Concetti Chiave
- "Strada ad Agrigentum" è un componimento di endecasillabi sciolti incluso nella raccolta "Ed è subito sera", pubblicata nel 1942.
- La poesia si concentra sulla città di Agrigento e la famosa valle dei Templi, senza mai nominarla direttamente, lasciando spazio all'immaginazione del lettore.
- Quasimodo rievoca il luogo attraverso un ricordo sfocato e preciso, usando il presente per dare un senso di esperienza universale e di eternità.
- I "telamoni lugubri" rappresentano le colonne del tempio di Giove, ora distrutte, simbolizzando la perdita di significato e facendo riferimento alla gigantomachia.
- La poesia esplora il contrasto tra la maestosità del mito e la condizione umana moderna, caratterizzata da isolamento e meschinità.
“Strada ad Agrigentum” è un componimento di endecasillabi sciolti che venne inserita nella raccolta di “Ed è subito sera”, pubblicata nel 1942, in particolare diventa parte della sezione “Nuove poesie”. Come facilmente comprensibile dal titolo, l’autore in questo caso focalizza la propria attenzione sulla città di Agrigento, nello specifico sulla famosa valle dei Templi, in cui l’anima “grigia di rancori” di Quasimodo vaga in un universo quasi parallelo, metafisico e mitico. Il titolo rimane infatti l’unico segnale di coordinate spazio – temporali fornite al lettore, nel testo infatti la valle non viene neppure nominata una volta, sostituita invece dall’avverbio “là”, dando quindi anche maggiore spazio all’immaginazione del lettore di vagare nei meandri della poesia con lui.
Rievocazione e memoria
Quasimodo stesso infatti non si trova direttamente nel luogo della sua descrizione, ma lo rievoca in un ricordo che a tratti appare distante e sfocato e in altri preciso e vicino, proprio per questo il suo ricordo diventa un mediatore tra le parole e la realtà, una sorta di filtro che va a distorcere la verità come la pensiamo noi. Fondamentale per questo concetto, è il fatto che l’autore decida di coniugare i verbi presenti nel componimento al presente, non solo per testimoniare la sua esperienza diretta ma anche per rivolgere questa esperienza a livello universale, come se fosse avvolto in un presente eterno.
Mito e realtà
Quasimodo appare spesso condizionato dal mito nella sua letteratura, e in questo caso, proprio per il luogo descritto, questo aspetto viene potenziato, l’esempio più concreto è fato dai “telamoni lugubri”, ovvero delle maestose pietre che simboleggiavano al tempo la forza fisica e rappresentavano infatti le colonne portanti del tempio di Giove ma che oggi invece appaiono distrutte, e quindi svuotate dal loro significato originario. L’autore sfrutta questa immagine per creare un parallelismo con la gigantomachia, ovvero il canto di guerra annunciato dagli uomini nei confronti degli dei e quindi il fatto che le colonne si trovino oggi rotte, dimostra la loro condizione di “sospinti giù dal cielo” e quindi è come se per un attimo la valle dei templi fosse ritornata alla sua condizione originaria di terra d’oro dei greci e della loro cultura, dai contorni mitici e maestosi. Tuttavia, davanti alla realtà si dimostra anche la condizione dell’uomo come isolato e perso, rancoroso e meschino, lontano quindi dalla tipologia di esistenza propugnata dall’epoca dell’olimpo.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del componimento "Strada ad Agrigentum"?
- Come viene utilizzato il tempo verbale nel componimento per esprimere i ricordi di Quasimodo?
- Qual è il significato dei "telamoni lugubri" nel contesto della poesia?
Il tema principale è la fusione tra mito e realtà, con un focus sulla valle dei Templi di Agrigento, dove l'autore esplora un universo metafisico e mitico.
I verbi sono coniugati al presente per testimoniare l'esperienza diretta dell'autore e per dare un senso di universalità e di presente eterno ai suoi ricordi.
I "telamoni lugubri" simboleggiano la forza fisica e rappresentano le colonne del tempio di Giove, ora distrutte, creando un parallelismo con la gigantomachia e riflettendo la condizione umana di isolamento e meschinità.