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Concetti Chiave

  • La figura del cavaliere, emersa intorno all'anno Mille, era legata a un codice di fedeltà, lealtà, virtù e cortesia, diventando centrale nel 1200 con guerre e riconquiste.
  • Le chanson de geste, poemi epici francesi del XIII secolo, narravano le gesta dei cavalieri, con tre cicli principali: carolingio, narbonese e dei vassalli ribelli.
  • Ludovico Ariosto nel XIV secolo introdusse l'ironia nel genere cavalleresco, unendo temi del ciclo carolingio e bretone, distaccandosi dagli ideali medievali.
  • Nel XV secolo, Cervantes scrisse Don Chisciotte, una parodia che criticava l'esagerazione dei romanzi cavallereschi, mostrando i valori cavallereschi come anacronistici.
  • Il Cavaliere Inesistente di Italo Calvino combina elementi fantastici e critiche sociali, rappresentando l'emblema dell'uomo moderno privo di identità, ridefinendo il genere cavalleresco.

Indice

  1. Origini e Codice Cavalleresco
  2. Evoluzione e Idealizzazione dei Cavalieri
  3. Chanson de Geste e Cicli Epici
  4. Ciclo Bretone e Leggende Celtiche
  5. Innovazioni di Ludovico Ariosto
  6. Parodia di Cervantes: Don Chisciotte
  7. Victor Hugo e la Leggenda dei Secoli
  8. Calvino e il Cavaliere Inesistente

Origini e Codice Cavalleresco

La figura del cavaliere nacque intorno all’anno Mille. Questi ultimi dovevano seguire il cosiddetto codice cavalleresco che risultava essere l’insieme delle norme di fedeltà, lealtà, virtù, cortesia.

Evoluzione e Idealizzazione dei Cavalieri

I cavalieri, però, iniziarono ad avere una maggiore considerazione nel 1200 quando con la guerra contro l’islam e la reconquista spagnola questa figura iniziò ad essere istituzionalizzata.

Da questo periodo i cavalieri vennero idealizzati ed ispirarono numerosi poeti e scrittori.

Chanson de Geste e Cicli Epici

In Francia dal XIII secolo nacque la Chanson de Geste, poemi epici scritti in lingua d’oil che narravano le gesta di cavalieri vittoriosi.

Esistevano tre cicli delle chanson de geste:

• Ciclo carolingio

• Ciclo narbonese

• Ciclo dei vassalli ribelli

Nel ciclo carolingio venivano raccontate le vicende di Carlo Magno e dei suoi Paladini. Uno dei poemi appartenenti a questo ciclo è la Chanson de Roland, il protagonista era Orlando che rappresentava il modello di cavaliere amante della giustizia, fedele al proprio imperatore e alla fede cristiana. I paladini venivano considerati come dei veri e propri eroi che in qualunque momento erano pronti a salvaguardare i più deboli. Non c’era spazio per le donne per cui i protagonisti assoluti erano i paladini in armi.

Ciclo Bretone e Leggende Celtiche

Il ciclo bretone era, invece, basato su antiche leggende celtiche riguardanti le imprese di re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Questi cavalieri erano in cerca di onore, avventure e soprattutto della gloria individuale. Nonostante affiancassero il proprio re in guerra erano dei cavalieri erranti che aspiravano alla perfezione della loro nomina, nonostante ciò non erano indenni, durante il cammino, agli errori della natura umana. Oltre questa motivazione compievano delle imprese straordinarie anche per amore delle loro dame.

Innovazioni di Ludovico Ariosto

Una novità venne introdotta da Ludovico Ariosto, nel XIV secolo, il quale intrecciò le tematiche del ciclo carolingio con quelle del ciclo bretone attraverso l’ironia. Ariosto si distaccò così dagli ideali medioevali di perfezione. Quest’innovazione era presente nel Orlando Furioso, il quale protagonista, come nella Chanson de Roland, era Orlando. Il giovane era bello, coraggioso, leale, pronto a morire per il suo re. Le cose però cambiarono quando incontrò Angelica che lo rese furioso. Orlando diventò cosi un innamorato maldestro, fino a perdere completamente il senno a causa della gelosia. Grazie all’aiuto di Astolfo lo ritroverà in un'ampolla sulla Luna. I cavalieri cercavano l’onore nelle loro avventure, ma questa virtù non era da loro considerata la principale. La vera motivazione era l’amore. E proprio questo sentimento metteva a repentaglio la dignità dei cavalieri. Lo scopo finale era ricevere una fama che fosse proporzionata alla loro forza fisica, alla loro bravura e alla loro fede.

