Concetti Chiave
- Rinaldo D'Aquino, noto come "Il Pugliese", era un conte di Irpinia, possibile parente di S. Tommaso d'Aquino, e falconiere dell'imperatore Federico II di Svevia.
- Rinaldo tradì il cognato Manfredi Svevia, passando dalla parte di Carlo I d’Angiò, forse per vendicare la moglie Violante.
- Rinaldo è riconosciuto come uno dei massimi poeti prima di Dante, con opere caratterizzate da un gioco aristocratico distaccato dalle convenzioni.
- La canzonetta "Già mai non mi conforto" esprime il dolore di una donna per la partenza del suo amato per la VI crociata, mescolando sentimenti religiosi e amorosi.
- L'opera sottolinea l'usanza medievale per cui le donne vivevano in clausura e tristezza durante l'assenza del loro amato partito per la guerra.
Indice
Origini e Vita di Rinaldo d'Acquino
Della biografia di Rinaldo d’Acquino abbiamo poche e non sempre certe notizie. Nacque in Irpinia e per questo era soprannominato “Il Pugliese”. Discendente della casata d’Aquino col titolo nobiliare di conte, qualche studioso sostiene che fosse parente di S. Tommaso d’Acquino. Tuttavia è da segnalare che a quel tempo esistevano diversi omonimi e il nome di Rinaldo era assai frequente. Un diploma del 1240 ci fa sapere che occupava il ruolo di falconiere dell’ imperatore Federico II di Svevia, di cui sposò la figlia Violante e quindi sorella di Manfredi Svevia: il matrimonio fu celebrato nel Castel del Monte con un grande sfarzo Fra Rinaldo e Manfredi, non correva buon sangue e infatti Rinaldo tradì il cognato, passando dalla parte di Carlo I d’Angiò; si dice che lo avesse fatto, approfittando della scomunica lanciata dal Papa contro Manfredi per vendicare la moglie al cui onore il cognato aveva attentato. Forse la morte lo colse fra il 1279 e il 1281.
Contributi Letterari e Critica
I critici concordano tutti nell’attribuirgli la composizione di un sonetto e di alcune canzoni, una della quali - Per fin’ amore vao sì allegramente - è ricordata da Dante nel De vulgari eloquentia. In occasione della crociata del 1227-1228, egli scrisse il lamento per la partenza del crociato. Il Bembo lo considera uno dei massimi poeti prima di Dante. Tutti i critici sono però nel concordare che Rinaldo d’Acquino avesse una cultura molto elevata, dato che nei manoscritto gli è sempre attribuito il titolo di messere. Egli intende la poesia come un gioco aristocratici, distaccato, però, dalle convenzioni dell’epoca. Comunque, per questo motivo, i suoi versi sembrano mancare di sincerità e di espressione poetica spontanea.
La Canzonetta e il Dolore della Partenza
Si tratta di una canzonetta, articolata in otto strofe, ognuna composta da versi ottonari.
Una donna, impotente di fronte al dolore e agli avvenimenti, in preda allo sconforto, esprime i suoi lamenti e prega Dio di proteggere l’uomo amato che è partito per le crociate. È la VI crociata, dal 1228 al 1229, voluta dall’ imperatore Federico II di Svevia, spinto dal Papa, ma risolta per vie diplomatiche. Nel corso del componimento si individua un continuo contrasto fra il sentimento religioso e il sentimento amoroso, a cui fa spesso seguito una dolorosa rassegnazione. L’importanza e il valore dell’opera stanno proprio in questo continuo intrecciarsi di fede e di passione. Alla fine, la donna prega un amico poeta, di comporre un apposita piccola poesia [nel testo si parla di “sonetto”, ma XIII secolo, il termine indicava una piccola poesia da accompagnare con la musica] il cui tema sia il dolore che essa prova e di farlo avere, in Terrasanta, all’uomo amato. La ripetizione di certi termini e espressioni ci fa pensare che il componimento fosse destinato ad essere messo in musica. Interessante è anche l’indicazione di costume sul comportamento che la donna doveva tenere nella società, quando l’amato la lasciava per andare in guerra.
