Concetti Chiave
- Italo Svevo, pseudonimo di Aronne Ettore Schmitz, nacque a Trieste in un contesto multiculturale e multireligioso, con una doppia identità culturale italiana e tedesca.
- La sua carriera professionale iniziò come bancario, lavorando anche in diversi settori per mantenere un buon tenore di vita dopo il matrimonio con Livia Veneziani.
- Svevo fu influenzato dalla psicoanalisi di Freud, che ispirò il suo celebre romanzo "La coscienza di Zeno", pubblicato nel 1923, ma inizialmente accolto freddamente.
- La relazione con James Joyce favorì il riconoscimento internazionale di Svevo, permettendo la traduzione delle sue opere in vari paesi europei.
- Nei suoi romanzi, Svevo esplorò il conflitto tra la vita economica e la vocazione letteraria, introducendo il personaggio dell'inetto, un individuo incapace di adattarsi alla società.
Indice
Le origini e l'identità di Italo Svevo
Aronne Ettore Schmitz nacque a Trieste il 19 dicembre 1861, la città era al tempo il porto dell’impero asburgico e attirava persone provenienti da diverse zone dell’entroterra, e quindi si parlavano tante lingue e si praticavano diversi culti religiosi, anche se la convivenza non era sempre facile.
Il nome letterario Italo Svevo esibisce una duplice nazionalità linguistica e culturale: quella tedesca e quella italiana, lasciando completamente in ombra però la sua identità ebraica, il padre di Svevo infatti era un ebreo assimilato, quindi integrato grazie all’editto di tolleranza promulgato nel 1782 dall’imperatore Giuseppe II su tutte le terre dell’Impero asburgico. Svevo non fu ebreo praticante, anzi per unirsi in matrimonio con Livia Veneziani, di religione cattolica, non esitò a battezzarsi anche se assorbì comunque la cultura d’origine frequentando anche da bambino la scuola israelita. Nel 1874, per volontà del padre e insieme al fratello Adolfo, dovette lasciare la famiglia per andare a imparare l’arte del commercio in un collegio della Baviera presso Würzburg, dove ebbe anche l’opportunità di migliorare il proprio tedesco, poco dopo morì il padre e fu un duro colpo per la sua famiglia.La carriera lavorativa e il matrimonio
Dovette cercare un lavoro e fu anche sul punto di arruolarsi, trovò invece un impiego come praticante presso la filiale triestina della Unionbank di Vienna, e per vent’anni la sua principale occupazione fu quella del bancario, specializzato nella corrispondenza con la clientela tedesca e francese. Per arrotondare lo stipendio, arrivò a svolgere contemporaneamente fino a tre lavori, curando lo spoglio della stampa estera per “Il piccolo”, giornale di Trieste, e a partire dal 1893, insegnando corrispondenza commerciale nell’istituto in cui lui stesso era stato allievo. Nel 1892, conobbe la cugina Livia Veneziani e i due si innamorarono, il matrimonio venne poi anche ostacolato dalla madre di lei Olga, che desiderava un partito migliore per la figlia essendo loro ricchi industriali che avevano fatto fortuna brevettando una speciale vernice sottomarina che impermeabilizzava le chiglie delle navi, e a complicare le cose si aggiungeva la differenza d’età di ben 13 anni ma nel 1896 vennero comunque celebrate le nozze. Per poter garantire alla moglie un tenore di vita alto, concordò con Olga di entrare nella loro industria, seguirono anni di lavoro intenso, con frequenti viaggi all’estero, in particolare in Inghilterra con l’apertura di uno stabilimento a Charlton, e per necessità di conoscere la lingua inglese iniziò a prendere lezioni private, stringendo così anche amicizia con James Joyce che si era trasferito a Trieste come insegnante madrelingua.
