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Concetti Chiave

  • Nei primi racconti di Svevo, emerge una forte influenza del pensiero darwiniano, con temi legati alla lotta per la vita e alle dinamiche evolutive, riflessi nelle storie di antagonismo e crimine.
  • Il romanzo "Una vita" introduce la figura dell'antieroe, rappresentata da Alfonso Nitti, un personaggio segnato da inettitudine e malessere esistenziale, culminante in un gesto estremo di suicidio.
  • In "Senilità", Svevo esplora i legami affettivi attraverso un quartetto di personaggi, evidenziando una condizione interiore di vecchiaia e inettitudine, con l'amore rappresentato come una forza travolgente e destabilizzante.
  • "La coscienza di Zeno" utilizza un approccio psicanalitico per esplorare la vita del protagonista, Zeno Cosini, attraverso memorie che mettono in discussione l'efficacia della psicanalisi stessa e presentano un tempo narrativo fluttuante.
  • Nell'"Officina del vecchio" e "Il vegliardo", Svevo riflette sulla psicologia della vecchiaia, affrontando temi come il desiderio di potenza e la marginalizzazione della vecchiaia, con Zeno che ritorna come protagonista anziano.

Indice

  1. L'influenza di Darwin su Svevo
  2. Il primo romanzo di Svevo
  3. Il secondo romanzo e i suoi temi
  4. Zeno Cosini e la psicanalisi
  5. La riflessione sulla vecchiaia
  6. Il progetto incompiuto di Svevo

L'influenza di Darwin su Svevo

Svevo esordì come scrittore sul giornale triestino “L’indipendente” con “Una lotta” e “L’assassinio di via Belpoggio”, due racconti di evidente ascendenza darwiniana, Darwin viene infatti spesso celebrato dallo scrittore come eroe del pensiero moderno e questa ammirazione va ricondotta alle radici. Essendo cresciuto nella cornice storica di una travagliata assimilazione rendeva infatti Svevo particolarmente sensibile alle problematiche razziali e le opere dello scienziato inglese gli fornivano abbondante materia su cui meditare in ordine alla lotta per la vita e alle dinamiche evolutive. Qui cercava spiegazione del proprio destino avverso, con la frustrazione delle discriminazioni razziali, la rovina economica della sua famiglia e un lavoro bancario mal sopportato, non per nulla i due racconti vennero firmati con lo pseudonimo E. Samigli, ricalcato su schlemi, una parola yiddish che designa lo sventurato, il perseguitato dalla cattiva sorte. Fin dal titolo il primo racconto rinvia a una concezione della vita fondata sull’antagonismo, il plot narrativo costituisce una fedelissima esemplificazione di quanto asserito da Darwin intorno alle rivalità tra i maschi per la conquista della femmine e l’importanza degli attributi virili nel decretare la preferenza dell’uno rispetto all’altro. Qui infatti Arturo e Ariodante sono in competizione per l’amore di Rosina in un corteggiamento simultaneo: uno tutto muscoli, l’altro tutto cervello, incarnano due tipi perfettamente opposti di umanità, il primo ha dalla sua parte l’adulazione spigliata mentre il secondo la bellezza [vince Ariondante, individuo più atletico e psicologicamente meno problematico]. Nel secondo racconto propone invece un fatto di cronaca nera: Giorgio, uomo fallito, ridotto a vivere in una topaia lavorando saltuariamente come facchino, in un raptus di violenza omicida ha accoltellato e poi lasciato esamine a terra Antonio Vacci, per impossessarsi delle banconote che questi gli aveva mostrato. Il focus non è posto sul crimine stesso, quanto sulle conseguenze psicologiche dell’atto nell’animo dell’assassino: appare frastornato di fronte al proprio atto efferato, un atto impulsivo e incontrollato che lo aveva fatto sentire un “miserabile giocattolo”. Non prova nessun rimorso, solo il tormento del giudizio della folla come un criminale, convivere con questa angoscia diventa in breve tempo impossibile, quindi accelera la propria rovina attirando i sospetti su di sé. Anche alla base di questa vicenda si nota uno spunto darwiniano, lo scienziato, parlando della coscienza morale, aveva infatti ricondotto ad un serie di radicati istinti sociali per effetto dei quali i membri di una collettività umana si sentono tenuti ad astenersi da alcune azioni considerate illecite come l’omicidio. Su questi possono però avere il sopravvento gli istinti egoistici che pongono l’individuo in conflitto con la comunità e per Darwin non esiste peggior deterrente per un soggetto incline a infrangere le regole della convivenza, che la ferma disapprovazione da parte dei suoi simili, quindi la condanna morale inflitta dalla società.

