Concetti Chiave
- I sette peccati capitali sono una classificazione di vizi secondo gli insegnamenti cristiani e includono superbia, avidità, ira, invidia, lussuria, gola e accidia.
- Il concetto moderno dei sette peccati capitali è stato influenzato dai pensieri malvagi elencati dal monaco del IV secolo, Evagrius Ponticus.
- L'opera "I Sette Peccati Capitali" di Hieronymus Bosch, o di un suo imitatore, è un dipinto realizzato tra il 1500-1525, ora esposto al Museo del Prado di Madrid.
- Il dipinto di Bosch include quattro medaglioni raffiguranti la morte, il Giudizio Universale, l'Inferno e il Paradiso, circondando un cerchio con i sette vizi capitali.
- Ciascun peccato capitale nel dipinto è rappresentato attraverso scene simboliche, come l'ira mostrata come una lite e l'invidia attraverso un proverbio fiammingo.
In questo appunto vengono descritti i sette peccati capitali e il dipinto di Hieronymus Bosch riguardante i sette peccati capitali. Di seguito sono riportate tutta una serie di informazioni su che cosa sono i vizi capitali, qual è la loro origine e nello specifico viene descritto il dipinto di Hieronymus Bosch in merito come sopra accennato.
Indice
Origine e classificazione dei vizi
Quando si parla dei sette peccati capitali ci si riferisce ad un raggruppamento e classificazione dei vizi all'interno degli insegnamenti cristiani, nonostante essi non siano nominati all’interno del sacro libro che è la Bibbia.
I vizi elencati sono sette: superbia, avidità, ira, invidia, lussuria, gola e accidia, che a sua volta si contrappongono alle sette virtù celesti. Questa classificazione ha avuto origine con la figura dei Padri del Deserto (in particolare modo con Evagrio Pontico) che identificavano sette pensieri oppure spiriti malvagi che dovevano essere superati.
Influenza della Chiesa cattolica
La Chiesa cattolica ha cercato di utilizzare la struttura dei sette peccati capitali per dare un aiuto alle persone in modo tale da frenare le loro inclinazioni malvagie prima che potesse diventare un problema più grave. Ci si è concentrati soprattutto sull'orgoglio, che viene considerato il peccato che distacca l'anima dalla grazia e che rappresenta l'essenza stessa del male, insieme ad un altro vizio che è l'avidità. Entrambi si trovano alla base di tutti gli altri peccati. I sette peccati capitali sono stati discussi nei trattati ed inoltre rappresentati anche nei dipinti e nelle decorazioni scultoree delle chiese cattoliche e nei libri di testo più antichi. Tali peccati, insieme ai peccati contro lo Spirito Santo e ai peccati che chiedono vendetta al Cielo, vengono insegnati soprattutto nelle tradizioni cristiane occidentali come cose da deplorare.
Radici storiche e filosofiche
I sette peccati capitali, come siamo soliti conoscerli attualmente, hanno delle origini risalenti ai tempi dei greci e dei romani precristiani. Nell’ambito dell’antica Grecia, l'Etica nicomachea del filosofo Aristotele va a catalogare varie eccellenze o virtù. Secondo il filosofo ciascuna qualità positiva rappresenta una media aurea tra due estremi, ognuno dei quali è rappresentata da un vizio. Per fare un esempio il coraggio rappresenta la virtù di saper affrontare la paura e qualsiasi minaccia. Di conseguenza se il coraggio è in eccesso si parla di imprudenza, mentre se il coraggio è carente si parla di codardia. Inoltre, Aristotele cataloga come virtù il coraggio, l’autocontrollo, la generosità, la magnanimità, la rabbia misurata, l'amicizia, l'acutezza e la grazia. Invece c’erano anche gli scrittori romani, come per esempio Orazio, che celebravano le virtù e mettevano in guardia contro i vizi.
Evagrius Ponticus e i pensieri malvagi
Come si è detto precedentemente, il concetto moderno dei sette peccati capitali è legato alle opere del monaco del IV secolo Evagrius Ponticus, il quale elencò dei pensieri malvagi: il peccato di gola, la prostituzione, l’avarizia, la tristezza, l’invidia, tristezza per la fortuna di un altro, l’ira, l’accidia e l’orgoglio, l’arroganza e la grandiosità.
