Concetti Chiave
- La poesia di Guittone d’Arezzo riflette la triste decadenza politica di Firenze, paragonata ai fasti dell'antica Roma.
- Il componimento si concentra sulla disfatta dei guelfi a Montaperti nel 1260, evidenziando l'umiliazione subita da Firenze.
- La metrica complessa include sei stanze e un congedo, con l'uso di tecniche provenzali come la ripresa e la capfinidas.
- Guittone utilizza figure retoriche tradizionali come il polisindeto e l'iperbato per creare uno stile elevato e sostenuto.
- Il poeta adotta un tono sarcastico nella parte finale, presentando ironicamente come vantaggi i disastri subiti da Firenze.
Indice
Lamento per Firenze e Roma
Ahimè! Ora è tempo di rattristarsi tanto
per chiunque ami veramente la giustizia,
si che io mi meraviglio come egli [riferito al “chiunque” del verso precedente] possa trovare rimedio,
e che il dolore e il pianto non l’abbiano già ucciso,
nel vedere la nobile Firenze sempre rigogliosa
e la nobile tradizione dell’antica Roma,
che perisce senza scampo; crudeltà assai umiliante,
se presto esse non vengono ripristinate!
Perché l’onorata sua florida grandezza
e il suo pregio è ormai del tutto scomparso
e il valore e la potenza si allontanano da lei.
Ohimè, ora quando mai,
in quale giorno fu udito un danno tanto crudele?
O Dio, come hai potuto permettere
che giustizia perisca e l’ingiustizia diventi potente?
Il poeta, nel ricordare che “or è stagion de doler tanto, si riferisce al fatto che nel 1248 i Ghibellini, divenuti superbi, avevano cacciato i Guelfi da Firenze; dieci anni più tardi, nel 1258, vi era stata un’ulteriore congiura dei ghibellini che colpirono di nuovo la parte guelfa.
Declino di Firenze e il Leone
Tanta potenza ci fu nella Firenze ora decaduta,
fino a quando i cittadini furono leali fra di loro,
che manteneva una sorta di dignità imperiale,
conquistando, grazie al suo alto valore,
molti possedimenti vicini e lontani;
e sembrava che volesse creare un impero
come già aveva fato Roma; e le era facile
poiché nessuno la poteva fronteggiare.
E questo, certamente le spettava secondo giustizia,
perché non si affaticava tanto per il proprio utile,
quanto per assicurare giustizia e pace;
e poiché le fu gradito
fare questo, si spinse tanto avanti,
che non vi fu al mondo un luogo,
dove non risuonasse la fama del Leone.
[Il Leone è il Marzocco, ossia il tradizionale emblema del comune di Firenze che raffigura un leone seduto; con la zampa destra esso sostiene uno scudo con il giglio di Firenze]
Il Leone, ahimè, ora non è più tale; poiché io gli vedo
strappati le unghie, i denti, il valore
e la sua discendenza più nobile uccisa con dolore,
e messa crudelmente prigione con grande ingiustizia.
E questo chi glielo ha fatto? Coloro che discendono
dalla sua nobile stirpe,
e che furono da lui [ il Leone] allevati,
posti sopra tutti gli altri e messi in posizione di grandezza e di potenza
e per la grande altezza in cui li aveva messi
si insuperbirono al punto tale, da ferirlo quasi a morte.
[Il poeta fa allusione ai ghibellini, sostenitori degli Uberti, che nel 1249 cacciarono da Firenze i guelfi per la prima volta]
Ma Dio fece loro il dono di guarire,
ed egli [il Leone] li perdonò,
e lo colpirono di nuovo, ma egli fu magnanime
e risparmiò loro la morte;
ora hanno conquistato lui e le sue membra.
[Riferimento alla nuova congiura ghibellina del 1258 e alla disfatta di Montaperti del 1260 che segno la disfatta dei guelfi]
Conquista e umiliazione di Firenze
È stato conquistato il nobile comune di Firenze,
ed ha scambiato le parti con quello di Siena [Siena era la tradizionale rivale di Firenze]
a tal punto che ora gli restituisce tutta la vergogna e il danno
che Firenze – come ogni italiano sa – gli ha sempre inferto:
[Siena] toglie a Firenze ogni onore e vantaggio:
Ha abbattuto con la forza il territorio di Montalcino,
occupato Montepulciano,
ai signori della Maremma aveva imposto il pagamenti di tributi;
e tiene in suo potere il contado di San Gemignano
dui Poggibonsi di Colle Val d’Elsa e di Volterra:
e ha preso la campana di guerra [chiamata la Martinella],
le insegne e le armi e tutti gli onori
e con sé ora ha tutto ciò che, insieme, c’era di bene.
E tutto ciò gli [a Firenze] gli succede
a causa di quella stirpe che più folle di ogni altra.
È folle colui che fugge il suo vantaggio e cerca il suo danno,
e fa in modo che la sua onorevole condizione diventi vergognosa,
e da uno condizione benefica libertà, nella quale viveva
a suo agio, si riduce, con suo grande danno
sotto un dominio crudele e malvagio
e fa diventare suo signore il suo grande nemico.
