Concetti Chiave
- Anna Maria Ortese, nata a Roma nel 1914, ha esordito giovanissima con la raccolta di racconti "Angelici dolori" nel 1937.
- La raccolta "Il mare non bagna Napoli" del 1953 le ha conferito prestigio, vincendo il premio Viareggio e consolidando la sua reputazione letteraria.
- Con il romanzo "Poveri e semplici", Ortese ha ottenuto il premio Strega nel 1967, rafforzando il suo ruolo di scrittrice di spicco.
- Nelle sue opere, Ortese utilizza il dialetto e l'italiano semplice per rappresentare realisticamente la vita quotidiana e sociale, come nella novella della piccola Eugenia.
- Ortese adotta uno stile narrativo realistico con un narratore esterno, che osserva e registra la realtà con autenticità, integrando solo aggettivazioni funzionali al contesto sociale.
Indice
Anna Maria Ortese: Vita e Opere
Anna Maria Ortese nacque nella città eterna di Roma nell’anno del 1914, ovvero agli inizi della prima guerra mondiale. Pubblico’ la sua prima raccolta di racconti quando era davvero molto giovane in quanto aveva da poco compiuto il suo ventitreesimo anni di età (Angelici dolori, 1937) quindi giovanissima. L’opera che invece la portò a ricoprire un ruolo più prestigioso è stata quella che era una raccolta di novelle che fu intitolata con ‘’il mare non bagna Napoli’’ che risale al 1953. Questa raccolta di novelle diventò talmente tanto famosa che fu addirittura premiata con quello che è il premio Viareggio. Scrisse in seguito alcuni romanzi, tra cui Poveri e semplici, che vinse il premio Strega nel 1967. Morì a Rapallo nel 1998. Figura trascurata e poco studiata, viene spesso affiancata a Elsa Morante per la sua capacità di rappresentare situazioni che si avvicinano alla sensibilità neorealista.
Eugenia e la sua Famiglia
La piccola Eugenia vive in una povera abitazione insieme alla sua numerosa famiglia: sono tempi duri a Napoli, visto che è in corso la Seconda guerra mondiale, e tutti stentano a tirare avanti. Eugenia è affetta da una grave miopia, vissuta dalla sua famiglia come una vera sciagura, perché curarla costa molto. In questa novella, in particolare, l'ambiente sociale è il vero protagonista della narrazione, e determina l'azione e le scelte dei personaggi-individui che lo popolano.
La vicenda personale di Eugenia e della sua famiglia è infatti vissuta pubblicamente, "in piazza", come accade normalmente in quella particolare comunità umana che è il vicinato, in cui gioie e dolori individuali appartengono a tutti.
Realismo e Dialetto nella Narrazione
Per dare all'ambientazione tutta la sua carica realistica, la scrittrice fa ampio ricorso al dialetto, all'italiano approssimativo di chi ha poca dimestichezza con la lingua "dei signori", lasciando spazio al discorso diretto, allo scambio di parole e di considerazioni, trasferiti sulla carta in tutta la loro semplice immediatezza. Di fatto, assistiamo alla rappresentazione di una tranche de vie, come nella migliore tradizione della narrazione realista.
Simbolismo degli Occhiali
Nell'economia della narrazione gli occhiali svelano tutta la crudezza di un mondo che, fino a quel momento, era rimasto avvolto nell'ovatta indeterminatezza dei colori e dei contorni sfumati dalla miopia di Eugenia. Gli occhiali, oggetto-simbolo, permettono a Eugenia (ma anche al lettore) di "vedere" la prima volta la realtà dei "bassi", molto diversa dalle strade del centro e marchio indelebile della loro povertà.
Come gli occhiali del racconto, la Ortese è capace di cogliere i suoi personaggi nella loro realtà più autentica. Ella adotta infatti la posizione del narratore esterno, che si limita a registrare quanto vede, quasi come sulla pellicola fotografica.
L'unica intromissione che si concede è la scelta dell'aggettivazione, che però è sempre funzionale alla resa dell'ambiente sociale e dell'atmosfera in cui si muovono i personaggi: «voce modesta della bambina», «la voce sempre irritata della zia», «logora, familiare figura», «gruppo di cristiani cenciosi e deformi».
Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza dell'opera "Il mare non bagna Napoli" nella carriera di Anna Maria Ortese?
- Come viene rappresentata la famiglia di Eugenia nella narrazione?
- In che modo il realismo e il dialetto influenzano la narrazione di Ortese?
- Qual è il significato simbolico degli occhiali nella storia di Eugenia?
- Qual è il ruolo del narratore nella narrazione di Ortese?
"Il mare non bagna Napoli" è un'opera fondamentale nella carriera di Anna Maria Ortese, poiché le ha conferito un ruolo prestigioso e le ha permesso di vincere il premio Viareggio nel 1953.
La famiglia di Eugenia è rappresentata come una comunità che vive in condizioni difficili durante la Seconda guerra mondiale a Napoli, con la loro vita pubblica vissuta "in piazza" e condivisa con il vicinato.
Ortese utilizza il dialetto e un italiano approssimativo per conferire realismo all'ambientazione, rappresentando una "tranche de vie" con discorsi diretti e semplici che riflettono la vita quotidiana dei personaggi.
Gli occhiali simboleggiano la capacità di vedere la realtà cruda e autentica del mondo di Eugenia, rivelando la povertà e le differenze tra i "bassi" e le strade del centro.
Il narratore adotta una posizione esterna, registrando gli eventi come una pellicola fotografica, con l'unica intromissione data dalla scelta degli aggettivi per rendere l'ambiente sociale e l'atmosfera.