Il dipinto di Hieronymus Bosch
I Sette peccati capitali è anche un’opera ad olio su tela dell’artista Hieronymus Bosch o probabilmente di un suo imitatore; si pensa che sia stata realizzata tra il 1500-1525 circa ed è conservata attualmente nel Museo del Prado di Madrid.
Quest’opera dal titolo I sette peccati capitali viene ricordata come uno dei dipinti mandati da Filippo II di Spagna all'Escorial avvenuto nel 1574. Il periodo di realizzazione è ancora molto incerto: inizialmente si pensava fosse stata realizzata intorno al 1485 circa, successivamente in seguito a vari studi è emerso che probabilmente è stata realizzata nell’ultima fase del 1400, agli inizi del 1500 e forse è stata completata solo dopo la morte dell'artista avvenuta nel 1516 da parte di un suo collaboratore.
Descrizione dettagliata del dipinto
Il dipinto intitolato I sette peccati capitali si compone di quattro piccoli medaglioni che rappresentano la morte di una persona che ha commesso un peccato, il Giudizio Universale, l'Inferno e il Paradiso. Tutti questi medaglioni sono disposti agli angoli della tavola e circondano un cerchio più ampio in cui sono riprodotti i vizi capitali, mentre nella pupilla c’è il Cristo che si solleva dal proprio sepolcro entro una fascia di raggi dorati che simboleggiano l'occhio di Dio. Al di sotto di questa figura, è stata incisa una scritta in lingua latina. Nel dipinto sono presenti le sette scene che raffigurano i sette vizi capitali, nello specifico nella parte bassa seguendo un senso orario è stata raffigurata l’ira, successivamente troviamo l’invidia, poi l’avarizia, la gola, l’accidia, la lussuria e la superbia. Tra i sette peccati capitali ad esempio, l’ira è stata rappresentata dall’artista come una sorta di lite tra due persone che hanno bevuto dell’alcol che viene sedata dalla figura di una donna. Poi c’è l’invidia che viene raffigurata attraverso un proverbio di origine fiamminga che racconta di due cani che non hanno come obiettivo quello di prendere l’osso più vicino a loro, ma vogliono prendere quello più lontano e difficile da raggiungere. Questo sta a significare che loro aspirano a qualcosa che in realtà è irraggiungibile per loro. L’avarizia viene rappresentata come un giudice sleale che non si schiera da nessuna delle due parti, anzi accetta dei soldi da ambo le parti concorrenti. Poi c’è l’ingordigia che viene rappresentata da due persone di campagna che si cibano in modo smisurato di fronte ad un bambino in sovrappeso. L’accidia è rappresentata da un uomo che dorme in una casa ospitale che possiede un camino fino al momento in cui gli appare una suora, che simboleggia la Fede, la quale cerca di farlo ritornare sulla retta via. Invece la lussuria è rappresentata da degli amanti che brindano insieme sotto un tendone. Infine la superbia viene rappresentata come una donna che si guarda l’acconciatura attraverso uno specchio sorretto da un diavolo.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine dei sette peccati capitali?
- Come ha influenzato la Chiesa cattolica la percezione dei sette peccati capitali?
- Quali sono le radici storiche e filosofiche dei sette peccati capitali?
- Chi era Evagrius Ponticus e quale fu il suo contributo ai sette peccati capitali?
- Come è rappresentato il tema dei sette peccati capitali nel dipinto di Hieronymus Bosch?
I sette peccati capitali hanno origine dagli insegnamenti cristiani e sono stati classificati dai Padri del Deserto, in particolare da Evagrio Pontico, che identificava sette pensieri malvagi da superare.
La Chiesa cattolica ha utilizzato la struttura dei sette peccati capitali per aiutare le persone a frenare le loro inclinazioni malvagie, concentrandosi soprattutto sull'orgoglio e l'avidità, considerati alla base di tutti gli altri peccati.
Le radici storiche e filosofiche risalgono ai tempi dei greci e dei romani precristiani, con influenze dall'Etica nicomachea di Aristotele, che catalogava le virtù come medie auree tra due estremi rappresentati da vizi.
Evagrius Ponticus era un monaco del IV secolo che elencò pensieri malvagi, contribuendo al concetto moderno dei sette peccati capitali, includendo peccati come gola, avarizia, invidia, ira, accidia e orgoglio.
Nel dipinto di Hieronymus Bosch, i sette peccati capitali sono rappresentati in un cerchio centrale con scene che illustrano ciascun vizio, circondato da medaglioni che raffigurano la morte, il Giudizio Universale, l'Inferno e il Paradiso.