Indice
Alberto Moravia
Nato a Roma nel 1907 da una ricca famiglia borghese di intellettuali, Alberto Pincherle Moravia fu segnato negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza dalla malattia, una tubercolosi ossea che gli impedì di frequentare scuole regolari.La sua fu la formazione dell’autodidatta, costruita attraverso vaste letture.
Ma la malattia gli consentì anche quello sguardo straniato nei confronti del mondo borghese di cui faceva parte.
Esordì giovanissimo pubblicando nel 1929 Gli indifferenti, un romanzo scritto tra il 1925 e il 1928, che attirò subito l’attenzione della critica e del pubblico. Cominciò così la sua fortunata carriera di scrittore.
Nel 1941 sposò la scrittrice Elsa Morante, da cui si separò nel 1962 pur senza mai divorziare.
La presenza di Moravia nella cultura italiana contemporanea è stata veramente centrale, con interventi su tutti i problemi più urgenti, letterari, filosofici, politici. È morto a Roma nel 1990.
Lo scavo nel mondo borghese: Gli Indifferenti
Gli indifferenti sono un romanzo di geniale acutezza: Moravia vi dipinge con sguardo penetrante il suo mondo, quello borghese, di cui coglie lo sfacelo morale, il dissolversi dei valori, l’ipocrisia e la menzogna, propri di un’epoca di decadenza come quella fascista.È un mondo chiuso e soffocante, a cui lo scrittore guarda con lucido disprezzo e disincantata crudeltà. Al centro del romanzo vi è un personaggio portatore di coscienza, il giovane Michele, che vede chiaramente la negatività di ciò che lo circonda ma non riesce a stabilire un rapporto con la realtà, a vivere sentimenti autentici, ad agire, e si perde nella sua indifferenza.
Michele rappresenta la coscienza critica all’interno del mondo borghese, l’esigenza di autenticità in un mondo falso e degradato.
Nel romanzo si delineano i due nuclei tematici a cui Moravia resterà fedele sempre, il sesso e il denaro, visti come le due componenti fondamentali intorno a cui si polarizza la vita umana. Per tutta la sua opera successiva, Moravia continuerà lo scavo nel mondo borghese iniziato col primo romanzo.
Moravia utilizzerà i suggerimenti della filosofia esistenzialista, quelli della psicoanalisi e quelli del marxismo.
Dal punto di vista formale, Gli Indifferenti presentano ancora una struttura naturalistica: una narrazione oggettiva in terza persona e frequenti focalizzazione interne ai personaggi.
Altre opere
Meno felice fu la seconda prova romanzesca, Le ambizioni sbagliate (1935), che si risolveva in una costruzione macchinosa e che la critica e i lettori hanno giustamente messo in secondo piano. A questo romanzo si affiancarono raccolte di racconti, La bella vita (1935), L’imbroglio (1937).La ricerca moraviana si volse poi in altre direzioni con i racconti surreali di I sogni del pigro (1940) e con la satira politica della Mascherata (1941).
Agostino
Moravia torna nel dopoguerra con il racconto lungo Agostino (1945). È la storia della maturazione di un ragazzo tredicenne, di famiglia agiata, che durante una vacanza al mare scopre due aspetti da lui sino allora ignorati della vita, il sesso e l’esistenza delle classi sociali. L’esperienza è traumatica e dolorosa, ma provoca in Agostino una presa di coscienza: da un lato non riesce più a identificarsi con ruolo di bambino impostogli dalla madre, dall’altro, frequentando un gruppo di ragazzi di estrazione popolare si estrania dal suo ambiente sociale, comincia a guardarlo con occhio critico, sente che non vi può vivere se non con fastidio.In questo stato di esclusione e di sospensione, Agostino sente un bisogno disperato di un paese innocente. Questo sogno di un mondo immune dalle brutture della realtà borghese torna negli eroi moraviani, degli Indifferenti alla Noia. La vicenda di agostino si chiude con una situazione sospesa, di speranza in una futura integrazione nel mondo degli adulti.
La Disubbidienza
I temi di Agostino sono ripresi nel 1948 da un altro romanzo breve, La disubbidienza. Anche qui compare una crisi adolescenziale, come quella del tredicenne Agostino. Ma per altri versi Luca, il protagonista, vive un’esperienza simile a quella del Michele degli Indifferenti, cioè un’impossibilità di stabilire rapporti col reale.Il ragazzo si estrania progressivamente in una sorta di sciopero della vita.
La crisi esistenziale si risolve in malattia fisica, e Luca è riportato alla vita e alla normalità da una materna infermiera, che lo inizia al sesso. Ma non si può dire che il romanzo termini con una soluzione positiva: l’unica alternativa al rifiuto radicale della realtà è un abbandonarsi passivo al puro esistere.
Rifiutando la società, Luca può salvarsi solo regredendo nel grembo della madre natura.
