giuliavalle456
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Concetti Chiave

  • La poesia "Vicolo" di Salvatore Quasimodo evoca ricordi d’infanzia attraverso una struttura in tre strofe, con versi liberi che rievocano il passato del poeta nel suo paese natale siciliano.
  • Quasimodo utilizza una voce narrante, quella del vicolo, per risvegliare memorie di cieli e acque, creando un viaggio nostalgico nel tempo e nello spazio.
  • La lirica si caratterizza per l'uso di figure retoriche come metafore e sinestesie, ad esempio la "rete di sole che si smaglia" e il "dondolio di lampade", che arricchiscono l'immaginario visivo e sonoro.
  • Le allitterazioni e la punteggiatura influenzano il ritmo della poesia, alternando momenti di velocità e rallentamenti per sottolineare particolari emozioni o scene.
  • La personificazione del vicolo e delle case riflette i sentimenti di isolamento e nostalgia, mentre il linguaggio semplice e diretto del poeta favorisce l'empatia nel lettore.

Indice

  1. La poesia "Vicolo" di Quasimodo
  2. Struttura e temi della poesia
  3. Riflessioni e sentimenti del poeta
  4. Il linguaggio e le figure retoriche
  5. Analisi delle figure retoriche

La poesia "Vicolo" di Quasimodo

La poesia, intitolata “Vicolo”, fu scritta nel 1930 dal celebre poeta italiano Salvatore Quasimodo.

Struttura e temi della poesia

Essa è costituita da quindici versi liberi piani, suddivisi in tre strofe: la prima ne contiene otto, mentre le ultime due ordinatamente tre e quattro. Tutti insieme i quindici versi raccontano con delle note malinconiche e nostalgiche i ricordi d’infanzia del poeta; la lirica viene aperta da lui stesso richiamato da una voce-la voce del vicolo- che gli permette di risvegliare in se stesso “non so che cieli ed acque”, come se ritornasse al bambino di un tempo, il piccolo Salvatore Quasimodo che vedeva le botteghe del paesino siciliano, i suoi lavoratori, e il vicolo con la schiera di case, osservato così tante volte da diventare indimenticabile.

Riflessioni e sentimenti del poeta

Si può osservare come egli in tutte tre le strofe, seppur in posizioni diverse, inizi i versi con parole che grazie ai due punti assumono un particolare rilievo, diventando una sorta di titolo che verrà successivamente trattato e spiegato dai le frasi successive nella strofa. Nel verso tre non è solamente una parola ad essere interpretata, ma un’intera frase “e non so che cieli ed acque mi si svegliano dentro” ebbene, i cieli e le acque di cui parla sono quelli della città di Modica, fatta di tante piccole botteghe illuminate da una “rete di sole”. In seguito nel verso nove l’espressione “altro tempo” allude ai giorni in cui era solo un innocente bambino, come fa notare nei due versi successivi facendattenzioneseoci immaginare, quasi udire, il dolce e tenero pianto di cuccioli e fanciulli. Nel verso 11 invece durante la spiegazione del vicolo, l’attenzione sembrerebbe apparentemente rivolta alle case e alla loro posizione, ma in realtà si può osservare come il poeta vi trasferisca i suoi sentimenti, in modo particolare le sue paure: il timore di rimanere “sole nel buio”, di essere abbandonati in momenti “bui” anche da chi ha vissuto accanto a te una vita.