Parodia di Cervantes: Don Chisciotte

Nel XV secolo Miguel de Cervantes decise di scrivere un romanzo parodico, il Don Chisciotte della Mancia. Il protagonista era Alonso Quijano, un nobile che, impazzito leggendo troppi romanzi cavallereschi, decise di diventare il cavaliere errante “Don Chisciotte”. Accompagnato dal suo fedele scudiero Sancho Panza, intraprese missioni idealistiche, cercando di restaurare la giustizia, confondendo però la realtà con l’immaginazione. Lo scopo di Cervantes era quello di polemizzare l’esagerazione presente nei romanzi cavallereschi per cui inventò il famoso cavaliere. Don Chisciotte era l'emblema dei valori cavallereschi che, però, non potevano essere messi in pratica nell'epoca in cui Cervantes. Alonso si convinse così di essere un cavaliere errante che doveva proteggere i deboli, gli oppressi e che doveva conservare i valori dell'onore e della cortesia tipici di un cavaliere. Diventò l'incarnazione dell'uomo che si batte contro le convenzioni, le prevaricazioni, senza temere di essere sconfitto, spinto esclusivamente dai suoi grandi ideali.

Victor Hugo e la Leggenda dei Secoli

Victor Hugo, invece, nel XIX secolo scrisse la Leggenda dei secoli. Essa era un’opera monumentale composta da una serie di poemi epici. La trama era vasta ed ampia essendo che trattava di diverse epoche storiche, miti e leggende. La figura del cavaliere appariva in diversi contesti simbolizzando spesso virtù come coraggio, onore e devozione. Esso incarnava gli ideali nobili e le aspirazioni eroiche.

Calvino e il Cavaliere Inesistente

Per quanto riguarda l’Italia del 900, ricordiamo il Cavaliere Inesistente di I.Calvino. Il libro mescolava elementi fantastici e ironici, ma con la copresenza di una sottile critica alle rigide strutture sociali e alle idealizzazioni presenti nel mondo cavalleresco, contribuendo a ridefinire il genere attraverso un approccio moderno. Tant’è che il protagonista rappresentava l’emblema dell’uomo moderno, il quale sembrava essere completamente privo di una propria identità. Il protagonista era Agilulfo di Guildivern, un cavaliere paradossale, di Carlo Magno, in quando era totalmente privo di corpo fisico. Nonostante la sua armatura fosse vuota, priva di un corpo reale, il suo spirito era profondamente legato all’idea del cavaliere perfetto. Agilulfo si innamorerà di una dama di corte, Bradamante, e la sua impossibilità di esistere fisicamente diventerà un ostacolo nel perseguire una relazione. Bradamante era una donna cavaliere che poi si rivelerà essere la monaca narratrice del romanzo.

“…non era un soldato, era una donna bellissima, non solo il viso, sull’armatura vestiva una tunica color pervinca..”

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Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine della figura del cavaliere e quali erano i principi del codice cavalleresco?
  2. La figura del cavaliere nacque intorno all'anno Mille e doveva seguire il codice cavalleresco, basato su fedeltà, lealtà, virtù e cortesia.

  3. Come vennero idealizzati i cavalieri nel 1200 e quali furono le conseguenze di questa idealizzazione?
  4. Nel 1200, con la guerra contro l'islam e la reconquista spagnola, i cavalieri iniziarono ad essere istituzionalizzati e idealizzati, ispirando poeti e scrittori.

  5. Quali erano i tre cicli principali delle chanson de geste e di cosa trattavano?
  6. I tre cicli principali erano il ciclo carolingio, che narrava le vicende di Carlo Magno e dei suoi Paladini; il ciclo narbonese; e il ciclo dei vassalli ribelli.

  7. In che modo Ludovico Ariosto ha innovato il genere cavalleresco nel XIV secolo?
  8. Ludovico Ariosto, nel XIV secolo, ha innovato il genere cavalleresco intrecciando le tematiche del ciclo carolingio con quelle del ciclo bretone attraverso l'ironia, distaccandosi dagli ideali medievali di perfezione.

  9. Qual è il messaggio principale del Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes?
  10. Il Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes è una parodia dei romanzi cavallereschi che critica l'esagerazione presente in questi romanzi, presentando il protagonista, Alonso Quijano, come un emblema dei valori cavallereschi irrealizzabili nell'epoca di Cervantes, che si batte per ideali nobili nonostante la realtà.

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