marinaldi
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Concetti Chiave

  • Il tema principale è il crollo delle certezze premoderne, rappresentato dall'immagine metaforica del "cielo di carta" che si strappa, rivelando un'oscura verità.
  • La scoperta della falsità del mondo tolemaico-aristotelico sconvolge l'umanità, simboleggiata da marionette che realizzano di aver vissuto in un'illusione.
  • L'eroe tragico, come Oreste, incarna l'individuo moderno che, di fronte alla nuova visione del mondo, è paralizzato dal dubbio e dalla mancanza di certezze.
  • La narrativa pirandelliana utilizza un dialogo serrato tra personaggi per esplorare la condizione umana post-copernicana.
  • La contaminazione tra linguaggio teatrale e narrazione è evidente nella chiusa didascalica, che accompagna l'uscita comica del personaggio-filosofo.

Indice

  1. Crollo delle certezze premoderne
  2. Vertigine dell'infinito
  3. Dialogo e stile pirandelliano

Crollo delle certezze premoderne

Riprendendo con un’altra immagine metaforica i temi della Premessa seconda, Pirandello induce il lettore a riflettere sul crollo delle certezze sulle quali si era sostenuta la coscienza premoderna. L’umanità, vissuta per secoli entro un illusorio “teatro” - l’universo concepito secondo la concezione aristotelico-tolemaica, con la Terra immobile al suo centro -, scopre all’improvviso di essersi ingannata.

Le rassicuranti volte celesti, ossia la fede, il sapere tradizionale, l’ordine sociale, erano in realtà soltanto un cielo di carta (r. 19) fragile e sottile, creduto vero ma in realtà solo immaginato. Quando il cielo si squarcia, mostrando un buco nero inquietante, la vita degli individui è travolta da ogni sorta di mali influssi (r. 16), che «entrano dal cielo copernicano dentro il teatro tolemaico» (Mazzacurati). L’essere umano è colto, per la prima volta, dalla vertigine dell’infinito, dalla percezione di un “oltre” sconosciuto, enigmatico e oscuro, dal quale provengono domande senza risposte.

Vertigine dell'infinito

Osservando lo strappo nel cielo di carta (presente al rigo 9), la marionetta - cioè l’essere umano - si rende conto di aver recitato: di aver ostentato certezze che, sopravvenuto il dubbio, non sono più tali. L’individuo moderno, qui rappresentato dall’eroe della tragedia greca, rimane stordito da questo epocale cambiamento del punto di vista sul mondo (Oreste rimarrebbe terribilmente sconcertato da quel buco nel cielo, rr. 11-12). Paralizzato dal turbamento, Oreste smette di recitare la sua parte, non si riconosce più in quel mondo a misura d’uomo entro il quale tutto si muoveva in modo equilibrato e perfetto, e in cui la sua vendetta aveva un senso preciso (Oreste sentirebbe ancora gl’impulsi della vendetta, vorrebbe seguirli con smaniosa passione, ma gli occhi, sul punto, gli andrebbero lì a quello strappo, rr. 14-16). La condizione dell’uomo moderno, sembra dire Paleari-Pirandello, è come quella di Amleto.

Dialogo e stile pirandelliano

L’immagine del teatrino di marionette, usata per condurre il discorso sulla condizione umana prima e dopo Copernico, è presentata attraverso un espediente stilistico tipico della narrativa pirandelliana: il dialogo serrato tra due personaggi. Alle brevi domande di Mattia (La tragedia d’Oreste?, r. 5; E perché?, r. 13), dettate da un’accondiscendenza solo di superficie (in realtà egli non nutre alcun interesse per le elucubrazioni del padrone di casa), Anselmo Paleari risponde con toni diretti e colloquiali (Ma è facilissimo, signor Meis!, r. 11; Mi lasci dire, r. 14).

La chiusa didascalica, con la quale il personaggio-filosofo anche poi, dopo aver fatto lezione, esce comicamente di scena (E se ne andò, ciabattando, r. 20), è invece un perfetto esempio di quella contaminazione tra linguaggio teatrale e narrazione che rappresenta la cifra stilistica dell’autore.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema centrale del "Crollo delle certezze premoderne"?
  2. Il tema centrale è il crollo delle certezze su cui si basava la coscienza premoderna, rappresentato dalla scoperta che l'universo aristotelico-tolemaico era un'illusione, portando l'umanità a confrontarsi con l'infinito e l'ignoto.

  3. Come viene rappresentata la "Vertigine dell'infinito"?
  4. La vertigine dell'infinito è rappresentata attraverso la metafora dello strappo nel cielo di carta, che rivela all'individuo moderno l'illusorietà delle certezze passate, lasciandolo stordito e incapace di riconoscersi nel mondo.

  5. Qual è lo stile narrativo utilizzato da Pirandello nel dialogo tra i personaggi?
  6. Pirandello utilizza un dialogo serrato e diretto tra i personaggi, con domande brevi e risposte colloquiali, per esplorare la condizione umana e il cambiamento di prospettiva dopo Copernico.

  7. In che modo la chiusa didascalica esemplifica lo stile pirandelliano?
  8. La chiusa didascalica, con il personaggio-filosofo che esce di scena in modo comico, esemplifica la contaminazione tra linguaggio teatrale e narrazione, caratteristica dello stile di Pirandello.

Domande e risposte

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