L'incontro con la psicoanalisi e la letteratura
Il primo incontro di Svevo con la psicoanalisi avvenne nel 1910 tramite Bruno Veneziani, suo cognato, il quale, affetto da paranoia, era corso a Vienna per farsi curare da Freud in persona, e incuriosito dalla nuova dottrina, Svevo volle documentarsi leggendo alcuni scritti divulgativi di Freud e dei suoi discepoli, da cui poi trasse ispirazione per “La coscienza di Zeno”. Lui era un lettore voracissimo di classici e si contemporanei, di autori italiani e stranieri, di opere filosofiche e scientifiche, da giovane si cimentò nel mondo del teatro, abbozzando commedie delle quali restano solo i titoli, importante apprendistato fu poi quello compiute sulle colonne di “L’indipendente” con note, recensioni e due novelle. Non avendo trovato un editore disposto a pubblicarli, fece poi stampare a proprie spese due romanzi, Una vita e Senilità, che caddero nella più totale indifferenza, l'insuccesso lo umiliò a tal punto di giurare di non scrivere mai più, anche se dopo la Grande guerra tornò al romanzo con “La coscienza di Zeno”, pubblicato nel 1923 presso l’editore bolognese Cappelli, ma anche qui il successo fu scarso [150 copie dopo un anno]. A sollevarlo dall’afflizione giunse Joyce, al quale si deve il lancio europeo dello scrittore triestino tanto che la coscienza di Zeno venne tradotta in Francia, Germania e Inghilterra e proprio spronato da questo successo, si immerse nella scrittura con racconto e un quarto romanzo, lasciato però interrotto a causa della morte inattesa, a causa di un incidente stradale, a Treviso, il 13 settembre 1928.
Il conflitto tra economia e letteratura
Il conflitto tra attività economica e vocazione letteraria si riflette anche nella sua opera con protagonisti che ondeggiano tra l’impulso a tuffarsi nella lotta e i propositi di ritirata, il problema principale concerne le difficoltà di adattarsi ad un ambiente sociale sentito come estraneo e ostile, in quanto il fatto di essere diversi compromette ogni possibilità di adattamento. Lui è un grande maestro dell’introspezione ed è per questo definito il padre del romanzo analitico che indaga tra le pieghe della coscienza, con lui entra nella letteratura un nuovo tipo di personaggio, ossia l’inetto, predestinato per natura a uscire sconfitto da tutte le competizioni e a differenza dei vinti non sa approfittare nemmeno delle occasioni più ghiotte che la fortuna gli pone davanti. Inetti sono tutti i protagonisti della prima stagione narrativa di Svevo che si conclude con “Senilità”, con “La coscienza di Zeno” propone un altro tipo di personaggio che si concretizza con il riscatto e il possibile trionfo dell’inetto e sarà questo “impetuoso conato al meglio” a decretare il trionfo di Zeno su tutti i suoi antagonisti.
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini e l'identità culturale di Italo Svevo?
- Come si è sviluppata la carriera lavorativa di Svevo e il suo matrimonio?
- In che modo Svevo è entrato in contatto con la psicoanalisi e la letteratura?
- Qual è il conflitto principale presente nelle opere di Svevo?
- Qual è stato l'impatto di James Joyce sulla carriera di Svevo?
Italo Svevo, nato Aronne Ettore Schmitz a Trieste nel 1861, aveva una duplice identità culturale, tedesca e italiana, ma la sua identità ebraica era meno evidente. Suo padre era un ebreo assimilato, e Svevo non era praticante, sebbene avesse frequentato una scuola israelita da bambino.
Svevo lavorò per vent'anni come bancario e svolse diversi lavori per arrotondare lo stipendio. Si sposò con Livia Veneziani nel 1896, nonostante le differenze sociali e d'età, e lavorò nell'industria della famiglia di lei per garantire un tenore di vita elevato.
Svevo si avvicinò alla psicoanalisi nel 1910 grazie al cognato Bruno Veneziani e si ispirò agli scritti di Freud per "La coscienza di Zeno". Nonostante iniziali insuccessi letterari, il supporto di James Joyce contribuì al suo riconoscimento internazionale.
Il conflitto tra attività economica e vocazione letteraria è centrale nelle opere di Svevo, con protagonisti che lottano per adattarsi a un ambiente sociale percepito come ostile. Svevo esplora l'introspezione e introduce il personaggio dell'inetto, destinato a fallire ma con possibilità di riscatto.
James Joyce ha avuto un ruolo cruciale nel rilancio della carriera di Svevo, promuovendo "La coscienza di Zeno" in Europa, il che ha portato alla traduzione dell'opera in diverse lingue e ha incoraggiato Svevo a continuare a scrivere fino alla sua morte nel 1928.