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Concetti Chiave

  • La parola 'fortuna' ha origini latine, derivando da 'fortuna(m)' e 'fors', che indicano la sorte o il caso, senza connotazioni positive o negative.
  • Originariamente, 'fortuna' rappresentava un elemento esterno imprevedibile che influenzava le vicende umane, simile al fato o al caso.
  • Nel tempo, il significato di 'fortuna' si è ristretto per indicare principalmente la "buona sorte".
  • Machiavelli esplora il concetto di fortuna nel capitolo XXV del 'Principe', distinguendo tra fortuna e virtù come fattori delle azioni umane.
  • Contrariamente alla visione medioevale, Machiavelli interpreta la fortuna in un contesto laico, suggerendo che la virtù può limitare l'influenza della fortuna.

Indice

  1. Origine e significato della fortuna
  2. Fortuna nel pensiero umanista
  3. Machiavelli e la fortuna

Origine e significato della fortuna

La parola fortuna deriva dal latino fortuna(m), formazione da fors, “sorte”, sostantivo derivato, a sua volta, dalla stessa radice di ferre, “portare”, con il significato, quindi, di “ciò che porta il caso”. In questa accezione originaria la parola non ha, di per sé, una connotazione positiva né una negativa; definisce solo quella componente esterna, indeterminata e imprevedibile che interviene nelle vicende umane. Qualcosa di molto simile al fato, oppure, in una visione laica, al caso.

Nel corso dei secoli la parola ha ristretto il proprio significato fino all’accezione odierna di “buona sorte”.

Fortuna nel pensiero umanista

La questione della fortuna è molto diffusa tra gli autori dell'umanesimo e del Rinascimento: tra gli altri, lo affrontano, da diversi punti di vista, Leon Battista Alberti, Guicciardini, ma anche Boiardo e Ariosto .

Machiavelli e la fortuna

Machiavelli consacra al tema della fortuna, che affiora in diversi luoghi del Principe, il capitolo xxv del suo trattato, nel quale sono definiti i confini rispettivi della fortuna e della virtù, da cui dipende l’esito delle azioni umane. Rispetto alla concezione medioevale, accolta anche da Dante, secondo la quale la fortuna era espressione della Provvidenza e della volontà divina, Machiavelli la spoglia di ogni possibile valore trascendente e metafisico, riportandone il raggio d’azione entro un orizzonte laico e terreno. Assumendo una posizione per molti aspetti originale (in parte già ravvisabile in Boccaccio e in alcuni umanisti), Machiavelli nega che ogni evento sia determinato esclusivamente dalla fortuna e riconosce anzi nella virtù quella qualità che consente agli uomini di arginare in parte la forza della fortuna stessa.

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