La scoperta del popolo negli anni del Neorealismo: La romana e La ciociara
La capacità di adattarsi alla naturalità del vivere, è individuata da Moravia nel popolo. Anche Moravia, quindi, subisce l’influenza di quel populismo che percorre come una costante la letteratura neorealista italiana. Alcune opere moraviane riflettono questa tendenza: La romana (1947) e La ciociara (1957).La romana è la storia di Adriana, una ragazza del popolo mite che, tradita da un fidanzato disonesto, finisce per diventare una prostituta, ma conserva la sua perfetta innocenza, nonostante venga a contatto col male nelle sue forme estreme, la corruzione e la violenza omicida.
Nella Ciociara il mito della naturale sanità del popolo si incrina, in quanto l’esperienza della guerra vissuta da Cesira e dalla figlia segna profondamente le due donne, facendo emergere il loro fondo negativo: Cesira diviene disonesta per avidità, la figlia, dopo aver subito uno stupro, trasforma il proprio candore in una disperata sensualità, divenendo una prostituta.
I romanzi sulla crisi borghese
In questo periodo in cui subisce l’influenza del populismo neorealistico, Moravia non cessa poi di scrivere romanzi che si concentrano sulle tematiche della crisi borghese e che hanno al centro figure emblematiche di intellettuali dalla coscienza infelice.Nel Conformista (1951) Marcello insegue disperatamente la normalità e crede di trovarla nell’adesione al fascismo, sino a diventare un sicario nell’assassinio di un antifascista.
Nel Disprezzo (1954) un altro intellettuale, Riccardo, ancora legato ai valori umanistici, si scontra con un mondo che li priva ormai di significato, quello dell’industria culturale, del cinema che riduce la cultura a merce.
La noia e l'attenzione
La noia (1960) -> Il protagonista, Dino, è un pittore che non riesce più a dipingere perché non può stabilire rapporti autentici con la realtà, che gli appare assurda, priva di ogni senso. È questa la noia, che non è altro se non l’antica indifferenza del Michele degli Indifferenti.I temi cardini della Noia sono: l’alienazione e la reificazione, cioè la spersonalizzazione dell’uomo e la riduzione dei rapporti umani a rapporti tra cose. Dino si illude di ritrovare un rapporto con le cose attraverso la relazione con una giovane modella, Cecilia, che ai suoi occhi diviene il simbolo stesso della realtà. Ma Cecilia è inafferrabile. Il fatto è che Dino non sa concepire il rapporto con la realtà se non attraverso la categoria borghese del possesso, per cui ossessivamente ricerca il rapporto sessuale con Cecilia, nell’illusione di arrivare a possederla; poi, insoddisfatto, ricorre al denaro pagandola.
Per questo, nel romanzo, accanto a quello del denaro il motivo sessuale è dominante. Moravia è convinto che il sesso sia un modo fondamentale di rapportarsi alla realtà.
L’Attenzione (1965) un giornalista e romanziere avverte l’inautenticità della realtà e quindi anche della sua rappresentazione letteraria. Nell’Attenzione, Moravia mette in questione la forma stessa del romanzo, ottenendo una sorta di romanzo nel romanzo, ciò che è narrato diviene ambiguo, il lettore non sa mai se i fatti siano veri o inventati dal protagonista.
Le ultime opere
Dopo l’Attenzione, Moravia scrisse molto ma perdendo la forza corrosiva che caratterizzava la sua indagine precedente:- Io e lui (1971)
- La vita interiore (1978)
- 1934 (1982)
- L’uomo che guarda (1985)
- Il viaggio a Roma (1988)
- La donna leopardo (1991)
La presenza di Moravia nella realtà contemporanea si è manifestata infine nei suoi numerosi viaggi, soprattutto nel Terzo Mondo. Da queste esperienze sono nati vari volumi, come ad esempio Un’idea dell’India (1962) oppure La rivoluzione culturale in Cina (1968).
Caratteristiche degli Indifferenti
La corruzione borghese: i tratti che caratterizzano il romanzo rivelano un’impostazione decisivamente teatrale: pochi personaggi, prevalenza del dialogo, azione che si svolge quasi sempre in interni, pochi cambiamenti di scena.Moravia voleva puntare a scrivere una tragedia, ma la tragedia risulta impossibile nel mondo borghese per l’irrimediabile mediocrità dei personaggi e dei conflitti che li contrappongono.
Indifferenza, noia e società fascista: Moravia riesce negli Indifferenti a cogliere oggettivamente il rapporto tra una condizione esistenziale, l’indifferenza e la noia di Michele, e la stagnazione della borghesia italiana sotto il fascismo, che la svuota di energie e di valori.
L'integrazione inevitabile: nella scena culminante del romanzo, Michele si reca a casa di Leo, dove sa che Carla ha trascorso la notte, deciso ad ucciderlo. Quando si trova dinanzi a Leo gli spara, ma si rende conto di aver dimenticato di caricare la pistola. Anche la sua rivolta quindi fallisce: la vita borghese riprende i suoi rituali, Carla sposa Leo e Michele si adatterà ad avere una buona sistemazione grazie al cognato.
Nel pessimismo di Moravia dell’inferno borghese non vi sono vie d’uscita.