Fabrizio Del Dongo
Genius
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Indice

  1. Estrazione sociale dei trovatori
  2. Cenni biografici
  3. Opera poetica
  4. La rappresentazione della donna amata

Estrazione sociale dei trovatori

L‘estrazione sociale dei trovatori era molto varia: essi potevano appartenere ad una famiglia aristocratica oppure essere di origine umile. Tuttavia questi ultimi, componendo liriche all’interno della corte e per i signori, alla fine collaboravano con gli aristocratici per la costruzione di un mondo poetico-letterario e per i loro meriti poetici; indipendentemente dalla loro origine sociale, essi acquisivano titoli, riconoscimenti o incarichi diplomatici; pertanto per le tematiche trattate e per i destinatari delle loro poesie si distinguevano chiaramente dai giullari. Alcuni critici, sostengono, a ragione che i trovatori hanno avuto, in un certo senso, anche il merito di mettere in atto una rivoluzione sociale perché hanno introdotto una nuova forma di integrazione fra lettere e società.

Cenni biografici

Nato nel 1071, egli è considerato il primo trovatore. Era il più grande signore della Francia meridionale e nell’XI secolo i suoi possedimenti erano ben più vasti di quelli del re. Gli antichi cronisti hanno messo in evidenza il suo valore militare, anche se le sue imprese non hanno avuto sempre un esito felice. Infatti, due volte tentò inutilmente di annettere la regione di Tolosa e partecipò all’infelice spedizione in Terrasanta del 1101. Le testimonianze scritte ci parlano di un aristocratico gaudente che conduceva una vita frivola, sensuale e spensierata, dedito soprattutto ai vizi. Alcuni testi sottolineano la sua prodigalità, mentre altri lo definiscono “vehemens amator foeminarum”, cioè uno sfrenato donnaiolo. Eleonora di Aquitania era sua nipote.

Opera poetica

La sua opera poetica riflette una personalità molto complessa, ricca di elementi discordanti. In tutto, di lui, ci sono stati tramandati undici componimenti che possiamo dividere in tre gruppi:
• Il primo comprende sei poesie di contenuto ed intonazione giullaresca e in cui ritroviamo il tema dell’amore, della giovinezza e della sfrenata gioi adi vivere. Sono poesie dal tono malizioso e impertinente, con battute maliziose, non esenti da una sensualità grossolana.
• Del terzo gruppo fa parte una sola poesia che può essere definita come un canto di dolore e di pentimento: sfiduciato e stanco, il poeta dà addio al mondo, riconosce le sue colpe e si chiuse nell’ ansia del poi. Pertanto, invoca il perdono di Dio, nella piena consapevolezza che la fine è imminente.
• Il secondo gruppo che comprende cinque poesie è totalmente diverso. Esse sono articolate in versi teneri e delicati, in cui l’amore è visto come contemplazione devota della donna amata, collocata in una sfera ideale molto elevata. Di fronte a lei, il poeta mantiene un atteggiamento umile e timido. Infatti egli scrive: “ Se madonna vuol donarmi il suo amore son presto ad accettarlo e a sapergliene grado e a tenerlo celato e aumiliarmi davanti a lei e a fare e a dire ciò che a lei piace e a tener caro suo pregio e a far risuonare le sue lodi. Non oso inviarle il messaggio talmente temo ch’ella si sdegni, né oso io stesso manifestarle il mio amore, talmente temo di fallire…” L’amata non è più come nelle poesie del primo gruppo, lo strumento del piacere, cercato con avidità. Per ben due volte essa è chiamata “meus dominus” (mio signore, al maschile), cioè il Signore di cui l’amante è l’uomo ligio, cioè il vassallo obbediente. Il termine “obediens” ritorna nel canto del pentimento per assumere il significato di amante, innamorato “No serai mais obediens /En Peitau ni en Lemozi”, cioè “non sarò più servente d’amore, non sarò più un fedele vassallo della donna amata, non voglio più amare”.

La rappresentazione della donna amata

Nell’ ultimo canto, il termine “obediens” è usato in un’accezione strettamente tecnica che ci rimanda al codice amoroso in cui dal sentimento amoroso scaturisce il vassallaggio alla dama, come un servizio feudale, lo stesso concetto di “omaggio” che legava il vassallo al suo signore.
A questo concetto corrispondono altre formule: la donna chiamata “midons” = madonna (= mea domina), un linguaggio, a volte, giuridico-feudale, utilizzate per esprimere la dedizione dell’amante nei confronti della donna amata. Quest’ultima è lodata per la sua bellezza e per le sue qualità mondane, per la sua nobiltà, per la sua dolcezza e il garbo dei suoi modi. Essa è definita la gioiosa, la gentilissima, il cui fascino deriva da una raffinata eleganza del contegno In questa rappresentazione della donna ritroviamo l’ideale di vita cortese che altri trovatori dopo Guglielmo IX d’Aquitania sapranno precisare in modo più compiuto.

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