Concetti Chiave
- Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, ha trovato ispirazione nella filosofia e nella scienza del suo tempo, includendo influenze di pensatori come Schopenhauer, Nietzsche, Darwin, Marx e Freud.
- La coscienza di Zeno, il suo terzo romanzo, è strutturato come una sorta di confessione autobiografica, caratterizzata da una narrazione non lineare che intreccia passato e presente.
- Il protagonista, Zeno, è un narratore inattendibile, poiché le sue narrazioni sono intrise di autoinganni e bugie, come sottolineato nella prefazione del dottor S.
- Il vizio del fumo rappresenta un tema centrale nel romanzo, simboleggiando la ribellione di Zeno verso il padre e servendo come metafora delle sue lotte interne e della sua nevrosi.
- La lingua usata da Svevo si discosta dalla tradizione italiana, una scelta inizialmente criticata ma ora riconosciuta per la sua capacità di riprodurre fedelmente l'espressione dei personaggi.
Indice
- L'inizio della vita di Svevo
- Il fallimento e la letteratura
- Incontri che cambiano la vita
- Il successo con Zeno
- Trieste e l'influenza culturale
- Influenze filosofiche e letterarie
- Critica e linguaggio
- Struttura e temi di Zeno
- Il vizio del fumo
- Relazioni familiari e amorose
- Aspetti psicologici e sociali
- Narratore inattendibile e autoinganni
- Psicoanalisi e complesso edipico
- Ribellione e consapevolezza
- Nevrosi e ultima sigaretta
L'inizio della vita di Svevo
Italo Svevo è uno pseudonimo letterario.
Lui nasce nel 1861 a Trieste, territorio dell'Impero asburgico che solo dopo la Prima Guerra Mondiale sarà una terra italiana.
Nel 1873 viene mandato in collegio in Germania per studiare materie utili per l'attività commerciante del padre anche se la sua aspirazione era quella di diventare uno scrittore.
Il fallimento e la letteratura
Nel 1880 il padre fallisce e Svevo viene a contatto con la condizione di ristrettezza economica. Così, la letteratura diventa una sorta di evasione e nel 1892 scrive il suo primo romanzo "Una vita" ma non ottenne il successo desiderato.
Nel mentre Svevo sposò Livia Veneziani con cui ottenne un incarico lavorativo nella ditta del suocero, grazie a questo riuscì ad attuare un salto di classe.
Nel 1898 scrisse il suo secondo romanzo "Senilità" e allo stesso modo del primo non riscosse il successo prefissato così Svevo abbandonò la letteratura.
Incontri che cambiano la vita
Si manifestarono però due avvenimenti importanti che gli svoltarono la vita:
1. Incontro con James Joyce
2. Incontro con la psicoanalisi di Freud
Il successo con Zeno
Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Svevo si liberò del suo lavoro e ricominciò a scrivere pubblicando nel 1923 "La coscienza di Zeno" che gli farà riscuotere un grande successo in Europa ma soprattutto in Francia grazie anche a James Joyce che non smise di credere in lui.
Purtroppo, nel 1928 morirà a causa di un incidente a Treviso.
Trieste e l'influenza culturale
Trieste era una città in cui convergevano la civiltà italiana, quella tedesca e quella slava. Nel suo pseudonimo confluiscono proprio la cultura italiana (Italo) e quella tedesca (Svevo che deriva da Svevia). Questo permise un contatto con la cultura mitteleuropea, cioè dell'Europa centrale.
Influenze filosofiche e letterarie
Svevo prese molta ispirazione dalla filosofia e dalla scienza di quel periodo per stendere le sue opere:
- Schopenhauer, con il pessimismo radicale: indicando come unico rimedio al dolore la rinuncia alla volontà di vivere
- Nietzsche, con il soggetto visto come pluralità di stati in continua trasformazione
- Darwin, con la teoria evoluzionistica fondata sulla selezione naturale
- Marx, con il conflitto di classe in cui tutti i fenomeni sono condizionati dalla realtà
- Freud, con la psicoanalisi che Svevo non apprezzava come terapia ma come strumento conoscitivo e narrativo
- Maestri letterari, come Flaubert, Zola, Dickens, Swift, Joyce
Critica e linguaggio
Svevo usa un linguaggio molto distante da quello della tradizione italiana.
Prima la critica ha ritenuto che questo fosse un grande difetto dello scrittore.
Ora si è compreso che la sua scelta era finalizzata a riprodurre fedelmente il modo di esprimersi dei personaggi.
Struttura e temi di Zeno
Terzo romanzo scritto da Svevo in cui abbandona il narratore da una voce anonima ed esterno. La coscienza di Zeno la si può categorizzare come una sorta di confessione autobiografica.
Composta da due parti:
1. Prefazione: dottor S. si vendica pubblicando il manoscritto
2. Diario di Zeno: spiega il motivo per cui ha deciso di abbandonare la terapia (psicoanalisi)
Il tempo nella coscienza di Zeno è un tempo fluido.
Il racconto non presenta gli eventi in successione cronologica ma il passato riaffiora e si intreccia con il presente. La struttura del racconto, perciò, si spezza in tanti frantumi. La narrazione va continuamente avanti ed indietro nel tempo, seguendo la memoria del protagonista.
La coscienza di Zeno è formata da cinque capitoli che toccano diversi temi:
- vizio del fumo
- morte del padre
- matrimonio
- rapporto con la moglie e con l'amante
Il protagonista appartiene alla ricca borghesia e per questo conduce una vita oziosa che spinge il padre a considerarlo immaturo consegnandolo in tutela all’amministratore Olivi.
