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Concetti Chiave

  • La poetica di Leopardi esprime un pessimismo basato sul dolore e l'infelicità come condizioni permanenti della vita.
  • Leopardi analizza il rapporto tra l'uomo e la Natura, interrogandosi sul significato della vita e sulla causa del dolore.
  • La Natura, inizialmente vista come benevola, diventa una figura maligna che inganna l'uomo con illusioni di felicità.
  • Il pessimismo leopardiano evolve da individuale a storico e cosmico, estendendo l'infelicità a tutti gli esseri del creato.
  • Ne La ginestra, Leopardi immagina una lotta collettiva dell'umanità contro la Natura, nonostante escluda la possibilità di felicità.

Indice

  1. La visione pessimistica di Leopardi
  2. L'uomo e la Natura
  3. La Natura matrigna
  4. Il pessimismo cosmico
  5. La lotta titanica finale

La visione pessimistica di Leopardi

Nell’opera poetica di Giacomo Leopardi emerge la sua pessimistica concezione della vita, dominata dal dolore e dall’infelicità. La gioia è solo momentanea, è cessazione del dolore e al di là del dolore c’è la «noia» che spegne nel cuore il desiderio di vivere.

L'uomo e la Natura

Al centro della meditazione di Leopardi c’è l’uomo e il suo rapporto con la Natura.

Gli interrogativi ai quali cercò sempre risposta sono: qual è il significato della vita? Perché la Natura ci condanna al dolore e alla morte? Può l’uomo conoscere il piacere e la felicità?

La Natura matrigna

Per Giacomo Leopardi la causa dell’infelicità umana è la Natura. Essa, in un primo momento vista come «buona e benigna», aveva creato l’uomo capace di illudersi, e dunque destinato a una forma di felicità (benché illusoria); ma corrotta e dissipata dagli uomini col progresso della ragione e della scienza, è divenuta «matrigna» malvagia e feroce, in quanto suscita nell’uomo speranze e illusioni che poi delude sempre, o indifferente (ad esempio nel Dialogo della Natura e di Islandese la Natura, rappresentata come un mostro immenso, all’interlocultore, che la investe con violente accuse, dichiara la sua assoluta indifferenza per la sorte degli uomini).

Il pessimismo cosmico

La felicità nasce dunque dal desiderio di felicità che è in ciascuno di noi e dall’impossibilità di conseguirla. E così il pessimismo leopardiano da individuale diventa storico, nel senso che tutti gli uomini sono soggetti alla stessa legge di inganno da parte della Natura, e infine evolve nel cosiddetto pessimismo cosmico: la Natura rende infelici non solo gli uomini ma tutti gli esseri del creato. Al titanismo giovanile subentra quindi un atteggiamento distaccato e ironico di rassegnazione.

La lotta titanica finale

Tuttavia, Leopardi, al termine della vita, pur continuando a escludere la felicità, ne La ginestra o fiore del deserto, prospetta una titanica lotta dell’umanità intera, stretta in una solidale unità, contro la Natura nemica e persecutrice degli uomini.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la visione di Leopardi riguardo alla vita e alla felicità?
  2. Leopardi ha una visione pessimistica della vita, dominata dal dolore e dall'infelicità, dove la gioia è solo momentanea e seguita dalla "noia" che spegne il desiderio di vivere.

  3. Come viene rappresentata la Natura nell'opera di Leopardi?
  4. La Natura è vista inizialmente come "buona e benigna", ma poi diventa una "matrigna" malvagia e indifferente, che suscita speranze e illusioni negli uomini solo per deluderli.

  5. Cosa rappresenta il "pessimismo cosmico" di Leopardi?
  6. Il "pessimismo cosmico" di Leopardi indica che la Natura rende infelici non solo gli uomini ma tutti gli esseri del creato, portando a un atteggiamento di rassegnazione distaccata e ironica.

Domande e risposte

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