Fabrizio Del Dongo
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Indice

  1. Presentazione
  2. Trasposizione in italiano moderno

Presentazione

Il poeta esprime la sua sofferenza in occasione della donna amata: tecnicamente di tratta di un “compianto”, secondo la definizione in uso nella letteratura cortese, diffusa alle corti provenzali. Il testo è caratterizzato da uno stile elevato e da una forte struttura retorica. Lo stesso tema viene trattato anche da Pier della Vigna, nel compianto “Morte amara”.
Dal punto di vista metrico, la canzone si compone di sei stanze, la cui versificazione è piuttosto artificiosa, come richiedeva la poetica cortese.

Trasposizione in italiano moderno

Morte, perché sei stata così tanto ostile nei miei confronti,
perché mi hai tolto la donna, cosa della quale mi lamento?
Hai ucciso la più alta delle bellezze terrene,
per la qual cosa non desidero né voglio il mondo.
Malvagia Morte, che non hai pietà,
dividi l’amore e elimini l’allegria
e provochi lutti,
hai trasformato la mia allegria in tristezza,
perché mi hai tolto la gioia e l’allegria che solevo avere.

Ero solito divertirmi, giocare e ridere [da notare l’accostamento enumerativo di parecchi nomi con lo stesso significato]
più di ogni altro cavaliere:
ora la mia donna se n’è andata in Paradiso,
portò via con sé la mia dolce speranza;
mi lasciò sofferente, con sospiri e pianti,
mi allontanò dal divertimento, dalla felicità, dai canti [accostamento enumerativo]
e dalla compagnia:
ora non la vedo, né le sto davanti,
e non mi mostra il [suo] dolce aspetto
come [invece] era solita fare.

Oh Dio, perché mi ha riservato un tale lutto
da sentirmi smarrito e da non sapere dove mi trovo?
perché mi hai tolto la dolce speranza,
hai allontanato da me la compagnia più dolce
che essa non si trova in nessuna parte, io credo.
Mia signora, che ha il tuo viso
chi si è impossessato di esso?
dov’è ora il vostro comportamento [cortese]?
e il tuo gentile cuore che mi ha attratto,
o donna mia?

Dov’è la mia signora e il suo comportamento,
la sua bellezza e la sua squisita educazione,
il dolce sorriso e il suo gentile parlare,
gli occhi, la bocca e il bell’aspetto,
la sua grazia e la [sua] cortesia?
La mia signora, per quale io conoscevo sempre
la felicità.
ora non la vedo né di notte, né di giorno,
e non mi diletta col suo aspetto,
com’era solita fare.

Se mi appartenessero i regni di Ungheria
di Grecia, di Germania, fino in Francia,
il grande tesoro della chiesa di Santa Sofia [a Costantinopoli]
non potrebbe compensare una perdita così grande
quale quella del giorno in cui se ne andò
la mia signora, trapassò da questa vita
con grande tristezza
mi lasciò [fra]sospiri, dolore e pianti; [accostamento enumerativo]
e non mi fu mai riservato alcun momento di gioia
per portarmi conforto.

Se io potessi disporre della vostra sorte, o donna,
direi a Dio, re di ogni cosa, onnipotente,

di poter stare insieme entrambi giorno e notte:
ora sia fatto il volere di Dio, ciò che a Lui piace,
Mi ricordo quando era [ancora] con me
che mi chiamava spesso “dolce amico”,
e ora non lo fa più,
poi Dio la fece morire e la condusse con sé.
La grazia di Dio, sia, oh bella [donna] con te,
insieme alla Sua pace.

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