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Concetti Chiave

  • Il poema di Leopardi, composto nel 1820, è stato pubblicato con vari titoli fino a stabilirsi come "La sera al dì di festa" nel 1835.
  • I primi versi descrivono un paesaggio notturno ispirato all'Iliade e ad altri autori classici, con la luna che illumina la scena.
  • La poesia esplora il contrasto tra la serenità del paesaggio e il tormento interiore del poeta, accentuato dall'indifferenza della donna amata.
  • Versi centrali trattano la sofferenza amorosa e la natura matrigna, con il poeta riflettendo sulla caducità della vita umana.
  • Il poema è un viaggio interiore che, partendo dalla contemplazione, conduce all'accettazione della solitudine e alla consapevolezza esistenziale.

Indice

  1. Origine e pubblicazione del componimento
  2. Descrizione del paesaggio notturno
  3. Sofferenza amorosa e natura matrigna
  4. Riflessioni sulla caducità e il tempo
  5. Il viaggio interiore dell'io

Origine e pubblicazione del componimento

La sera del dì di festa fu composto da Giacomo Leopardi a Recanati, nella primavera del 1820. Fu pubblicato per la prima volta, con gli altri idilli, sul Nuovo Ricoglitore nel 1825, col titolo La sera del giorno festivo, poi nei Versi del 1826 e nei Canti del 1831. Il componimento assunse il titolo attuale solo nel 1835, quando venne pubblicata la seconda edizione dei Canti a cura dell’amico Antonio Ranieri.

Descrizione del paesaggio notturno

I versi 1-14 contengono la descrizione del paesaggio notturno ricalcato sul modello dell’Iliade (VIII, 555-59) di Omero, tradotto dallo stesso Leopardi nel Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica. Ricorda inoltre passi di altri autori classici, quali Ovidio, Virgilio e Petrarca.

Il paesaggio notturno è dominato dalla pace e illuminato dalla luna che contrasta con il senso di inderteminatezza e il tormento interiore di Leopardi e fa da sfondo alla sua confessione sentimentale. Il lessico adoperato è quello tipico della poesia amorosa: «O donna mia», apostrofe che sottolinea l’indifferenza della donna amata alle sue sofferenze, in analogia con l’indifferenza della natura.

I sentieri sono sgombri, solo qualche casa è ancora illuminata dalla luce delle lampade. La giovane dorme («Tu dormi… Tu dormi, anafora), priva di preoccupazione alcuna e inconsapevole del dolore che la sua indifferenza causa al poeta, mentre questi è intento ad osservare il cielo solo apparentemente benigno.

Sofferenza amorosa e natura matrigna

Nei versi successivi 15-33 ci si addentra negli argomenti centrali dell’idillio: la sofferenza amorosa e la constatazione di una natura matrigna. Un giorno di festa è appena terminato e la fanciulla nel sonno probabilmente ricorderà quanti ha colpito e quanti l’hanno colpita; l’oggetto dei suoi sogni non è certo il poeta, che si chiede piuttosto quanto ancora gli resti da vivere e vinto dalla disperazione «mi getto, e grido, e fremo» (scrive in un climax ascendente).

L’occasione lirica è del tutto quotidiana e realistica, ma si carica subito di valenze sentimentali: l’amore per la donna e la fine del giorno di festa, da Leopardi vissuta come esclusione dalla vita.

Riflessioni sulla caducità e il tempo

Da lontano ode il canto di un artigiano che si ritira a tarda notte nella sua umile dimora: come nell’Infinito, lo stimolo sensoriale induce il poeta a riflettere sulla caducità delle cose umane: «A pensar come tutto il mondo passa, E quasi orma non lascia».

Il tempo scorre inevitabilmente e l’uomo, il cui mondo è dominato dal caso («umano accidente»), non può fare nulla per impedirlo.

Ed ecco che la gloria dei popoli antichi, e soprattutto dei Romani, è solo un’eco lontana: gli enjambement ai versi 33-37 evidenziano il potere distruttivo del tempo che condanna all’oblio le grandi imprese dell’uomo («Tutto è pace e silenzio»).

Il richiamo all’infanzia, quando il poeta aspettava bramosamente il giorno di festa, diventa inevitabile. Il canto dell’artigiano che, spegnendosi a poco a poco nei sentieri in mezzo alla campagna, svelava al poeta bambino l’insoddisfazione del piacere del giorno di festa, stringe ancora il cuore a Leopardi: l’unico guadagno è aver preso consapevolezza dell’amara legge esistenziale che lo condanna.

Il viaggio interiore dell'io

L’idillio La sera del dì di festa si configura come un viaggio dell’io posto davanti al mondo naturale e umano esterno, per poi ritornare in sé in una riaffermazione della sua condizione di solitudine; un percorso dell’immaginazione e del pensiero che, dalla contemplazione della bellezza e dalla meditazione, arriva a un’acquisizione di conoscenza.

¹apostrofe figura retorica che consiste nel rivolgere bruscamente il discorso a un destinatario reale o immaginario in tono sdegnato o commosso.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine e la pubblicazione del componimento "La sera del dì di festa"?
  2. "La sera del dì di festa" fu composto da Giacomo Leopardi a Recanati nella primavera del 1820 e pubblicato per la prima volta nel 1825 sul Nuovo Ricoglitore. Assunse il titolo attuale nel 1835 nella seconda edizione dei Canti curata da Antonio Ranieri.

  3. Come viene descritto il paesaggio notturno nel componimento?
  4. Il paesaggio notturno è descritto come pacifico e illuminato dalla luna, contrastando con il tormento interiore di Leopardi. È ispirato all'Iliade di Omero e ad altri autori classici, e fa da sfondo alla confessione sentimentale del poeta.

  5. Quali sono i temi centrali dell'idillio nei versi 15-33?
  6. I temi centrali sono la sofferenza amorosa e la natura matrigna. Leopardi riflette sulla sua esclusione dalla vita e sulla disperazione causata dall'indifferenza della donna amata.

  7. Quali riflessioni emergono sulla caducità e il tempo?
  8. Leopardi riflette sulla caducità delle cose umane e il potere distruttivo del tempo, che condanna all'oblio le grandi imprese dell'uomo. Il tempo scorre inevitabilmente, e l'uomo non può impedirlo.

  9. Come si configura il viaggio interiore dell'io nel componimento?
  10. Il componimento si configura come un viaggio dell'io che, attraverso la contemplazione e la meditazione, riafferma la sua condizione di solitudine e acquisisce una nuova conoscenza esistenziale.

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