Concetti Chiave
- Il "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" di Leopardi, pubblicato nel 1831, esplora temi filosofici attraverso il monologo di un pastore.
- Il parallelismo tra luna e pastore sottolinea l'indifferenza della natura verso l'uomo, evidenziando la solitudine umana.
- La terza strofa riflette sul dolore della nascita e sulla contraddittorietà della vita umana, divisa tra sofferenza e sopravvivenza.
- La quarta strofa mostra l'illusione del poeta che spera di essere compreso dalla luna, che rappresenta conoscenza e indifferenza.
- Nella quinta strofa, il gregge simboleggia l'umanità inconsapevole del dolore, a differenza del poeta che soffre per il taedium vitae.
Indice
Pubblicazione e ispirazione
Il "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" viene pubblicato nel 1831 e Leopardi prende spunto dal "Giornale dei Sapienti", in cui apprende che i pastori nomadi guardano la luna e inventano tristi poesie.
Qui la narrazione è affidata a un pastore filosofo che parte da interrogativi elementari e arriva a trattare grandi problemi filosofici.
Così come il linguaggio anche il paesaggio non è più un idillio ma è realistico.
L'infinito descritto è un infinito razionale, in cui l'autore non naufraga ma la cui ragione resta vigile.
Il pastore e la luna
Il ritmo è reso affannoso dall'uso dell'interpunzione.
Il pastore fa domande alla luna che non risponde, e quindi questo diventa un soliloquio retorico.
È presente un parallelismo tra luna (natura) e pastore (Leopardi). La luna è definita silenziosa perché il pastore sa già che resterà indifferente: essa contempla i deserti perché tutto il mondo è un deserto, a evidenziare la solitudine umana e il suo colore. La luna "contempla" perché guarda da lontano la Terra, con disinteresse, ed è ostile all'uomo.
Il pastore spiega alla luna la sua vita mortale e chiede alla luna cosa lo aspetti.
Al v. 16 è presente la parola "vecchierel", un rimando a Petrarca.
Vita e sofferenza umana
Lo stesso atto del nascere è sofferto e doloroso e la mamma deve provvedere a consolare il figlio. Ma se la vita è sofferenza, perché l'uomo la sopporta?
La luna viene definita "vergine" e "intatta", ovvero non contaminata dalla miseria dell'uomo.
La vita umana è una compresenza tra vita e morte.
Il sole indica la nascita (v. 52), in opposizione alla luna.
Contraddizioni e illusioni
La vita umana è contraddittoria perché gli uomini mirano a far sopravvivere la loro specie nonostante il dolore della vita.
Qui c'è una correlazione tra poeta e pastore. Il pastore si rivolge alla luna in tono duro, come testimonia la presenza di pronomi personali di seconda persona e l'allitterazione che sottolinea l'angoscia, attraverso un ritmo incalzante.
Il poeta si illude che la luna capisca ciò che lui le dice. C'è quindi un'antitesi tra la luna, che conosce tutto, e il poeta, che conosce poco, sente e soffre.
Pessimismo e umanità
Nella quinta strofa si rivolge al gregge che rappresenta l'umanità: anche se soffre quasi non se ne accorge perché il dolore è visto come parte della vita, siccome non si utilizza la ragione. Invece il poeta sente questo dolore interiore e quindi soffre, invidiando in gregge.
Il gregge non prova il taedium vitae, che invece nell'uomo provoca noia.
Il pessimismo radicale coinvolge tutti: "in quale stato che sia, dentro covile o cuna, è funesto a chi nasce il dì natale."
Domande da interrogazione
- Qual è l'ispirazione dietro il "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia"?
- Come viene rappresentata la luna nel dialogo con il pastore?
- Qual è la visione di Leopardi sulla vita e la sofferenza umana?
- Come si manifesta il pessimismo nel poema?
Leopardi si ispira al "Giornale dei Sapienti", dove apprende che i pastori nomadi guardano la luna e inventano poesie tristi.
La luna è silenziosa e indifferente, contemplando la Terra da lontano, evidenziando la solitudine umana e il disinteresse verso l'uomo.
La vita è vista come una compresenza di vita e morte, con la nascita associata al sole e la sofferenza come parte inevitabile dell'esistenza umana.
Il pessimismo è radicale e coinvolge tutti, con il dolore visto come parte della vita e il poeta che soffre più del gregge, che non prova il taedium vitae.