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Concetti Chiave

  • La poesia "L'infinito" di Giacomo Leopardi, scritta nel 1819, esplora il desiderio umano di oltrepassare i limiti sensibili attraverso l'immaginazione.
  • Il concetto di infinito nasce dalla limitazione visiva, dove ostacoli fisici stimolano la fantasia per colmare ciò che manca.
  • La struttura del poema segue un percorso psicologico in due parti: dalla percezione reale all'immaginario, culminando in un sentimento di dolce smarrimento.
  • Leopardi descrive un passaggio dalla realtà all'immaginazione generato da un ostacolo visivo, che spinge la mente a immaginare silenzi e immensità.
  • La seconda parte della poesia unisce l'infinito spaziale e temporale, evocando la fragilità e grandezza dell'esistenza umana, con una sintassi che crea suspense nel lettore.

Indice

  1. Giacomo Leopardi: L’infinito - analisi
  2. Presupposto teorico
  3. Processo di astrazione
  4. Introduzione
  5. Infinito spaziale e temporale

Giacomo Leopardi: L’infinito - analisi

É stato composto a Recanati tra la primavera e l’autunno del 1819, quando Leopardi era giovane (durante il periodo della conversione fisilosofica). Scritta in endecasillabi sciolti, e la poesia esprime il desiderio profondo dell’uomo di oltrepassare i limiti della realtà sensibile per raggiungere con la forza dell’immaginazione, l’oltre dell’infinito. Seduto sul colle davanti a una siepe che non gli permette di vedere l’orizzonte, il poeta lascia che la mente superi quel confine visivo, e proprio da questo che nasce la sua intuizione dell’infinito.

Presupposto teorico

L’infinito é nato in una pagina dello Zibaldone del luglio 1820, dove Leopardi spiega che l’anima, di fronte a uno spazio limitato, si abbandona al desiderio dell’infinità, siccome la vista non può oltrepassare dei confini, attraverso l’immaginazione si può colmare ciò che manca, sostituendo al reale ciò che è fantastico. Quello che é l’ostacolo fisico, dunque, diventa uno stimolo alla fantasia. Ciò che non si può vedere con gli occhi viene sostituito con la mente, l’infinito a nasce proprio dal limitazione.

Processo di astrazione

La poesia è costruita come un lento percorso psicologico, un distacco dal reale verso l’immaginario. È formata da due parti quasi uguali: nei versi 1-8 il poeta parte dall’esperienza concreta, ovvero dalla percezione di una serie di dati oggettivi; la collina, la siepe, il silenzio e si apre all’infinito spaziale; nei versi 8-15, avviene il confronto tra i dati reali e quelli immaginari fino ad arrivare a un sentimento di dolce smarrimento dovuto dall’immaginazione stessa.

Introduzione

Nei primi versi, Leopardi descrive l’abitudine di salire su quel colle solitario, un luogo familiare e caro, e di sedersi davanti alla siepe che non gli permette la vista dell’orizzonte. È questo ostacolo a spingere la mente oltre. Con l’avversativa “Ma” (v. 4) si apre il passaggio dalla realtà all’immaginazione. Il poeta immagina silenzi assoluti e una quiete profondissima, tanto che il suo cuore quasi si mette paura, smarrito davanti a tutta quella immensità che immagina. È nei versi 4-8 che avviene il passaggio dalla realtà all’infinito spaziale

Infinito spaziale e temporale

Nella seconda parte, un semplice rumore, quello del vento tra le piante, riporta il poeta per un momento alla realtà, ma subito la mente ricostruisce il processo di immaginazione, quel suono richiama il passare del tempo e l’infinito spaziale si unisce all’infinito temporale. Così l’immaginazione attraversa l’eternità, il passato e il presente in una sequenza temporale in cui comunica l’effetto finale del pensiero: l’uomo percepisce insieme la grandezza e la fragilità della propria esistenza. Alla fine, il pensiero si annulla in una sensazione di abbandono “e il naufragar m’è dolce in questo mare” cioè la mente si perde piacevolmente nell’immensità dell’essere quindi nell’infinito. La sintassi di Leopardi è stata utilizzata per creare il lettore un senso di attesa. L’opera è formata da quattro periodi formati da punti, le frasi inizialmente sono brevi e poi diventano più lunghe.

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