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Concetti Chiave

  • Il '900 letterario italiano vede scuole critiche come storicismo, idealismo e marxismo, riflettendo su identità e funzione sociale della letteratura.
  • Calvino, Sciascia e Pasolini sono figure chiave del secolo, influenzando il dibattito culturale dall'anteguerra al dopoguerra.
  • Calvino ha avuto un ruolo centrale nel panorama letterario italiano, sia come editorialista che come direttore editoriale di Einaudi.
  • Sciascia ha affrontato temi scomodi come la mafia nelle sue opere, anticipando discussioni che sarebbero emerse solo anni dopo.
  • Pasolini ha criticato l'omologazione culturale e ha visto istituzioni come la scuola e la TV come strumenti di indottrinamento borghese.

Indice

  1. Le scuole critiche del '900
  2. Il ruolo di Gramsci e la questione della lingua
  3. Calvino, Sciascia e Pasolini: voci del '900
  4. Sciascia e la mafia nella letteratura
  5. Pasolini e la critica alla società borghese
  6. Calvino e il passaggio al post-moderno

Le scuole critiche del '900

Il ‘900 è un secolo in cui nessuna scelta letteraria è isolata, d’altra parte abbiamo visto che così non è stato mai, anzi il dibattito critico si orienta sempre intorno a 2 poli: quelli che guardano alla potenza della letteratura italiana come in una prospettiva cosmopolitica, cioè la letteratura italiana è in realtà ai suoi modelli, e i suoi riferimenti e i suoi lettori nel mondo e quelli che hanno cercato di costruire una linea storicistica della nostra letteratura, che ha provocato la condanna di alcuni autori e di alcuni testi e, di conseguenza, la mitizzazione di altri: Manzoni padre della patria, Leopardi poeta idillico, Machiavelli patriota ante litteram , Foscolo punto di riferimento

Ora nel ‘900 tutto questo precipita e abbiamo 3 grandi scuole critiche di pensiero: quella storicistica (per esempio “Storia della letteratura italiana” di De Sanctis, che succede a Tiraboschi, uno dei principali capisaldi); quella idealistica, la letteratura vista da Croce e Gentile, che mantiene l’impostazione storicistica. L’idealismo crociano mette in evidenza un altro aspetto della letteratura: la sua valenza estetica; l’idealismo, agganciandosi alle filosofie idealistiche dell’800, mette in evidenza criteri come ciò che è letteratura e non è letteratura, ciò che è poesia e non. Croce, proprio per continuare lungo la linea del mito risorgimentale e degli archetipi, dice che il fascismo è stato solo una parentesi nella storia d’Italia e ciò ce la dice lunga su come si costruiva l’identità italiana.

Il ruolo di Gramsci e la questione della lingua

Ovviamente arrivati a metà secolo, con il dopoguerra, nascono altre scuole critiche ed emerge quella marxista. Gramsci pone le basi. Comincia ad esserci il grande dibattito su letteratura e popolo, comincia a prendere la sua importanza il popolo dei lettori e dei produttori. Gramsci diceva che le letteratura italiana e tutta la sua identità risorgimentale è una costruzione borghese, costruita in modo aristocratico. La questione della lingua adesso diventa fondante: perché è un’educazione conformistico-borgese quella che noi otteniamo e quindi il dibattito si sposta sui destinatari, sulla funzione sociale, sull’utilità degli studi letterari. Non solo di che cosa si deve occupare la letteratura (quindi la questione sociale e culturale), ma anche a chi si deve rivolgere e cosa deve fare: insegnare agli italiani ad essere un popolo, insegnare i valori civili.

Calvino, Sciascia e Pasolini: voci del '900

Calvino, Sciascia e Pasolini: tre autori che percorrono l’interno ‘900, stanno dagli anni ’20 agli anni ’80, tre interlocutori chiave per tutto il dibattito culturale, vivono tutta la parabola dall’anteguerra al dopoguerra e svolgono dei ruoli fondamentali dal punto di vista della coscienza civile della letteratura.

Calvino stando al centro, fu il principale orientatore del successo/insuccesso letterario d’Italia, con il ruolo che svolse a lungo sia come editorialista dei più grandi giornali sia come direttore editoriale di Einaudi; infatti è con Calvino (e Vittorini in un primo tempo) che dialogano gli altri autori.

