Concetti Chiave
- Il canto "La sera del dì di festa" di Leopardi esplora la disperazione del poeta per un amore non corrisposto, ambientato in una notte silenziosa e indifferente.
- Il testo è suddiviso in cinque fasi descrittive che spaziano dalla descrizione del paesaggio notturno alla riflessione sulla propria infanzia.
- Leopardi utilizza il silenzio notturno per rappresentare un oblio universale, paragonando la fine dei popoli antichi alla sua personale sofferenza.
- Un tema centrale è l'opposizione tra passato, presente e futuro, sottolineando un dolore costante e inevitabile che attraversa tutte le epoche.
- Il clima notturno viene descritto con aggettivi sfumati, riflettendo un'atmosfera dolce e chiara, ma al contempo distante e ignorante del dolore del poeta.
Indice
Contesto e pubblicazione del canto
Canto scritto nella città natale Recanati tra il 1819 e il 1921, anche se venne pubblicato per la prima volta solamente nel 1826, ma la versione definitiva compare nei Canti quasi dieci anni dopo, nel 1835.
Nel testo emerge chiaramente la disperazione del poeta, che in una notte "dolce e chiara" si ritrova a contemplare l'amata contenta mentre lui soffre nel suo amore non corrisposto, la narrazione si può in particolare dividere in cinque fasi descrittive:
1.
Descrizione del paesaggio e dell'amata
Descrizione dettagliata del paesaggio notturno, dal primo al quarto verso;
2. Descrizione della donna amata che rimane indifferente al dolore del poeta, dal quarto al ventunesimo verso;
3.
Dolore e destino inesorabile
Descrizione del patimento dell'io poetico e della sua visione di un destino inesorabile a cui non potrà scampare, dal ventunesimo al trentesimo verso;
4.
Visione del giorno di festa
Descrizione della visione del giorno di festa comparata alla fine dei grandi popoli del passato, dal trentesimo al trentanovesimo verso;
5.
Passato e nostalgia di Leopardi
Descrizione del passato di Leopardi, il quale ricorda sensazioni simili di nostalgia anche durante la propria infanzia, dal quarantesimo al quarantaseiesimo verso;
Silenzio e oblio universale
Il tutto avviene con lo sfondo notturno tipicamente romantico, ma come la donna e la natura, anche questa notte ignora e esclude il poeta con un silenzio aberrante. Il silenzio si riscontra poi a livello internazionale e assoluto, e ogni cosa è destinata ad essere inghiottita in questo oblio, l'autore riporta l'esempio del popolo degli antichi romani, che dopo il sfarzoso successo "più di lor non si ragiona".
Dolore inevitabile e condizione notturna
La voce di Leopardi si fa però sentire prestando la propria voce alla natura ("a te la speme nego", verso 14), ma anche facendo risuonare la propria con termini taglienti che risuonano come: grido, chieggo. Altro tema fondamentale affrontato da Leopardi è l'opposizione tra passato, presente e futuro, ma la cosa che rimane uguale è il dolore, Leopardi afferma infatti di provare la stessa sensazione davanti al giorno di festa appena passato, anzi forse nel presente questa emozione appare esponenziale. Questo dolore da lui provato è in realtà non per forza assodabile come solo personale, va infatti ad incarnare un dolore inevitabile e assoluto per la fine di ogni cosa nella propria vita. Ovviamente questa miserabile condizione viene suggestionata anche dal clima notturno, descritto con aggettivi vaghi e dai contorni di significato molto sfumati, come ad esempio dolce e chiara per riferirsi alla notte oppure questa per riferirsi invece alla luna.
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto di pubblicazione del canto di Leopardi?
- Come viene descritta l'amata nel canto?
- Qual è la visione di Leopardi sul destino e il dolore?
- Qual è il significato del silenzio e dell'oblio universale nel canto?
Il canto fu scritto a Recanati tra il 1819 e il 1821, pubblicato per la prima volta nel 1826, e la versione definitiva apparve nei Canti nel 1835. Esprime la disperazione del poeta per un amore non corrisposto.
L'amata è descritta come indifferente al dolore del poeta, in un paesaggio notturno dettagliato, dal quarto al ventunesimo verso.
Leopardi descrive un destino inesorabile e un dolore inevitabile, che si riflette nella sua visione del giorno di festa e nella nostalgia del passato, dal ventunesimo al trentanovesimo verso.
Il silenzio notturno esclude il poeta, rappresentando un oblio universale in cui tutto è destinato a scomparire, come il popolo romano, e il dolore diventa una condizione inevitabile e assoluta.