Il primo romanzo di Svevo

Primo romanzo di Svevo, uscito nel 1892 a proprie spese presso il piccolo tipografo triestino Ettore Vram, dopo averlo proposto senza fortuna a Treves, confidando nelle comuni origini ebraiche e triestine, ma venne respinto con la convinzione che non potesse incontrare i gusti del pubblico. Con lui nasce la figura dell’antieroe, negato per la lotta, inguaribile sognatore, goffo e ridicolo, disadattato che non riesce a far rifulgere le proprie poche qualità ma viene spregiato da tutti e la prima incarnazione di questo personaggio è Alfonso Nitti, protagonista di questo romanzo. Vissuto in un villaggio del Carso, assunto a Trieste dalla banca Maller e destinato all’ufficio corrispondenza, egli vivo in estremo disagio tanto l’attività lavorativa meccanica quanto il confronto con colleghi e superiori. Nei rapporti interpersonali appare impacciato, soprattutto nella relazione con Annetta, la figlia del banchiere che viene clamorosamente in luce l’inettitudine, entrato però in confidenza riesce a sedurla anche se poi lui scappa disgustato facendo sfumare miseramente l’opportunità di balzare ai vertici della banca e cambiare tenore di vita. La vera grandezza dello scrittore si trova nella descrizione articolata e sfaccettata del personaggio, che viene indagato nei suoi strati più profondi, ossia la coscienza e l’anima, tanto che oltre alla seduzione di Annetta non si registrano eventi di rilievo. Quello che conta sono i contraccolpi interni, le ripercussioni di un evento, spesso infatti fantastica ad occhi aperti per rifarsi delle frustrazioni subite, perché il posto di lavoro gli riserva ben poche soddisfazioni, questi sogni però non riescono a rimuovere dall’animo di Alfonso un malessere esistenziale che come un tarlo continua a corroderlo senza requie, inducendolo al passo estremo del suicidio. La sua anima consiste in una cieca volontà di vivere, che spinge ogni essere umano alla ricerca di una felicità irraggiungibile, mosso da questa volontà di vivere, l’individuo si pone nuovi obiettivi da raggiungere che però costituiscono altrettanti falsi scopi, concezione detraibile dalla filosofia di Arthur Schopenauer. Il gesto estremo del suicidio non annulla la sua volontà di vivere, anzi rappresenta l’ennesima disperata affermazione di questo supremo principio motore dell’universo, una paradossale vendetta del soggetto di fronte alla sperimentata impossibilità di appagare il proprio desiderio infinito.

Il secondo romanzo e i suoi temi

Secondo romanzo uscito nel 1898, e anche qui per dare uno sfondo realistico alla vicenda, aveva attinto dalla sua esperienza di impiegato di banca e alcuni personaggi sono ispirati a certe trascorse frequentazioni dell’autore: dietro lo scultore Stefano Balli, migliore amico del protagonista Emilio Bretani, si intravede la figura del pittore impressionista Veruda. Rispetto al primo romanzo, l’anagrafe del personaggio si restringe sensibilmente ad un quartetto [Emilio Bretani e la sorella Amalia, l’amico Stefano e l’amante Angiolina], inoltre anche la trama viene ridotta ai minimi termini, soffermandosi solo sulla sfera dei legami affettivi. Svevo adotta quindi il campo visivo dei due protagonisti, per cui solo ciò che entra nella loro esistenza può essere accolto nel romanzo, facendo prevalere la focalizzazione interna, centrata soprattutto su Emilio continuamente incalzata dal contrappunto dialettico di una voce che prende le distanze con ironia e sarcasmo. La stessa Trieste perde i tratti caratteristici della città del lavoro, riducendosi a luogo discreto dei convegni amorosi del protagonista con Angiolina, rappresentata quindi come un rifugio privato, infatti il tempo del romanzo è quello serale dell’intimità, in cui il buio sembra inghiottire nel nulla tutte le cose significanti. Emilio, come Alfonso Nitti, è debole e passivo, un inetto con l’aggravante di essere un uomo adulto e non un giovane alle prime armi, similarmente la sorella Amalia: la loro vita è stata solo sfiorata, non hanno mai assaporato la felicità, sono vecchi dentro, e quindi la senilità è una condizione interiore. Nessuno dei due ha mai saputo dare uno scopo alla propria vita, lei ha sacrificato la propria femminilità alla morale dell’astinenza, mentre lui non è mai uscito dalla sua cronica apatia. Su questa calma senile si abbatte però il colpo di fulmine dell’amore, che però gli riserverà meno gioia che dolore: Emilio uscirà con le ossa rotte e Amalia soccomberà andando incontro alla morte, fare esperienza dell’amore significa per i due protagonisti entrare tardivamente nella dimensione inebriante e vertiginosa di una giovinezza per la quale non sono mai passati. L’intera vicenda è inscritta al tempo del carnevale, il quale rappresenta il sovvertimento clamoroso della vita ordinaria e questo prefigura anche la sorte dei due protagonisti.