Sciascia e la mafia nella letteratura

Sciascia e Pasolini sono irregolari (Filippo La Porta li definisce così) perché hanno il destino di non essere subito compresi (come Leopardi nell’800), ma non perché non fossero famosi o di successo, affatto, ma perché ebbero l’onere di dire cose scomode… Per esempio si dice che Sciascia scopre la mafia nella letteratura, mette al centro dell’opera l’impostura, l’inganno, la corruzione. Oggi è una tendenza che va per la maggiore, ma lui fu tra i primi già con una delle prime opere: “Le Parrocchie di Regalpetra”. Lui, giovane maestro elementare, mette al centro la mafia e racconta la storia del potere della mafia nel sud. Rilegge la questione meridionale .

Spesso questi autori diventano profetici, dicono delle cose che la maggior parte della gente, dei media diranno anni o decenni dopo. Nel caso della mafia affrontò una cosa dura da dire: affermò che non avrebbe voluto che al potere della mafia si sostituisse quello di chi sulla mafia conquista posizioni di potere. Questo lo disse poco prima dell’omicidio di Borsellino e Falcone, fu una cosa di cui si dovette giustificare perché sembrò che avesse accusato gli stessi giudici dell’antimafia, che dopo poco furono uccisi. Addirittura ci fu qualcuno che disse che gli intellettuali italiani avevano indebolito la lotta alla mafia.

In realtà dicevano che non basta proclamarsi contro la mafia per non essere mafiosi, ma che, al contrario, tramite la lotta alla mafia si conquistavano posizioni di potere che si potevano tradurre in imprenditoria, affari, in nuova mafia, sostituendosi a quelli, però con i colletti bianchi (ha anticipato la mafia dei colletti bianchi).

Pasolini e la critica alla società borghese

Pasolini, nel 1974 disse che, secondo lui, bisognava abolire la scuola media (nel ‘63 avevano fatto la riforma della scuola media unica per far accedere tutti, grande riforma democratica, come con la TV). Lui voleva fare una provocazione perché, quelli nelle scuole, sono strumenti per l’indottrinamento borghese, non danno al popolo altri punti di riferimento essendo luoghi di cultura consumistica. La TV serve a formare consumatori che comprano e sono condizionati dal capitale; invece la scuola media forma piccolo-borghesi, non persone critiche . Criticava due cose che oggi vengono considerati punti di non ritorno della civiltà capitalistico-occidentale : l’omologazione, tutti chiediamo e vogliamo le stesse cose ed è una cultura del consumo non progressiva. L’omologazione del linguaggio, la perdita delle culture, l’analfabetismo funzionale sono tutti elementi che, negli anni ‘60, ’70, Pasolini aveva denunciato, ma in una posizione scomoda che gli costò tantissimo perché, contemporaneamente, era omosessuale, era un cineasta rivoluzionario e aveva su di sé lo stigma (comunista e pure omosessuale).

Calvino e il passaggio al post-moderno

Calvino coglieva tutti questi aspetti, non li demonizzava, li portava dentro la letteratura. Era il primo ad avere capito che il dibattito che stava avvenendo in Europa ci portava dal moderno al post-moderno.

Tre autori diversissimi ma che dialogano tra di loro.

È un racconto di Leonardo Sciascia, non è tra le opere più note perché lui è famoso per libri gialli, di inchiesta.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le principali scuole critiche del '900 menzionate nel testo?
  2. Le principali scuole critiche del '900 sono quella storicistica, quella idealistica e quella marxista, con figure di riferimento come De Sanctis, Croce, Gentile e Gramsci.

  3. Qual è il contributo di Gramsci alla letteratura e alla questione della lingua?
  4. Gramsci ha posto le basi per la scuola critica marxista, sottolineando che la letteratura italiana è una costruzione borghese e spostando il dibattito sulla funzione sociale e culturale della letteratura.

  5. Come vengono descritti Calvino, Sciascia e Pasolini nel contesto del '900?
  6. Calvino, Sciascia e Pasolini sono descritti come voci chiave del '900, che hanno vissuto e influenzato il dibattito culturale dall'anteguerra al dopoguerra, ciascuno con un ruolo fondamentale nella coscienza civile della letteratura.

  7. In che modo Sciascia ha affrontato il tema della mafia nella letteratura?
  8. Sciascia ha messo al centro delle sue opere l'impostura e la corruzione della mafia, anticipando temi che sarebbero diventati centrali nel dibattito pubblico, come la mafia dei colletti bianchi.

  9. Quali critiche ha mosso Pasolini alla società borghese e alla scuola media?
  10. Pasolini ha criticato la scuola media come strumento di indottrinamento borghese e la società per l'omologazione culturale e linguistica, denunciando la cultura del consumo e l'analfabetismo funzionale.

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