Lamento e Preghiera della Donna
Non troverò mai conforto e mi voglio rallegrare; le navi sono giunte al porto, pronte per issare la vela. Il più nobile [l’uomo amato] sta partendo per una terra oltremare [la Terrasanta]: e io, triste e addolorata, che cosa devo fare?
Se ne va in un altro paese e non mi fa avere sue notizie: io mi sento tradita; sono così numerosi i miei sospiri che mi assalgono notte e giorno, che non mi sembra di essere né in cielo, né in terra.
Sano, santo Dio che ti incarnasti nella Vergine Maria, ti prego di salvare l’uomo che amo poiché hai permesso che se ne andasse via da me: o alta potestà, venerata e temuta, che tu protegga il dolce mio amore! [Il dolore si sta trasformando in una preghiera a Dio]
La croce che salva la gente, e me crea, invece, smarrimento: la croce mi provoca sofferenze e non mi serve a nulla pregare Dio. Oh croce dei pellegrini, perché mi hai distrutto così? Ohimè, misera e infelice che sono che ardo e brucio tutta d’amore!
Con la pace, l’imperatore governa tutto il mondo, ma contro di me dichiara guerra perché mi tolto il mio amato [unica speranza]. O Signore onnipotente e temuto, a voi mi raccomando di proteggere il mio dolce amico!
Quando colui che tanto mi amò e che io tanto amai, si fece crociato, non sospettai che per questo sarei stata abbattuta e costretta ad un’esistenza da prigioniera o tenuta segregata per tutta la mia restante vita. [Questa strofa si spiega con un’usanza medioevale: la partenza dell’uomo amato per la crociata, comportava per la donna una vita di clausura e di tristezza fintanto che non fosse ritornato]
Preghiera e Rassegnazione
Le navi sono ai loro bacini di ancoraggio: spero che possano partire con un vento favorevole, e il mio amore con esse e con tutti coloro che devono partire [gli altri crociati]. Oh Padre creatore, conducile sicure alla meta, poiché sono partite per servire la tua santa Croce! [Qui viene riaffermata ancora una volta la rassegnazione della donna, seguita, immediatamente dopo da una preghiera]
Perciò ti prego, o Dolcietto [nome di un poeta], tu che conosci il mio dolore, di comporre una piccola poesia sulla mia sofferenza e di inviarlo in Siria: io non posso trovar pace né di giorno, né di notte: la mia vita è laggiù in un un paese d’oltremare.
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini e la vita di Rinaldo d'Acquino?
- Quali sono i contributi letterari di Rinaldo d'Acquino?
- Qual è il tema principale della canzonetta di Rinaldo d'Acquino?
- Come viene espressa la preghiera e il lamento della donna nella canzonetta?
- Qual è il significato della preghiera e rassegnazione nella canzonetta?
Rinaldo d'Acquino nacque in Irpinia e fu soprannominato "Il Pugliese". Era un conte della casata d'Aquino e si dice che fosse parente di S. Tommaso d'Aquino. Fu falconiere dell'imperatore Federico II di Svevia e sposò sua figlia Violante. Morì probabilmente tra il 1279 e il 1281.
Rinaldo d'Acquino è noto per un sonetto e alcune canzoni, tra cui "Per fin’ amore vao sì allegramente", citata da Dante nel "De vulgari eloquentia". È considerato uno dei massimi poeti prima di Dante, con una cultura elevata e uno stile poetico aristocratico.
La canzonetta tratta del dolore della partenza per le crociate, esprimendo il contrasto tra sentimento religioso e amoroso. Una donna prega Dio di proteggere l'uomo amato partito per la VI crociata, mostrando rassegnazione e fede intrecciate con la passione.
La donna esprime il suo dolore e prega Dio di proteggere l'uomo amato partito per la Terrasanta. Si sente tradita e in preda a sofferenze, chiedendo protezione divina per il suo amore e lamentando la sua condizione di solitudine e tristezza.
La donna spera che le navi partano con vento favorevole e prega per la sicurezza del suo amore e degli altri crociati. Mostra rassegnazione accettando la partenza come servizio alla Croce, e chiede a un poeta di comporre una poesia sul suo dolore da inviare in Siria.