Concetti Chiave
- Il protagonista Vitangelo Moscarda vive un cambiamento radicale dopo un commento della moglie sul suo naso, che lo porta a percepire diversamente il suo "io".
- L'opera esplora il concetto che ognuno di noi è visto in modo diverso da ogni persona, rivelando la molteplicità delle nostre identità.
- Vitangelo cerca di distruggere le molteplici percezioni altrui per trovare il suo vero "io", ma finisce per sentirsi nessuno, immerso in una solitudine assoluta.
- Il libro conclude che per conoscere veramente se stessi, è necessario confrontarsi con gli altri, poiché essi riflettono le molte sfumature del nostro essere.
- Eliminare le nostre molteplici identità porta alla distruzione del nostro carattere e identità, spingendoci verso il "non essere".
Indice
L'inizio del cambiamento
All’interno del libro “Uno, nessuno e centomila”, il protagonista Vitangelo Moscarda, detto Gengé, ci viene presentato inizialmente come un uomo normale, di buona famiglia e senza alcun tipo di angoscia. Tuttavia un giorno questa tranquillità viene fortemente turbata: l’elemento disturbatore è un commento pronunciato dalla moglie di Vitangelo riguardo al suo naso pendente un po’ verso destra. Da questo momento la vita del protagonista cambia completamente, in quanto Gengé si accorge di apparire molto diverso da come egli si è sempre percepito e si rende conto che “non ero per gli altri quel che finora, dentro di me, m’ero figurato d’essere”.
Riflessioni sull'identità
Il libro è, infatti, l’insieme delle sue profonde riflessioni e fatti più salienti riguardo al suo “io”, o meglio ai suoi molteplici essere. Addentrandosi sempre di più in sé stesso, Vitangelo si accorge che ognuno di noi viene visto e descritto in modo disuguale da ogni persona, in quanto ciascuna di queste ci dà connotazioni differenti fisiche, morali e caratteriali. Come cita Pirandello nell’opera: “mi conoscevano gli altri, ciascuno a suo modo, secondo la realtà che m'avevano data; cioè vedevano in me ciascuno un Moscarda che non ero io non essendo io propriamente nessuno per me: tanti Moscarda”. Quindi il nostro essere umani è formato non da un unico io, ma bensì da centomila personalità.
La ricerca dell'io
A questo proposito Gengè ricerca il proprio, vero ed unico “io”, distruggendo le molteplici sfumature dell’essere che ci attribuiscono le persone a noi attorno. Facendo ciò, tuttavia, il protagonista da centomila personalità si ridusse non a uno, bensì a nessuno: un individuo diventa nessuno quando s’immerge nella solitudine pura ed assoluta in cui non vi alcun’anima in quanto tutti i nostri “io” sono andati distrutti, come descrive lo stesso autore “La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l'estraneo siete voi”.
Conclusioni sull'essenza umana
Si arriva alla conclusione per cui se noi vogliamo realmente conoscere noi stessi in tutta la nostra essenza, bisogna guardare, interrogare e cercare gli altri, in quanto è proprio l’essere altrui che contiene le centomila sfumature del nostro “io”. Le persone attorno a noi possono quindi aiutarci a trovare noi stessi, poiché “Notiamo facilmente i difetti altrui e non ci accorgiamo dei nostri”. Bisogna evitare di eliminare i nostri molteplici essere in quanto si arriva a distruggere il nostro carattere, i nostri pregi e difetti, i nostri ricordi e la nostra storia riducendo noi stessi a nessuno, portandoci all’intero del “non essere”.
Domande da interrogazione
- Qual è l'evento che innesca il cambiamento nella vita di Vitangelo Moscarda?
- Come viene esplorata l'identità nel libro "Uno, nessuno e centomila"?
- Cosa succede a Gengé nella sua ricerca del vero "io"?
- Qual è la conclusione sull'essenza umana secondo il testo?
Il cambiamento nella vita di Vitangelo Moscarda inizia quando sua moglie commenta il suo naso pendente verso destra, facendogli realizzare che appare diverso da come si è sempre percepito.
L'identità viene esplorata attraverso le riflessioni di Vitangelo Moscarda, che si accorge di essere visto in modi diversi da ogni persona, portando alla conclusione che il nostro essere è formato da centomila personalità.
Nella sua ricerca del vero "io", Gengé distrugge le molteplici sfumature dell'essere attribuitegli dagli altri, riducendosi non a uno, ma a nessuno, immergendosi in una solitudine assoluta.
La conclusione è che per conoscere veramente noi stessi, dobbiamo guardare e cercare gli altri, poiché l'essere altrui contiene le sfumature del nostro "io", e distruggere i nostri molteplici essere ci porta a diventare nessuno.