Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • La critica a Machiavelli si è concentrata sul rapporto tra etica e politica, ma negli ultimi tempi anche sullo stile e linguaggio come espressione del suo pensiero politico.
  • L'anti-machiavellismo accusa lo scrittore di esaltare una virtù umana contrapposta alla morale cristiana e di ridurre la religione a strumento politico, influenzando anche i teorici cattolici della Controriforma.
  • La teoria dell'"obliquità" difende Machiavelli, suggerendo che la sua amoralità politica sveli ai principi le azioni infami della politica, mantenendo la sua influenza anche se l'opera non venne ristampata per secoli.
  • Alcuni intellettuali del Settecento e del Risorgimento videro in Machiavelli un precursore delle idee di libertà e unità nazionale, mentre altri criticarono la sua visione della Chiesa.
  • Nel XX secolo, studiosi come Croce e Chabod riconobbero a Machiavelli il merito di aver separato politica e morale, sebbene alcuni distorsero le sue idee per giustificare totalitarismi successivi.

Indice

  1. La critica di Machiavelli e la polemica
  2. L'anti machiavellismo e la Controriforma
  3. Difese e fortuna de Il Principe
  4. Illuminismo e critica a Machiavelli
  5. Vico e l'interpretazione storica
  6. Machiavelli e il laicismo razionalistico
  7. Machiavelli nel Risorgimento e all'estero
  8. De Sanctis e l'obiettività di indagine
  9. Positivismo e autonomia della politica
  10. Croce e la politica autonoma

La critica di Machiavelli e la polemica

La critica di Machiavelli si è sempre preoccupata di esaminare il rapporto fra etica e politica e solo nei tempi moderni ha mostrato interesse verso lo stile e il linguaggio dello scrittore fiorentino, come espressione naturale del suo pensiero politico.

Fra i contemporanei, si accese subito una polemica intorno alla dottrina che egli sosteneva, polemica che, ben presto si trasformò in scandalo.

La conoscenza de Il Principe, pubblicato nel 1532, si diffonde proprio nel momento in cui, come risposta alla Riforma di Lutero, si afferma, in campo cattolico, l’esigenza della restaurazione dei valori morali e religiosi in ogni attività umana. Nel 1539, la Chiesa di Roma pone il libro all’indice definendolo una perfida pedagogia ispirata a Satana; da parte loro, i protestanti vi scorgono una cinica amoralità, lo stesso rimprovero che essi rivolgono al Papato e alla Curia papale.

L'anti machiavellismo e la Controriforma

L’anti machiavellismo si basa su queste posizioni:

1) L’esaltazione che lo scrittore fa di una virtù del tutto umana, in contrapposizione alla morale cristiana

2) La riduzione e l’avvilimento della religione a strumento asservito al regno

3) L’accusa rivolta alla Chiesa di Roma di essere stata la responsabile delle calamità, soprattutto politiche, che si sono abbattute sull’Italia

Tuttavia, le idee contestate hanno talmente forza che i teorici politici di parte cattolica che vogliono dettare i principi di una scienza politica fondata su di una morale religiosa, si appropriano in modo più o meno evidente e consapevole dei principi basilari del pensiero di Machiavelli. In tal modo, la loro polemica anti Machiavelli si concretizza in un deteriore machiavellismo. In pratica succede che la Controriforma che intende teorizzare un nuovo Stato cattolico confessionale, in realtà cerca di dare una giustificazione religiosa ai principi fondamentali enunciati dallo scrittore fiorentino. Infatti, per esempio, nel 1589, Giovanni Botero pubblica un trattato in 10 volumi sul tema della ragion di Stato, in cui le teorie di Machiavelli vengono in qualche modo assorbite in una dottrina politica moralistica, confessionale e di stampo gesuitico.

Difese e fortuna de Il Principe

Esistono anche coloro che hanno preso le difese de Il Principe, soprattutto con la tesi detta dell’”obliquità” del principe. L’aperta amoralità delle dottrine politica dell’autore sarebbe un modo per insegnare ai principi l’arte di governare, svelando così i procedimenti infami e aberranti della loro azione politica. Questa teoria ha avuto molto successo, tale da arrivare fino al XIX secolo. Grazie ad essa la fortuna dell’autore prosegue e si diffonde per tutto il Seicento, anche se di contrabbando, perché dal secolo XVI in poi, l’opera non viene più ristampata. La ristampa riprenderà soltanto nel XVIII secolo.

Illuminismo e critica a Machiavelli

I principi delle idee politiche di Machiavelli sembrerebbero accordarsi bene con le idee irreligiose e razionali dell’Illuminismo. Ma non è così. Fra il principe e il sovrano “illuminato” esiste un abisso e fra i due non sussiste alcuna affinità: da una parte troviamo una visione molto prammatica della Stato, tipica del Rinascimento e dall’altra le teorie giusnaturalistiche che danno importanza al “contratto” fra sovrano e sudditi. D’altra parte, gli Illuministi non potevano accettare la teoria dell’imitazione, come conseguenza del concetto della storia “maestra di vita”.

Vico e l'interpretazione storica

Una critica originale al pensiero di Machiavelli viene mossa da Giambattista Vico.

Nell’ opera Scienza Nuova, egli approfondisce la meditazione politica e l’idea di interpretazione della storia con la propria teoria circolare dei “corsi” e dei “ricorsi” storici, rendendo così più concreto il concetto di imitazione degli Antichi.