Zeno Cosini e la psicanalisi

I capitoli più corposi sono concepiti come memoria a tema sollecitate al protagonista sessantenne, Zeno Cosini, dal dottor S., un medico di scuola freudiana che l’ha preso in cura, trattandosi infatti di un soggetto anziano, per facilitare la riemersione dei ricordi remoti, l’analista suggerisce di scrivere la sua autobiografia. Lui riempie così una serie di quaderni, da cui deriva un romanzo retrospettivo nel quale la trama si frantuma i vari ricordi: racconta prima il suo vizio del fumo, quindi passa a illustrare il suo rapporto con il padre fino alla morte di questi, seguono la storia del suo matrimonio con Augusta, la meno attraente delle sorelle Malfenti, la vicenda di una relazione adulterina e il resoconto dell’associazione commerciale stretta con il cognato, il tutto esposto per favorire un’interpretazione psicanalitica. Questo modo di procedere per temi conferisce un andamento non lineare, che rispetta solo in parte la successione di eventi, capita infatti che tra i vari capitoli disposti in ordine cronologico, si creino parziali sovrapposizioni o che vengano anticipati episodi. Spesso fa capolino sulla pagina il presente di Zeno, che si descrive nell’atto di ripensare al proprio passato, che creano un tempo fluttuante. La psicanalisi costituisce l’innesco narrativo e il quadro scientifico di riferimento, il centro di diffusione di questa disciplina era infatti Vienna e quindi le sue dottrine erano presto rimbalzate a Trieste, provincia austriaca grazie ad alcuni discepoli diretti, come Edoardo Weiss, fondatore della Società Italiana di psicanalisi. Il romanzo si risolve però nella completa liquidazione della psicanalisi, la constatazione degli effetti addirittura negativi avuti proprio sul cognato dopo due anni di sedute infruttuose: il dottor S viene messo in cattiva luce sin dalle battute iniziali dove, ammettendo di pubblicare le memorie del proprio ex paziente, mostra un animo risentito a causa dell’abbandono della cura da parte del signor Cosini. Nell’ottavo capitolo inoltre, viene negato ogni valore conoscitivo della psicanalisi, si esclude che possa avere un’efficacia terapeutica, in quanto Zeno, dopo averla praticata “sta peggio di prima”, e proprio in questo capitolo si stabilisce una palinodia, cambia anche la tipologia testuale, che passa dall’autobiografia al diario. Zeno nega infine la sua malattia, chiedendo al dottore di restituire i suoi quaderni per poterli riscrivere di sana pianta, non più riconoscendosi nell’autoritratto edipico tratto sotto l’influsso della psicoanalisi. Dal momento che tale revisione non può avere luogo, poiché il dottore, per vendicarsi di essere stato congedato anzitempo, ingannato e preso in giro dal suo ex paziente, decide di pubblicare i quaderni e tocca al lettore ripercorrere con il senno di poi i capitoli:

- Amore, non ha potuto sposare la donna che desiderava ma in compenso ha trovato una moglie adorabile, che lo venera e gli è vota completamente. Lui però intrattiene una relazione extraconiugale con Carla, che gli si affeziona non meno di Augusta e gli resta fedele, i due rapporti corrono binari paralleli, integrandosi a meraviglia;

- Lavoro, finché l’amministratore designato dal padre veglia di diritto sui suoi beni non ha molte occasioni per dimostrare le proprie attitudini di uomo d’affari, anche se le rare volte che gli si offre l’opportunità di agire liberamente, le sue iniziative vengono coronate [si impegna in una vertiginosa e spericolata opera di salvataggio del patrimonio di Guido Speier, il cognato suicidatosi per debiti, riuscento in due giorni a recuperare ¾ della perdita];

- Salute, il suo male resta fino all’ultimo senza nome, semplicemente perché non esiste, a parte infatti alcuni disturbi connessi con l’età o il vizio del fumo, Zeno possiede una salute da fare invidia a differenza di quella degli altri personaggi;

Particolare è il rapporto con il padre, che maschera una profonda insicurezza e il terrore del disordine e della morte con un blocco emotivo che gli impedisce di parlare e di trasmettere al figlio un qualunque testamento di saggezza. Svevo inverte i termini del rapporto edipico stabiliti da Freud, facendo di Zeno il vero trionfatore a spese del padre e degli altri interlocutori maschili.

