J.lee
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Concetti Chiave

  • La poesia utilizza un'alternanza tra toni emotivi e riflessivi, con una struttura di endecasillabi sciolti che mette in risalto il contrasto tra serenità e angoscia.
  • La descrizione del paesaggio notturno esprime un senso di tranquillità, mentre il poeta soffre per un amore non corrisposto, accentuando l'antitesi tra la serenità della donna e l'angoscia del poeta.
  • Il passaggio dal giorno festivo a quello lavorativo rappresenta il trascorrere del tempo e l'inevitabile passaggio delle vicende umane, con un forte senso di malinconia.
  • Il poeta riflette sulla caducità delle glorie passate e sull'infinità del tempo, evidenziando l'inutilità delle sue sofferenze di fronte all'implacabile scorrere del tempo.
  • Elementi di poetica del vago e dell'indefinito emergono attraverso il paesaggio notturno e il canto lontano, suggerendo una ricerca di infinito e di eterno nel tempo e nella natura.

Dolce e chiara è la notte e senza vento,

E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti

Posa la luna, e di lontan rivela

Serena ogni montagna. O donna mia,

Già tace ogni sentiero, e pei balconi

Rara traluce la notturna lampa:

Tu dormi, che t’accolse agevol sonno

Nelle tue chete stanze; e non ti morde

Cura nessuna; e già non sai né pensi

Quanta piaga m’apristi in mezzo al petto.

Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno

Appare in vista, a salutar m’affaccio,

E l’antica natura onnipossente,

Che mi fece all’affanno.

A te la speme

Nego, mi disse, anche la speme; e d’altro

Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.

Questo dì fu solenne: or da’ trastulli

Prendi riposo; e forse ti rimembra

In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti

Piacquero a te: non io, non già ch’io speri,

Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo

Quanto a viver mi resti, e qui per terra

Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi

In così verde etate! Ahi, per la via

Odo non lunge il solitario canto

Dell’artigian, che riede a tarda notte,

Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;

E fieramente mi si stringe il core,

A pensar come tutto al mondo passa,

E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito

Il dì festivo, ed al festivo il giorno

Volgar succede, e se ne porta il tempo

Ogni umano accidente. Or dov’è il suono

Di que’ popoli antichi? or dov’è il grido

De’ nostri avi famosi, e il grande impero

Di quella Roma, e l’armi, e il fragorio

Che n’andò per la terra e l’oceano?

Tutto è pace e silenzio, e tutto posa

Il mondo, e più di lor non si ragiona.

Nella mia prima età, quando s’aspetta

Bramosamente il dì festivo, or poscia

Ch’egli era spento, io doloroso, in veglia,

Premea le piume; ed alla tarda notte

Un canto che s’udia per li sentieri

Lontanando morire a poco a poco,

Già similmente mi stringeva il core.

Indice

  1. La notte serena e il dolore
  2. Il passaggio del tempo e la storia
  3. Il paesaggio e l'infinità

La notte serena e il dolore

La notte è dolce e chiara senza vento, e la luna sta immobile sopra i tetti e in mezzo agli orti, e in lontananza si evidenzia ogni montagna. Oh donna mia, già ogni sentiero è silenzioso e attraverso le finestre traspare qua e là una luce notturna: tu dormi poiché un facile sonno ti ha accolto nelle silenziose stanze e non c'è nulla che ti preoccupi e certo non sei consapevole del dolore che mi hai causato. Tu dormi e io mi affaccio a osservare un cielo così benevolo all'apparenza e l'assoluta potenza della natura che mi ha fatto nascere e soffrire. A te la speranza nego, disse anche quella, e i tuoi occhi possano essere colmi solo di pianto. Questa giornata è stata di festa, ora ti riposi dai divertimenti e forse rivedi in sogno quelli ai quali oggi sei piaciuta e quelli che sono piaciuti a te. Certo, non ci sono io, non che io lo speri, e intanto so quanto mi resta da vivere e mi getto qui in terra e grido, mi agito.

Il passaggio del tempo e la storia

Oh giorni orribili, in un'età così giovane ahimè sento non lontano lungo la via del canto solitario dell'artigiano che torna a tarda a notte dopo i divertimenti al suo povero ostello, e crudelmente mi si stringe il cuore, pensando a come tutto al mondo passa, senza quasi lasciare segno. Ecco, il giorno festivo è passato, e adesso arriva quello feriale e il tempo trasporta con sé ogni vicenda umana. Dov'è l'eco delle imprese di quei popolo antichi? Dov'è la fama dei nostri famosi antenati? E il grande impero romano e il frastuono delle armi si diffuse ovunque. Ove tutto è pace e silenzio, e il mondo riposa e di loro non si parla più. Da fanciullo, quando si attende con grande desiderio il giorno di festa e quando poi è finito, e io soffrendo stavo sveglio cercando di dormire, a inoltrata notte un canto che si sentiva in lontananza per i sentieri mi stringeva il cuore già allo stesso modo di adesso.