Machiavelli e il laicismo razionalistico

Molti scrittori del Settecento interpretano Machiavelli come simbolo del laicismo razionalistico e come antesignano di coloro che rivendicano i diritti della libertà, di fronte ad ogni tirannia della politica e della religione. È il caso di Rousseau e del Parini; addirittura l’intento di quest’ultimo di fare una satira didascalica ne Il Giorno, non sarebbe molto dissimile dall’obiettivo di Machiavelli.

Alfieri vede in Machiavelli un maestro della libertà.

Foscolo cerca di conciliare le idee monarchiche de Il Principe con quelle repubblicane de i Discorsi: la monarchia sarebbe il momento necessario per il passaggio dalla disgregazione politica a un successivo libero stato repubblicano e il trattato di Machiavelli mostrerebbe le infamie della tirannide per tenere accesso l’amore per la libertà, un concetto espresso chiaramente ne I Sepolcri.

Machiavelli nel Risorgimento e all'estero

Nel Risorgimento, i fautori del patriottismo, come Giuseppe Mazzini, videro in Machiavelli uno degli anticipatori dell’unità italiana e per questo lo considerarono un grande. I sostenitori delle idee neoguelfe, invece, riprendono l’accusa di aver disconosciuto i meriti della Chiesa di Roma, anche se Vincenzo Gioberti riconosce a Machiavelli il merito di aver introdotto un nuovo metodo nella scienza politica, tale da paragonarlo al Galileo della politica, riuscendo così a fare astrazione da ogni giudizio di carattere moralistico. Manzoni, pur ripudiando ogni morale finalizzata al conseguimento dell’utile, riconosce a Machiavelli di avere avuto un’acuta intuizione politica.

All’estero, Machiavelli ebbe molta fortuna: In Germania Hegel riconosce che il comportamento infame del principe non è a fini privati, ma per la grandezza dello Stato e Nietzsche vede in Cesare Borgia un esemplare di “superuomo” che nel suo operare si ritiene libero da ogni vincolo morale.

De Sanctis e l'obiettività di indagine

Nella sua Storia della letteratura italiana, pubblicata nel biennio 1870-1871, Francesco De Sanctis riconosce a Machiavelli il principio dell’obiettività di indagine per cui l’autore non deve essere giudicato ricorrendo ad un astratto metro fatto di regole moralistiche, ma secondo principi interni, propri della sua meditazione politica. In teoria, De Sanctis sostiene l’interpretazione dell’opera alla luce dei tempi in cui lo scrittore è vissuto e ha operato, ma non per giustificare l’amoralità di certe teorie, ma per capirle dal punto di vista storico: i valori morali il cui mancato rispetto fecero tanto scandalo caratterizzano il Medioevo mentre nel Rinascimento lo stato laico persegue in modo autonomo i propri obiettivi, con i mezzi ritenuti più opportuni, al di là di ogni valore o soluzione trascendentale.

Positivismo e autonomia della politica

L’età del Positivismo vide Machiavelli come precursore di quella mentalità “positiva” che vuole analizzare i dati della realtà senza tante preoccupazioni realistiche. Pasquale Villari, uno dei più noti della scuola positivista, sostiene che la scienza politica ha le proprie leggi, non passibili di un giudizio morale, come non lo sono le leggi che regolano i fenomeni naturali.

Croce e la politica autonoma

All’inizio del XX secolo, Benedetto Croce riconosce a Machiavelli il merito di aver scoperto l’autonomia dalla politica rispetto alla morale e fa notare che comunque, nello scrittore si una dolorosa consapevolezza del dissidio fra mondo politico e mondo morale. Frédéric Chabod conferma a Machiavelli il merito di aver teorizzato la necessità politica come esigenza universale dello spirito umano, mentre altri studiosi distorcono il concetto espresso sia dao Chabod che da Croce fino a moralizzare la ragion di stato e per gettare le basi dei vari totalitarismi che si sono succeduti nella prima metà del secolo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stata la reazione della Chiesa di Roma alla pubblicazione de "Il Principe" di Machiavelli?
  2. La Chiesa di Roma ha posto "Il Principe" all'indice nel 1539, definendolo una perfida pedagogia ispirata a Satana, in risposta alla sua percepita amoralità e alla Riforma di Lutero.

  3. Come si è sviluppato l'anti machiavellismo durante la Controriforma?
  4. L'anti machiavellismo si è basato sull'opposizione alla virtù umana esaltata da Machiavelli, sulla riduzione della religione a strumento politico e sull'accusa alla Chiesa di Roma di essere responsabile delle calamità politiche in Italia.

  5. In che modo l'Illuminismo ha criticato le idee politiche di Machiavelli?
  6. Gli Illuministi hanno criticato Machiavelli per la sua visione pragmatica dello Stato, rifiutando la teoria dell'imitazione e non trovando affinità tra il principe rinascimentale e il sovrano illuminato.

  7. Qual è stata l'interpretazione di Machiavelli durante il Risorgimento italiano?
  8. Durante il Risorgimento, Machiavelli è stato visto come un anticipatore dell'unità italiana da patrioti come Giuseppe Mazzini, mentre i neoguelfi lo hanno criticato per aver disconosciuto i meriti della Chiesa di Roma.

  9. Come ha contribuito Machiavelli alla concezione dell'autonomia della politica secondo Benedetto Croce?
  10. Benedetto Croce ha riconosciuto a Machiavelli il merito di aver scoperto l'autonomia della politica rispetto alla morale, evidenziando la consapevolezza del dissidio tra mondo politico e morale.

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