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Concetti Chiave

  • Calvino esplora l'idea di città utopiche e distopiche, rappresentate nell'atlante del Gran Khan, come simboli di speranze e timori umani.
  • Le città utopiche, come Nuova Atlantide e Utopia, sono visioni di società ideali, mentre le città distopiche, come Babilonia e Brave New World, incarnano incubi e corruzione.
  • Marco Polo, tramite Calvino, suggerisce che la ricerca della città perfetta è un viaggio mentale verso un ideale inafferrabile, composto da momenti di grazia nella realtà quotidiana.
  • L'utopia calviniana è vista come "utopia discontinua", composta da istanti preziosi e frammenti di felicità che emergono nella vita di tutti i giorni.
  • Il messaggio di Calvino è che anche nell'"inferno dei viventi" si possono trovare e preservare elementi di bontà, resistendo alla tentazione di conformarsi alla negatività circostante.

Indice

  1. Le città utopiche e distopiche
  2. Il viaggio verso l'utopia
  3. L'inferno dei viventi

Le città utopiche e distopiche

Per capire fino in fondo quali siano le implicazioni delle città nascoste bisogna arrivare all’ultima pagina del libro, in cui Calvino traccia una conclusione del suo racconto. Qui infatti si fa esplicito riferimento ad una serie di città utopiche e ad una serie di città distopiche, entrambe parte dell’atlante del Gran Khan: “contiene le carte delle terre promesse visitate nel pensiero ma non ancora scoperte o fondate: la Nuova Atlantide [la prima è il nome che, ricordando il mito platonico, Bacone fa alla sua utopia politica, economica e sociale], Utopia [isola di Tommaso Moro], la Città del Sole [nome dato da Campanella alla sua utopia], Oceana [Repubblica di Oceana è il nome di un romanzo di James Harrington, scrittore utopista inglese], Tamoé [ideale di una repubblica socialista concepita dal Marchese de Sade in un’opera “Butua e Tamoè”, la prima è la quinta essenza di un potere tirannico mentre la seconda è un’isola del Pacifico, luogo dedito ad una vita libera], Armonia, New-Lanark [queste due si rifanno ai progetti utopici di Owen] e Icaria [nome che da Cabet al suo modello di città ideale]”.

Ciascuno di questi nomi è il contrassegno, l’icona verbale di un disegno utopico. “Già il Gran Khan stava sfogliando nel suo atlante le carte delle città che minacciano negli incubi e nelle maledizioni: Enoch [città fondata da Caino che prende il nome da uno dei suoi figli], Babilonia [anche questa è una città biblica e nell’Apocalisse diventa l’incarnazione della città infernale e corrotta, contrario di Gerusalemme], Yahoo [isola dove le persone più intelligenti sono i cavalli e la popolazione è umana solo fisicamente ma con un comportamento felino, tratto dai viaggi di Gulliver], Butua [si rifà al libro del Marchese], Brave New World [titolo del più celebre romanzo apocalittico di Aldous Huxley ]”. Tutta la ricerca della città ideale si muove tra questi due estremi, il Gran Khan chiede dove si trovino queste città utopiche, perché ovviamente anche lui vorrebbe abitare lì: “tu che esplori intorno e vedi i segni, saprai dirmi verso quali di questi futuri ci spingono i venti propizi”.

Il viaggio verso l'utopia

Marco Polo incarna il punto di vista di Calvino e tarpa le ali ad un entusiasmo troppo facile per Kublai Khan, la città utopica non è raggiungibile con un preciso itinerario o in un preciso tempo in quanto è invisibile, concepita solo dal pensiero e ci spinge a cercarla e ad avventurarci senza una rotta particolare. Calvino vuole delimitare l’esito di questa ricerca, non per questo deve essere abbandonata, ma bisogna cercarla con segnali che possano indicarci: “alle volte mi basta uno scorcio che si apre nel bel mezzo di un paesaggio incongruo, il dialogo di due passanti che d’incontrano nei viavai, per pensare che partendo di lì metterò insieme pezzo a pezzo la città perfetta”. Calvino ci suggerisce quindi una via per incamminarci verso la terra promessa, e ravvisa questi segnali in quei dettagli e momenti che esulano dalla quotidianità, che brillano sul fondo nebbioso della città reale: fra tanta gente anonima che si urta senza vedersi, trova due passanti che si riconoscono. La città perfetta, alla quale siano desiderosi di approdare, consiste nella somma di questi scorci ed episodi, come un puzzle che viene formato pazientemente facendo tesoro di questi momenti di grazia. Ma questa città è l’asintoto verso il quale il desiderio tende, ma la città in cui continueremo a vivere sarà fatta da questi istanti mescolati con il resto, ma ha bisogno dell’opera collettiva per nascere.

L'inferno dei viventi

Si parla dell’utopia calviniana come “utopia discontinua”, questa città può avere momenti o luoghi di maggiore aggregazione o palpitazione dove il grumo della città felice è più denso, e altri in cui si dirada e questo ci colloca in una dimensione discontinua. Quando poi, scorrendo l’atlante, Kublai Khan si sofferma sulle città da incubo si scoraggia, lui infatti incarna l’uomo comune e Marco Polo per rincuorarlo gli dà la ricetta finale, che è il messaggio che lascia Calvino: “l’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme”. Quindi, questa città da incubo è quella che ci siamo fabbricati con le nostre mani, perché possiamo isolare istanti o frammenti della terra promessa nella città normali, ma possiamo anche andare nella direzione opposta, verso le città distopiche. Posto che l’inferno per Calvino è sulla terra, per non soffrirne, bisogna o accettare l’inferno e diventarne parte [se gli altri rubano, perché io non dovrei farlo anche io? Se tutti ci comportiamo negativamente ed in maniera egoistica e lesiva dei diritti altrui, il risultato è che la corruzione e la disonestà dilagheranno, contribuendo all’inferno] oppure riconoscere cosa e chi non sia inferno e farlo durare. Questo è il messaggio finale, anche nella città infernale, nella peggiore delle città invivibili si nasconde qualcosa di buono e benevolo, e quindi non bisogna far morire queste piccole oasi, proteggendole e sviluppandole nel tempo, dando spazio a queste esperienze.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le città utopiche e distopiche menzionate nel testo?
  2. Il testo menziona città utopiche come Nuova Atlantide, Utopia, Città del Sole, Oceana, Tamoé, Armonia, New-Lanark e Icaria. Le città distopiche includono Enoch, Babilonia, Yahoo, Butua e Brave New World.

  3. Come viene descritto il viaggio verso l'utopia secondo Calvino?
  4. Calvino descrive il viaggio verso l'utopia come un percorso senza un itinerario preciso, guidato da segnali e momenti che esulano dalla quotidianità, suggerendo che la città perfetta è un puzzle di istanti di grazia.

  5. Cosa rappresenta l'inferno dei viventi nel contesto del testo?
  6. L'inferno dei viventi rappresenta la realtà quotidiana che abitiamo, un inferno creato dalle nostre azioni collettive, ma che contiene anche frammenti di bene che devono essere riconosciuti e preservati.

  7. Qual è il messaggio finale di Calvino riguardo alle città distopiche?
  8. Il messaggio finale di Calvino è che, anche nelle città distopiche, esistono elementi positivi che devono essere protetti e sviluppati per evitare che l'inferno prevalga.

  9. Come si può evitare di soffrire nell'inferno dei viventi secondo il testo?
  10. Per evitare di soffrire nell'inferno dei viventi, bisogna riconoscere e preservare ciò che non è inferno, proteggendo le piccole oasi di bene e sviluppandole nel tempo.

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