Concetti Chiave
- Il "De Principatibus" è un trattato politico scritto nel 1513 da Machiavelli e dedicato a Lorenzo De Medici, mirato a fornire consigli politici e favorire il suo ritorno alla vita politica.
- Machiavelli sostiene la necessità di un principe che governi secondo la "verità effettuale", concentrandosi su situazioni concrete piuttosto che idealizzazioni, e distingue tra un "Principe buono" e un "Buon Principe".
- Pur preferendo teoricamente la repubblica, Machiavelli ritiene che per l'Italia dell'epoca il principato sia la forma di governo più adatta, ispirandosi ai modelli politici antichi.
- La fortuna è vista come un elemento imprevedibile, e Machiavelli crede che l'uomo possa mitigare i suoi effetti con la virtù, prevedendo eventi avversi e cogliendo le opportunità.
- Il principe ideale dovrebbe combinare qualità umane e bestiali, incarnando la forza del leone e l'astuzia della volpe, con uno stile incisivo e complesso che riflette la profondità delle sue idee.
Indice
La vita e l'opera di Machiavelli
Nato nel 1469, morto nel 1527. Scrisse il "De Principatibus" nel 1513. Ogni capitolo di quest'opera ha un titolo in latino. Si tratta di un trattato politico dedicato al Principe Lorenzo De Medici. Lo scopo ufficiale di quest'opera era quello che Machiavelli volesse dare insegnamenti e consigli personali di tipo politico a Lorenzo De Medici. Mentre lo scope personale, invece, di Machiavelli era quello di essere richiamato alla vita politica. Nell'opera si mescolano scientificità e personalità/passionalità. Infatti Machiavelli era un teorico portato a risalire a leggi generali, ma anche ad azioni che volevano incidere sulla realtà.
La crisi d'Italia e il principato
A partire dalla consapevolezza della crisi d'Italia, Machiavelli arrivò alla conclusione/convinzione della necessità della figura del principe. Niccolò sente la necessità di riprendere e imitare i modelli politici antichi. In realtà egli preferiva e privilegiava in linea teorica la repubblica, ma, non volendo porre un'utopia e volendosi attenere alla realtà, sosteneva che per l'Italia di quel tempo, la forma di governo adatta era il principato.
Machiavelli elabora poi un concetto che definisce verità effettuale e che riguarda la necessità di aderire alla realtà e non cedere nell'idealizzazione.
La verità effettuale e il buon governo
Nella sua opera Machiavelli propone un principe che governi per il bene dello stato tenendo conto della verità effettuale, quindi delle situazioni concrete. Questo è l'autentico principe, secondo Machiavelli. Al contrario chi governa solo per trarne vantaggio è un tiranno. Sostiene inoltre che nella politica non si debba rispettare la morale tradizionale, ad esempio quella religiosa. Proprio per aver ideato/teorizzato una morale autonoma politica, il poeta inserisce una novità rivoluzionaria, mette in discussione la politica stessa.
Per Machiavelli, il "Principe buono" è detto così, quindi è tale, secondo la morale comune, mentre al contrario il "Buon Principe" è tale poiché mantiene il bene comune dello stato ad ogni costo, eliminando ogni ostacolo, anche se ciò va contro il bene, quindi di può arrivare anche alla cosiddetta eliminazione fisica di una persona nel caso in cui sia un possibile problema per il bene comune.
Machiavelli mette insieme presente e passato, tipico uso rinascimentale. Passato e futuro si equilibrano perfettamente. E' importante rifarsi alla conoscenza del passato quanto alla contemporaneità e alle sue esperienze.
Il concetto di fortuna e virtù
Esiste per Machiavelli una forza esterna al principe che egli deve temere, La Fortuna. Essa è fortemente imprevedibile e a volte può essere anche nemica. La concezione della fortuna di Machiavelli è simile a quella di Ariosto, con la differenza che per Machiavelli, l'uomo può mettersi al sicuro dai cambiamenti della fortuna facendo ricorso alla propria virtù. L'uomo deve essere in grado di prevedere gli avvenimenti che potrebbero essere a lui avversi, grazie alla sua virtù.
L'abilità dell'uomo sta nel cogliere le occasioni che possono essere offerte dalla fortuna.
Il principe deve inoltre essere mezzo uomo e mezzo bestia. Egli deve quindi avere qualità umane e bestiali, in particolare deve possedere le qualità del leone, per via della forza, e della volpe, per via dell'astuzia.
Stile e complessità di Machiavelli
Lo stile di Machiavelli è incisivo e complesso, in relazione alla complessità degli argomenti che utilizza. La sintassi è empia e spesso ipotattica, il lessico contiene sia parole auliche che ricercate che parole più colloquiali.
Domande da interrogazione
- Qual è lo scopo principale dell'opera "De Principatibus" di Machiavelli?
- Come Machiavelli vede la figura del principe in relazione alla crisi d'Italia?
- Cosa intende Machiavelli con il concetto di "verità effettuale"?
- Qual è il ruolo della fortuna e della virtù secondo Machiavelli?
- Come si caratterizza lo stile di Machiavelli?
Lo scopo ufficiale dell'opera era fornire insegnamenti e consigli politici a Lorenzo De Medici, mentre lo scopo personale di Machiavelli era essere richiamato alla vita politica.
Machiavelli ritiene necessaria la figura del principe per affrontare la crisi d'Italia, nonostante preferisca teoricamente la repubblica, poiché considera il principato la forma di governo più adatta per quel tempo.
La "verità effettuale" si riferisce alla necessità di aderire alla realtà concreta piuttosto che idealizzare, proponendo un principe che governi per il bene dello stato.
La fortuna è una forza esterna e imprevedibile che il principe deve temere, ma l'uomo può proteggersi dai suoi cambiamenti attraverso la virtù, prevedendo e cogliendo le occasioni.
Lo stile di Machiavelli è incisivo e complesso, con una sintassi ampia e ipotattica, e un lessico che spazia da parole auliche e ricercate a termini più colloquiali.