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Indice

  1. Vita di Italo Svevo
  2. Temi
  3. Intellettuale

Vita di Italo Svevo

Nasce a Trieste, un miscuglio di etnie che ha sviluppato nell’Ottocento una fisionomia e cultura uniche. Il suo nome originario è Ettore Schmitz, ed appartiene ad una famiglia ebraica molto numerosa. Insieme al fratello maggiore, parte per apprendere la lingua tedesca. Egli vorrebbe apprendere anche la lingua italiana a Firenze ma il padre è contrario e vuole fare di lui un abile commerciante.
La sua vita riceve una brusca svolta quando l’azienda fallisce ed è costretto a lasciare gli studi per trovare impiego, ma oppresso dal lavoro, inizia a cimentarsi nella scrittura portando a termine il primo romanzo ‘’Una vita’’, in cui compare per la prima volta il nome Italo Svevo, uno scrittore di confine, ‘’Italo’’ perché irredentista e perché scrive in italiano, ‘’Svevo’’ perché tedesco per cultura e mentalità. Sposa la figli di un proprietario di una fabbrica di vernici e trova uno status sociale intaccabile, entrando nella ditta del suocero. In questo periodo dove sembra abbandonare la scrittura incontra lo scrittore Joyce che gli da lezioni private di lingua inglese. Viene a conoscenza anche delle opere di Freud, interessandosi alla psicanalisi, di cui ne critica l’utilizzo terapeutico ma la considera strumento di conoscenza Dopo lo scoppio della guerra, perde il lavoro nella ditta e torna a scrivere, pubblicando ‘’La coscienza di Zeno’’ di cui spedisce una copia a Joyce, che lo aiuta ad avere successo internazionale. Riceve numerosissimi omaggi e soddisfazioni, ma questa felicità è destinata a spegnersi per problemi polmonari a causa del fumo e muore dopo un’incidente in auto.

Temi

La scrittura per Svevo, appare come una trasgressione verso l’ambiente borghese in cui si trova, per sfuggire a quel sistema inautentico e per trovare un’alternativa all’educazione che volevano imporre i padri. Anche quando ha subito indifferenza da parte dei lettori, non ha scalfito la sua passione per la scrittura, infatti, pratica la letteratura come un’esigenza personale facendole assumere un valore di autoanalisi, che lo aiuta a conoscere sestesso, infatti tutti i personaggi sveviani sono scrittori, come Zeno, che scrive la propria autobiografia su indicazione dello psicanalista. Per Svevo la scrittura è posta sempre in relazione con uno stato di inferiorità, chi scrive lo fa perché malato, cioè cosciente della propria impotenza. Come possiamo capire dunque nei romanzi di Svevo è determinante la componente autobiografica, infatti i vissuti privati suggeriscono a Svevo un punto di partenza per un’analisi psicologica dell’uomo moderno e del suo malessere, con un’ascesa nell’interiorità in cui si denota l’influenza di Dostoevskij. Questa crisi dell’uomo però per Svevo è senza soluzione, rifiutando l’idea positivistica del progresso, ancorato al suo scetticismo. I suoi personaggi non sono eroi, tendono ad uniformarsi e a manifestare angosce ed ipocrisie comuni a tutti, infatti per denunciare le assurdità della vita sceglie l’uomo comune, inetto come Alfonso Nitti, protagonista di Una vita, che soccombe la propria interiorità fino al suicidio.

Intellettuale

Egli rappresenta la figura di un intellettuale ‘’sui generis’’ cioè privo di una formazione umanistica, atipico per uno scrittore. Svevo, influenzato da Schopenhauer, divide l’umanità in due schiere, i sani, che godono dei doni della vita e sono integrati nell’ordine naturale, e i malati, che si sottraggono alla vita perché deboli. Inoltre prende spunto dalle teorie darwiniane, infatti nei suoi romanzi è sempre presente un personaggio inadatto che soccombe alla competizione contro l’antagonista più forte.

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