Il vizio del fumo
Il vizio del fumo è l’azione con cui cerca di sottrarre i pregi a suo padre e farli propri (es. era solito rubare le sigarette dalla tasca della giacca del padre).
Relazioni familiari e amorose
Sul letto di morte, il padre lascia cadere uno schiaffo sul volto del figlio lasciandolo con il dubbio che quel gesto sia stato una carezza o una sorta di punizione. Zeno troverà, dopo la morte del padre, la figura paterna in Giovanni Malfenti che incarna la figura dell’antagonista.
Zeno deciderà proprio di sposare una delle tre figlie di Malfenti ottenendo però due rifiuti (da parte di Ada e Alberta) e sposando Augusta (considerata da Zeno la più brutta delle tre).
Augusta, in realtà, si rivela la donna di cui Zeno aveva bisogno, perché amorevole come una madre.
Carla, invece, è l'amante di Zeno che si mette in contrapposizione con la figura di Augusta, ma tra i due non andrà a buon fine poiché Carla troncherà il rapporto con Zeno. Perché Carla voleva da sempre vedere la moglie di Zeno, così di nascosto si recò a casa sua ma quando arrivò vide una donna piangere dalla finestra e per il dolore visto Carla decise di lasciare Zeno. Ma in realtà Carla quel giorno vide Ada e non Augusta.
Aspetti psicologici e sociali
Zeno, nella vicenda, aspira ad entrare nella borghesia così si propone come collaboratore nell'associazione commerciale del cognato Guido (marito di Ada e muore suicida per un danno finanziario). Quest'ultimo nell'opera incarna il ruolo di rivale e nei suoi confronti Zeno prova sentimenti contrastanti che sono ben visibili al funerale dello stesso Guido a cui Zeno non partecipò perché sbagliò funerale.
Narratore inattendibile e autoinganni
Zeno è un narratore inattendibile perché non ci si può fidare di lui, lo si può capire dalla prefazione del dottor S. che insiste sulle “tante verità e bugie”.
La coscienza di Zeno appare in primo luogo come una coscienza falsa.
Le bugie che l’eroe racconta sono degli autoinganni e sono il prodotto di impulsi inconsci.
L’inettitudine non è più considerata come un marchio di inferiorità ma come una condizione di apertura del mondo. Difatti, Zeno è disponibile alla trasformazione e a sperimentare le più varie forme dell’esistenza.
Il cambiamento dell’impianto narrativo è la conseguenza della nuova concezione dell’individuo (narratore auto diegetico) perché è il protagonista a narrare.
Psicoanalisi e complesso edipico
Dietro il vizio del fumo si nascondono i temi psicoanalitici degli atti mancati (in realtà Zeno non intende smettere di fumare) e del complesso edipico (la soggezione e l’identificazione nei confronti della figura paterna).
Egli comincia a fumare perché lo fa il padre (“Mio padre lasciava per la casa dei sigari virginia fumati a mezzo, in bilico su tavoli e armadi”) e perché glielo proibisce (“Non fu poi la mancanza di denaro che mi rendesse difficile di soddisfare il mio vizio, ma le proibizioni valsero ad eccitarlo”).
Ribellione e consapevolezza
n effetti, il genitore con la sua disattenzione non aveva impedito completamente a Zeno bambino di fumare, né aveva saputo porsi come valido modello di autorità. In conclusione, accendere una sigaretta significa per Zeno ribellarsi al padre.
Zeno comprende che la nicotina è stata per tutta la vita un alibi per non essere diventato l’uomo ideale e forte che avrebbe voluto essere.
Cerca vanamente di liberarsene e di attuare saggi proponimenti, ma è proprio l’alternanza caotica di buoni propositi e di ricadute a sottolineare la malattia della volontà e la debolezza del personaggio, la cui salvezza può consistere solo nella consapevolezza e nell’ironia.
Zeno, bambino, decide così di fumare per l’ultima volta, anche se “alle tonsille sente un bruciore come se venissero toccate da un tizzone ardente”. Ne fumerà molte altre durante la malattia, dopo e sempre. Perché? Perché il divieto innesca il desiderio. La disubbidienza aumenta il godimento.
Nevrosi e ultima sigaretta
Zeno si rende conto di essere schiavo di due problemi: il fumo e il tentativo di smettere. Entra così in una nevrosi circolare costellata da innumerevoli ultime sigarette.
La vera malattia di Zeno è il proposito di smettere che, continuamente disatteso, genera la nevrosi.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine del nome "Italo Svevo"?
- Quali influenze filosofiche e scientifiche hanno ispirato Italo Svevo?
- Come viene rappresentato il tempo ne "La coscienza di Zeno"?
- Qual è il ruolo del vizio del fumo nella vita di Zeno?
- Perché Zeno è considerato un narratore inattendibile?
"Italo Svevo" è uno pseudonimo che riflette la fusione delle culture italiana e tedesca, rappresentando l'influenza mitteleuropea di Trieste.
Svevo è stato ispirato da Schopenhauer, Nietzsche, Darwin, Marx e Freud, utilizzando le loro idee per arricchire le sue opere letterarie.
Il tempo è fluido e non cronologico, con eventi che si intrecciano tra passato e presente, riflettendo la memoria del protagonista.
Il vizio del fumo rappresenta un atto di ribellione verso il padre e un alibi per la sua incapacità di diventare l'uomo ideale, evidenziando la sua nevrosi.
Zeno è un narratore inattendibile perché le sue narrazioni sono piene di autoinganni e bugie, come indicato nella prefazione del dottor S.