Il poeta compone l'opera utilizzando endecasillabi sciolti e traccia nel testo un'alternanza fra proposizioni brevi e lunghe; i toni presenti sono due: emotivo e riflessivo. Inizialmente predomina quest'ultimo, al quale si sostituisce il primo che mette in primo piano i sentimenti che il poeta prova per la donna. Il passaggio del giorno festivo a quello lavorativo viene messo in rilievo attraverso l'utilizzo di vari enjambements; per l'esempio nei vv. 25-26 il solitario canto dell'artigian e ai vv 31-32 Ecco, è fuggito il giorno di festa. Nella prima parte si ha una descrizione del paesaggio lunare, il quale appare in un momento di grande tranquillità, espressa anche attraverso i termini chiara e dolce. Oltre alla descrizione del paesaggio nei vv 4-10, s'introduce la figura della donna, la quale è oggetto di desiderio del poeta, il cui amore non viene ricambiato. In questa parte l'autore paragona se stesso alla donna, creando un'antitesi, dove egli la descrive come una figura serena ed essa viene colta nel brano durante un dolce riposo, mentre il poeta diversamente è afflitto dall'angoscia, destinato a piangere e soffrire, con la consapevolezza di non avere neanche una speranza sulla quale poter contare. Altra presenza nel testo è quella della teoria della visione nei vv 5-6 pei balconi rara traluce la notturna lampa, in quanto la presenza della luce determina un impedimento della stessa ad un'irradiazione completa e nel vv 6 la parola lampa rivela un linguaggio aulico che prevale su quello comune. I vv 11-16 esprimono il dolore che egli prova a causa della natura; infatti nei vv 14-17 A te.......pianto, la natura maledice il poeta, affermando l'inesistenza di un rimedio nei vv 14-15 col termine speme. Procedendo, nei vv 21-24, si descrive la sofferenza del poeta che raggiunge il limite, sottolineato soprattutto nei vv 22-23 e qui per terra mi getto e grido e fremo. Nei vv 24-33, si evidenzia il cambiamento di tema rispetto alla prima parte, in quanto si parla non più del rapporto poeta-donna, ma di quello tra poeta e tempo, dinnanzi al quale il poeta si mostra insofferente, in quanto, a seguito dell'amore del quale è stato privato, ne teme il suo procedere. Nei vv 33-39 il poeta tocca l'ambito storico domandandosi che fine ha fatto il popolo romano e ciò viene espresso nei vv 33-37 Or dov'è....l'oceano?. I vv 40-46 infine terminano l'opera descrivendo il tempo dell'infanzia, espresso del v. 40 Nella mia prima età.....!. Le ultime parole descrivono un ricordo del passato che rispecchia il presente del poeta, in quanto in entrambi i periodi il canto da l'idea dell'infinità del tempo e della natura.

Il paesaggio e l'infinità

All'interno della poesia l'autore ricorre alla poetica del vago e dell'indefinito: infatti l'idillio comincia descrivendo un paesaggio notturno, il quale è illuminato dalla luce lunare, la quale è un'immagine espressiva del vago e dell'indefinito, in quanto dà all'uomo l'illusione di poter raggiungere l'infinito. Sin dalla prima parte del testo si ha un'idea della vastità dello spazio, e ciò lo possiamo intuire osservando i termini la notte, tetti e gli orti, attraverso i quali esprime un senso di lontananza, dalla quale scaturisce una suggestione vaga; per esempio nei vv. 45-46 compaiono le parole similmente, stringeva, e lontanando. Oltre ai temi del vago e dell'indefinito, Leopardi ne inserisce altri, presenti nel brano poetico Infinito e, anche in questo caso, possiamo cogliere subito queste tematiche attraverso elementi visivi, ad esempio nei vv 1-4 Il paesaggio iniziale, e elementi uditivi, ad esempio nel v. 25 il canto dell'artigiano. Questi elementi pertanto, così come accade nell'opera Infinito, arrivano ad elaborare un concetto finale, il quale è presente nei vv. 40-46 che sottolineano come tutte le infelicità del poeta abbiano poca importanza, poiché esse sono destinate a scomparire con l'andare del tempo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'atmosfera descritta nella poesia?
  2. La poesia descrive una notte dolce e chiara, senza vento, con la luna che illumina serenamente il paesaggio, creando un'atmosfera di tranquillità.

  3. Come viene rappresentato il dolore del poeta?
  4. Il dolore del poeta è rappresentato attraverso il contrasto con la serenità della donna amata, che dorme tranquilla, mentre lui è afflitto dall'angoscia e dalla consapevolezza della sua sofferenza.

  5. Qual è il significato del passaggio del tempo nella poesia?
  6. Il passaggio del tempo è visto come un processo inevitabile che porta via ogni evento umano, lasciando solo pace e silenzio, e il poeta riflette sulla transitorietà della vita e della storia.

  7. In che modo il poeta utilizza la poetica del vago e dell'indefinito?
  8. Il poeta utilizza la poetica del vago e dell'indefinito attraverso la descrizione di un paesaggio notturno illuminato dalla luna, che evoca un senso di vastità e lontananza, suggerendo l'illusione dell'infinito.

  9. Quali sono i temi principali trattati nella poesia?
  10. I temi principali includono la serenità della notte, il dolore personale del poeta, il passaggio del tempo e la storia, e la poetica del vago e dell'indefinito, che riflettono sulla natura transitoria della vita e delle emozioni.

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