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Concetti Chiave

  • Machiavelli enfatizza l'importanza di aderire alla "verità effettuale", cioè alla realtà concreta, per mantenere efficacemente un principato.
  • Critica l'astratta idealizzazione politica basata su "come si dovrebbe vivere", considerandola irrealizzabile e pericolosa per il principe.
  • La bontà non è un valore intrinseco per il principe, ma un comportamento da adottare strategicamente in base alle circostanze.
  • L'alternanza tra indicativo e condizionale nei verbi riflette il contrasto tra realtà concreta e ipotesi astratte.
  • Machiavelli riconosce che, sebbene ideale, è impossibile che un principe possieda tutte le qualità buone, richiedendo invece prudenza nella gestione del potere.

Indice

  1. Norme di comportamento nel principato
  2. Verità effettuale vs. ideali astratti
  3. Contrapposizione stilistica e conclusione

Norme di comportamento nel principato

Anche in questo capitolo, com’è nella norma del Principe, il segretario fiorentino intende fornire concrete norme di comportamento, necessarie a mantenere il principato. Notevole, in questo senso, è la precisazione metodologica con cui Machiavelli ancora una volta rivendica l’opportunità di mantenersi legati alla «verità effettuale», al «come si vive», quale solo dato che consente di scrivere «cosa utile a chi la intende» (r.

7).

Verità effettuale vs. ideali astratti

L’astratta definizione di un ordinamento politico idealmente fondato su «come si dovrebbe vivere» (r. 10), irrealizzabile perché privo di legami con la realtà,produrrebbe invece un risultato opposto a quello desiderato, conducendo il principe alla ruina. È in quest’ottica che va intesa la precisazione che «l’essere buono» non costituisce di per sé per il principe un valore, ma un comportamento da «usar[e] e non usare secondo la necessità» (rr. 14-15), ovvero secondo che sia opportuno o meno, nel caso concreto, in funzione del raggiungimento del fine.

Contrapposizione stilistica e conclusione

L’alternanza dei modi verbali è il più evidente riflesso stilistico di questa contrapposizione fra «come si dovrebbe vivere» e «come si vive», dunque fra realtà ipotetiche e concreta «verità effettuale»: il condizionale, da una parte, corrisponde al primo polo; l’indicativo, dall’altra, corrisponde al secondo. Emblematica, sul finire del capitolo, la precisazione con cui si mettono in contrapposizione, un’ultima volta, gli astratti auspici e la concreta verità delle cose: trovare riunite in un unico principe tutte le qualità che si possono dire buone «sarebbe laudabilissima cosa» (rr. 26-27), «ma perché le non si possono avere ... gli è necessario essere tanto prudente» (rr. 28-29).

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