Ironia e sarcasmo nella disfatta
A voi che ora siete in Firenze dico queste cose,
dato che ciò che è successo, a quanto pare, vi piace:
e poiché avete in casa i Tedeschi [si tratta dei soldati tedeschi che Manfredi, come il padre Federico II, aveva inviato in Italia per aiutare i ghibellini fiorentini nella battaglia di Montaperti]
serviteli bene e fatevi mostrare
le loro spade con le quali vi hanno ferito il viso,
e ucciso padri e figli;
e mi fa proprio piacere che dobbiate dar loro,
per la fatica che fecero per uccidere i vostri congiunti,
il vostro denaro in grande quantità.
Oro offrite in dono tante monete e gioielli
ai conti Guidi e agli Uberti e a tutti gli altri
che vi hanno portato a tanto onore
da ridurre Siena in vostro potere;
Pistoia, Colle Val d’Elsa e Volterra, ora, vigilano sui vostri castelli a loro spese;
e il Conte Rosso [conte Aldobrandino di Soana] ha ripreso la Maremma e la campagna circostante
e Montalcino, dopo che sono state abbattute le mura si può dire al sicuro;
i Pisani temono il vicino castello di Ripafratta,
i Perugini temono che vogliate sottrarre loro il lago Trasimeno
e Roma vuole allearsi con voi.
[si tratta di danni subiti da Firenze, ma ironicamente presentati come se si trattasse di vantaggi
Sembra dunque che abbiate onore, dominio e ogni vantaggio,
potete realizzare ciò che desideravate,
cioè signoreggiare su tutto il territorio della Toscana.
O detentori del potere lombardi, romani e pugliesi
toscani, della Romagna e delle Marche,
Firenze, simile a un fiore che sempre si rinnova,
vi chiama alla sua corte
perché vuole assumere il potere in Toscana
da quando ha sconfitto Tedeschi e Senesi.
[Questi ultimi versi hanno un taglio ironico perché la realtà è esattamente opposta]
Nella battaglia di Montaperti, del 1260, iI guelfi di Firenze, furono pesantemente sconfitti dai fuoriusciti ghibellini (con il sostegno di Siena e del re Manfredi) e la città rischiò di essere rasa al suolo dal partito vincitore.
Tecniche poetiche e temi trattati
La canzone di Guittone d’Arezzo testimonia fedelmente tale situazione, fornendoci un esempio di vera poesia politica, ricca di elementi retorici.
Il componimento è composto da sei strofe o stanze a cui si aggiunge un “congedo”.
Tutte le sei stanze sono collegate con la ripresa, una tecnica frequente nella lirica provenzale: altezza/Altezza, Leone/Leone, conquise/Conquise, folle/Folle, monete/Monete (tecnica della capfinidas. Ovviamente fa eccezione il congedo.
Le rime sono molto varie: abbiamo rime uguali, parole-rima identiche, la rima “tanto” ripetuta più volte.
A livello stilistico si nota il ricorso alle tradizionali soluzioni retoriche come il polisindeto, l’interrogazione, la figura etimologica (ripetizione della stessa radice in parole diverse (sfiorata Firenze, Fiorenza, fior), l’iperbato molto frequente che invertendo l’ordine normale della frase contribuisce a creare uno stile sostenuto.
I temi trattati sono: la situazione della Firenze antica, il confronto con Roma, la decadenza del presente. Da notare che a metà della quinta strofa e fino alla fine, subentra il sarcasmo, con cui il poeta rovescia la situazione attuale, descrivendo come aspetti positivi tutti quegli aspetti che invece sono da considerare fallimentari. Questa tecnica, chiamata antifrasi, è frequente nei brani e nella poesia politica e si incontra anche nella Divina Commedia.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del "Lamento per Firenze e Roma"?
- Come viene rappresentato il simbolo del Leone nel testo?
- Quali eventi storici sono menzionati nel testo?
- In che modo il poeta utilizza l'ironia e il sarcasmo nella sua opera?
- Quali tecniche poetiche sono impiegate nel componimento?
Il tema principale è il declino e la sconfitta di Firenze e Roma, con un focus sulla perdita di giustizia e grandezza, e l'umiliazione subita da Firenze a causa delle lotte interne e delle congiure ghibelline.
Il Leone, simbolo di Firenze, è descritto come un tempo potente e rispettato, ma ora privato delle sue forze e umiliato dai suoi stessi discendenti, i ghibellini, che lo hanno tradito e ferito.
Il testo menziona eventi storici come la cacciata dei Guelfi da Firenze nel 1248, la congiura ghibellina del 1258, e la disfatta di Montaperti del 1260, che segnò una grave sconfitta per i Guelfi fiorentini.
Il poeta utilizza l'ironia e il sarcasmo descrivendo i danni subiti da Firenze come se fossero vantaggi, rovesciando la realtà per evidenziare l'assurdità della situazione e la follia delle azioni dei fiorentini.
Il componimento utilizza tecniche poetiche come la ripresa, la capfinidas, rime varie, polisindeto, interrogazione, figura etimologica, iperbato, e antifrasi, per creare un effetto retorico e stilistico complesso e sostenuto.