La riflessione sulla vecchiaia

Il nucleo di questa fase va ravvisato nella riflessione sulla psicologia della vecchiaia, “Vino generoso” è un apologo ad esempio a esortare le persone anziane alla sobrietà e alla scrupolosa osservanza delle prescrizioni mediche, fondamentale fu “La rigenerazione”, commedia piena di umorismo che radica i pensieri sulla condizione moderna del vecchio. Giovanni Chierici, il protagonista 76enne dell’opera, decide di sottoporsi a questo singolare trapianto per le conseguenze che si attende dal ritorno alla potenza virile sul piano delle relazioni interpersonali: senza pretendere di riaffermare l’autorità patriarcale di un tempo, egli spera almeno di vedersi nuovamente considerato alla stregua di una persona responsabile, capace di tenere tutto sotto controllo.

Il progetto incompiuto di Svevo

A questo romanzo dedicò gli ultimi anni di vita, ed è idealmente il seguito del romanzo precedente, a vestire i panni del protagonista ritorna infatti Zeno che nel frattempo aveva varcato la soglia dei 70 anni. I capitoli portati a termine fanno capo a due diversi progetti narrativi, in un primo momento lo scrittore pensò di riprendere tale e quale la forma del diario sperimentata nell’ultimo tratto della Coscienza, ma dovette subito fare i conti con la mutata situazione del suo personaggio: immaginando di riferire al 1928, con perfetta corrispondenza tra tempo interno e tempo storico. Zeno, confinato ai margini della vita, tornava alla scrittura, riversando nelle pagine di diario lo sfogo del proprio malumore, scrivere diventa per lui una sorta si pratica igienica: osservare gli altri e brontolare con la penna in mano, lo avrebbe aiutato a rassegnarsi a fare miglior viso a cattiva sorte, facendo somigliare questo diario ad un album di famiglia. Questo assetto presentava almeno quattro inconvenienti:

1. Completato l’album di famiglia, la materia romanzesca era di fatto esaurita e quindi non più passibile di sviluppi;

2. La vita di cui il vegliardo poteva tenere il registro, trascorrendo egli gran parte delle sue giornate in casa, era troppo povera di avvenimenti significativi per riuscire minimamente avvincente;

3. L’estensore del diario, non uscendo dalla marginalità del tempo ultimo, si condannava in partenza come personaggio a restare nell’ombra;

4. Lo stesso tema della vecchiaia, che Svevo si proponeva di sviscerare, stentava a trovare i necessari punti di aggancio;

Constata la scarsa funzionalità di questo disegno iniziale, decise di riscrivere il romanzo seguendo una strada diversa, ossia quella di raccontare episodi cruciali del passato recente di Zeno, quelli che avevano segnato, dopo la guerra, il progressivo scivolamento nella condizione attuale di vegliardo. Ad esempio, in “Mio ozio”, l’io narrante ripercorre la costosa relazione a pagamento intrattenuta per qualche mese con una compiacente tabaccaia allo scopo di sentirsi ancora virile, dalla quale trarre l’amara lezione che nulla di lui poteva esercitare una qualche attrattiva su una donna, se non il portafoglio.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'influenza di Darwin su Svevo?
  2. Svevo era profondamente influenzato dalle teorie di Darwin, che considerava un eroe del pensiero moderno. Le sue opere riflettono temi darwiniani come la lotta per la vita e le dinamiche evolutive, utilizzando questi concetti per esplorare il proprio destino avverso e le frustrazioni personali.

  3. Quali sono le caratteristiche del primo romanzo di Svevo?
  4. Il primo romanzo di Svevo, pubblicato nel 1892, introduce la figura dell'antieroe, rappresentato da Alfonso Nitti, un personaggio goffo e disadattato. Il romanzo esplora la sua incapacità di adattarsi alla vita lavorativa e sociale, culminando nel suo suicidio, un atto che riflette la sua volontà di vivere e la ricerca di una felicità irraggiungibile.

  5. Come viene trattata la psicanalisi nel romanzo di Zeno Cosini?
  6. Nel romanzo di Zeno Cosini, la psicanalisi è un tema centrale, ma viene infine liquidata come inefficace. Zeno, dopo aver praticato la psicanalisi, si sente peggio di prima e nega la sua malattia, mettendo in discussione il valore terapeutico della disciplina e criticando il suo analista, il dottor S.

  7. Qual è la riflessione di Svevo sulla vecchiaia?
  8. Svevo riflette sulla psicologia della vecchiaia attraverso opere come "Vino generoso" e "La rigenerazione". Queste opere esortano alla sobrietà e all'osservanza delle prescrizioni mediche, esplorando la condizione moderna del vecchio e le aspettative di potenza virile nelle relazioni interpersonali.

  9. Qual era il progetto incompiuto di Svevo?
  10. Il progetto incompiuto di Svevo era un romanzo che avrebbe seguito "La coscienza di Zeno", con Zeno come protagonista oltre i 70 anni. Svevo inizialmente pensò di utilizzare la forma del diario, ma incontrò difficoltà nel rendere la vita del personaggio avvincente e significativa, portandolo a riconsiderare l'approccio narrativo.

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