Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • L'autore concepisce il corpo come un fardello e un ostacolo alla salvezza dell'anima, esprimendo un totale rovesciamento del comune modo di sentire.
  • La sequenza di malattie richiesta al divino rappresenta un quadro delle paure medievali, dove la sofferenza fisica è vista come espiazione dei peccati.
  • Il testo è caratterizzato da immagini violente e masochistiche, riflettendo una visione medievale di disprezzo per il mondo e la carne.
  • Dal punto di vista metrico, il testo è una ballata con versi di varia lunghezza, rime e assonanze, seguendo lo schema AAX.
  • La devastazione fisica prosegue oltre la morte, con l'anima che viene liberata solo attraverso la mortificazione del corpo.

Indice

  1. Introduzione al testo
  2. La sequenza di malattie
  3. La metrica
  4. Trasposizione in italiano moderno

Introduzione al testo

Per capire il vero significato del testo, è necessario partire dal mondo con cui lo scrittore concepisce il corpo. Esso è visto come uno strumento di peccato e visto come un fardello inutile e senza alcun valore, anzi come un impedimento sulla via della salvezza dell’anima. Nei versi viene espresso un totale rovesciamento del comune modo di sentire: a Dio il poeta chiede per cortesia, non la salute, ma la malattia e soprattutto la degradazione fisica e la sofferenza. Le immagini sono di una grande violenza e si uniscono ad un masochismo esasperato che per l’uomo moderno e per la stessa religione di oggi è difficilmente comprensibile. D’altra parte, bisogna anche considerare che il disprezzo del mondo era un aspetto culturale molto frequente in epoca medioevale, sia nel popolo che presso quei gruppi di religiosi che seguivano regole molto rigide e ascetiche. Se in questo testo, il disprezzo si concretizza in immagini eccessivamente forti è perché Jacopone vuole rendere la consapevolezza che i peccati dell’umanità e, indirettamente anche i suoi, hanno causato la morte di Gesù Cristo.

La sequenza di malattie

L’impressionante sequenza di malattie da cui il poeta vorrebbe essere colpito, costituisce anche una testimonianza del quadro degli incubi e delle angosce vissute dall’uomo del suo tempo di fronte al problema della malattia per la quale non esistevano rimedi efficaci. La sequenza, scandita da rime o assonanze molto ravvicinante e dalla presenza continua, quasi martellante della ripresa, ci dimostra anche un quadro di patologie molto più ampio di quello che abbiamo oggi.
La devastazione del corpo vivente non si arresta di fronte alla morte; nelle ultime stanze troviamo gli orrori del post mortem: i suoi resti diventato cibo per i lupi, la dispersione delle feci in cui essi si sono trasformati, fra spini e rovi, la paura della gente nel sentire appena nominare il suo nome.
In un’atmosfera simile, non c’è posto per un momento di speranza o di luce: la mortificazione e l’annientamento del corpo sono la condizione essenziale per liberare l’anima, anche se questo momento non viene mai citato. Jacopone chiede soltanto a Dio la mortificazione del suo corpo come espiazione dei peccati commessi in vita.

La metrica

Dal punto di vista metrico, si tratta di una ballata composta da versi di varia lunghezza: soprattutto ottonari e novenari con qualche endecasillabo. Lo schema è AAX, mentre la ripresa segue lo schema XX. Si hanno delle rime vere, ma anche delle assonanze. Da notare anche il frequente fenomeno metrico dell’anacrusi: la prima sillaba che va legata al verso precedente, risulta essere eccedente rispetto alla normale misura metrica

Trasposizione in italiano moderno

O Signore, per cortesia,
mandami la lebbra.

Mandami la febbre quartana,
quella continua e quella che si manifesta ogni tre giorni,
e quella di due volte al giorno
ed inoltre quella che fa gonfiare il ventre a dismisura

Che mi venga il mal di denti,
mal di testa e mal di pancia,
e acuti dolori al ventre
e in gola che abbia l’angina.

Male agli occhi e dolori ad un fianco
Un ascesso al fianco sinistro;
e mi sopraggiunga la tisi in qualche parte
e sempre un delirio febbrile.

Che abbia il fegato infiammato,
la milza ingrossata, e il ventre gonfio,
che il polmone sia affetto da piaghe
con una forte tosse e una paralisi.

Che mi vengano le pustole
con migliaia di piccole escrescenze,
e i cancri siano tanti
da esserne tutto pieno.

Che mi venga la gotta
il male agli occhi
la piaga della dissenteria
e che mi siano date emorroidi

Che mi venga l’asma
Vi si aggiunga lo spasmo [dell’aorta],
come al cane mi vengano la rabbia
e le ulcere in bocca..

Per me l’epilessia
Tale da cadere nell’acqua e nel fuoco,
e che mai trovi un luogo
in cui non possa stare male.

Che sia colpito dalla cecità
dall’essere privato della parola e colpito da sordità,
dalla miseria e dalla povertà,
e in ogni tempo dal rattrappimento degli arti.

Che tanto sia il puzzo [che emana da me]
che non esista uomo in vita
che non fugga da me sofferente,
e ridotto in tale abbattimento.

Nella terribile fossa
chiamata Riguerci [nei pressi di Todi]
che io sia lì abbandonato
da ogni buona compagnia.

Gelo, grandine, tempesta,
fulmini, tuoni, buio,
e non ci sia avversità
che non mi abbia in suo potere.

Mi siano dati come servitori
i demoni dell’inferno,
per infliggermi i mali
che mi sono meritato con le mie folli azioni

Fino alla fine del mondo
che mi duri questa vita
e poi, al momento del distacco
che mi sia inflitta una dura morte

Mi scelgo come sepolutura
Un ventre di lupo che mi abbia divorato,
e i miei resti siano ciò che
è stato defecato tra spini e rovi.

I miei miracoli dopo la morte siano:
chi viene sulla mia tomba sia perseguitato dagli spiriti maligni
e fortemente tormentato
con visioni terribili.

Chiunque senta il mio nome
deve inorridire
d farsi il segno della croce
per scongiurare cattivi incontri lungo il suo cammino.

O mio Dio, non sono una sufficiente punizione
Tutte le pene che ho elencato:
perché mi hai creato per amore
e [invece] io ti ho ucciso con le mie offese.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato principale del testo?
  2. Il testo esprime un totale rovesciamento del comune modo di sentire, dove il poeta chiede a Dio non la salute, ma la malattia e la degradazione fisica come espiazione dei peccati.

  3. Come viene concepito il corpo nel testo?
  4. Il corpo è visto come uno strumento di peccato, un fardello inutile e un impedimento sulla via della salvezza dell’anima.

  5. Quali immagini vengono utilizzate per esprimere il disprezzo del mondo?
  6. Vengono utilizzate immagini di grande violenza e masochismo, come la devastazione del corpo e gli orrori del post mortem.

  7. Qual è la struttura metrica del testo?
  8. Il testo è una ballata composta da versi di varia lunghezza, principalmente ottonari e novenari, con uno schema metrico AAX e rime vere e assonanze.

  9. Qual è l'atteggiamento del poeta verso la sofferenza e la malattia?
  10. Il poeta accoglie la sofferenza e la malattia come mezzi per la mortificazione del corpo e l'espiazione dei peccati, senza alcun momento di speranza o luce.

Domande e risposte

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