Il linguaggio e le figure retoriche

A questo proposito è bene non tralasciare l’osservazione dei campi semantici, formati da diverse espressioni che richiamano sia sensazioni visive che uditive. Quest’ultime si trovano principalmente nella seconda strofa dove la voce del vicolo ritorna a parlare la lingua natale, quella fatta da rumori casalinghi come il battere del telaio in cortile o il pianto di bambini e cuccioli, trasportandolo (tra i versi quattro e otto) in un mistico viaggio temporale nella sua memoria rivivendo quegli istanti di vita ordinaria nascosti, ma mai dimenticati: i muri del vicolo illuminati dal sole mentre si smaglia, e le botteghe aperte fino a tarda ora, piene di vento e di tristezza. L’autore, come si può evidenziare l’uso di una costruzione semplice di frasi coordinate tra loro, con parole appartenenti al registro stilistico medio/basso (tranne per le tre subordinate rispettivamente dei vv 13-5) per descrivere al meglio le figure rappresentative, ed evocare nel lettore le sue stesse sensazioni aumentando l’empatia nei suoi confronti. Il ritmo grazie ai versi liberi ma ancor di più dalle allitterazioni della “d” (vv6-7), della “t” (vv. 9-10) e della “c” (v. 12) risulta vario e veloce, tranne per i versi 4-9-12, in cui c’è un rallentamento causato dal segno di punteggiatura due punti. Come si nota sin dal primo verso, Quasimodo personifica sin da subito il vicolo e un seguito anche le case da cui è composto, che, strette strette, si chiamano a bassa voce, per farsi coraggio nel momento del crepuscolo come esplicitamente racconta l’ultima strofa.

Analisi delle figure retoriche

Procedendo con l’analisi delle altre figure retoriche è necessario concentrarsi anche nella prima strofa, infatti quando nei versi 4-5 “rete di sole che si smaglia” è una metafora che suggerisce il modo in cui la luce solare giunge sulle strade dell’ormai noto vicolo, essa è a spicchi, poiché si smaglia, sembrando una rete fra i tetti. Già nel verso successivo ne individuiamo un’altra, “sui tuoi muri ch’erano a sera/un dondolio di lampade” è una sinestesia, che segnala come i muri delle botteghe, durante la sera, fossero un continuo dondolare di luci, associando dunque il suono del dondolio di lampade con ciò che si osservava dall’esterno. Interessante è l’ipallage al verso 7 “botteghe tarde”, infatti l’aggettivo “tarde” indica i lavoratori che lavorano a lungo anche dopo il tramonto, quando ormai la maggior parte delle persone iniziano già la cena. Sempre di Salvatore Quasimodo è la lirica “Specchio” simile a questa per l'identificazione tra il poeta e l’ambiente narrato, tanto è vero che l’io lirico si riconosce come parte della natura stessa “e sono quell’acqua di nube che oggi rispecchia nei fossi” ma anche “quel verde che spacca la scorza”(vv. 8-9 e 11-12) e partecipa alla gioia della rinascita primaverile che pare un miracolo (v. 7) ma anche una netta spaccatura (v. 11) tra il dormiente inverno e l’inizio del caldo. C’è da precisare che questi versi contengono entrambi un’analogia in quanto eliminano i passaggi intermedi: l’io lirico è letteralmente sia l’acqua che il verde.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale della poesia "Vicolo" di Quasimodo?
  2. Il tema principale della poesia "Vicolo" di Quasimodo è la nostalgia e il ricordo dell'infanzia del poeta, evocati attraverso la voce del vicolo che risveglia in lui memorie di cieli e acque passate.

  3. Come è strutturata la poesia "Vicolo"?
  4. La poesia è composta da quindici versi liberi suddivisi in tre strofe: la prima di otto versi, la seconda di tre e la terza di quattro, con un tono malinconico e nostalgico.

  5. Quali figure retoriche sono presenti nella poesia?
  6. La poesia utilizza diverse figure retoriche, tra cui la metafora "rete di sole che si smaglia" e la sinestesia "un dondolio di lampade", per evocare immagini visive e sonore del vicolo.

  7. Quali sentimenti esprime il poeta nella poesia?
  8. Il poeta esprime sentimenti di nostalgia, paura dell'abbandono e un desiderio di tornare all'innocenza dell'infanzia, attraverso immagini del vicolo e delle case che lo compongono.

  9. In che modo il linguaggio contribuisce all'atmosfera della poesia?
  10. Il linguaggio della poesia, con l'uso di frasi semplici e coordinate, allitterazioni e un registro stilistico medio/basso, contribuisce a creare un'atmosfera empatica e coinvolgente, evocando le sensazioni del poeta.

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