, alludendo all'inevitabile sfiorire della bellezza.
- Petrarca descrive Laura come una creatura quasi divina, il cui incedere e le parole emanano una grazia celestiale che va oltre la mortalità.
- Nonostante la perdita di quella bellezza ideale, l'amore del poeta per Laura persiste, simboleggiando una ferita che non si rimargina mai completamente.
Il Ricordo di Laura
In questi versi, scritti tra il 1339-47, il poeta si ricorda il primo incontro con la sua Laura amata per la cui bellezza ideale egli subito si innamorò di ella per il primo sguardo, nella chiesa di Santa Chiara. Ma la bellezza non dura, perché La donna-angelo (di Dante), qui invecchia, ovviamente, e la propria bellezza sfiorisce con l'età. Tuttavia il poeta sta amando ancora Laura che tanto lontana dall'idealizzazione della femmina.
La Bellezza di Laura
Erano i capelli dorati al vento sparsi
Li avvolgeva in mille boccoli soavi
La luce, di cui gli occhi ora privi,
Risplendeva forte non essendo così scarsi.
Il viso sembrava a me di pietà colorarsi
Non so se fosse vero o cosa nell'immagine
Io, che l'esca amorosa depose nelle anime,
che possa cuor mio un po' innamorarsi!
L'Incontro Divino
L'incedere suo non era cosa mortale;
Era d'angelo celeste, pure le parole
Suonavano pur essendo di voce umana.
Una creatura divina, uno splendente sole
Fu ciò che vidi e s' ora non come tale
D'allontanar l'arco la ferita non sana.
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ’n mille dolci nodi gli avolgea,
e ’l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;
e ’l viso di pietosi color’ farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i’ che l’esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di sùbito arsi?
Non era l’andar suo cosa mortale,
1ma d’angelica forma; e le parole
sonavan altro che, pur voce umana;
uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i’ vidi: e se non fosse or tale,
piagha per allentar d’arco non sana.