Sara5657
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Concetti Chiave

  • Leopardi si ispira ai pastori nomadi dell'Asia centrale, che contemplano la Luna e cantano di notte, per esprimere il suo pessimismo cosmico.
  • La poesia inizia con interrogativi che riflettono l'insoddisfazione umana, contrapponendo l'eternità della Luna alla fugacità della vita umana.
  • Il "vecchierel" rappresenta l'umanità, debole e carica di responsabilità, che percorre un cammino difficile verso la morte inevitabile.
  • Leopardi descrive la nascita come l'inizio della sofferenza umana e si interroga sul senso della vita e della morte, sottolineando la perdita continua del passato.
  • L'autore invidia le bestie per la loro ignoranza del senso della vita, considerandole felici, e conclude esprimendo il suo pessimismo cosmico sull'infelicità universale.

Indice

  1. Ispirazione e Pessimismo Cosmico
  2. Interrogativi e Riflessioni
  3. Allegoria dell'Uomo
  4. Sofferenza della Nascita
  5. Invidia delle Bestie
  6. Pessimismo Finale

Ispirazione e Pessimismo Cosmico

Nel comporre questo canto Leopardi fu inspirato dalla lettura di un articolo del "Giornale dei Sapienti", da cui appresse che, in Asia centrale, i pastori nomadi che praticavano la transumanza avevano l'abitudine di trascorrere la notte seduti su una pietra a guardare la Luna e ad improvvisare canti.

In questo componimento, che rientra nei "grandi idilli", l'autore esprime il suo pessimismo cosmico: nella poesia, infatti, è rappresentata tutta l'umanità.

Interrogativi e Riflessioni

La poesia inizia con una serie di interrogative in cui Leopardi associa la propria insoddisfazione di uomo costretto ad una vita noiosa alla Luna, compiendo un ragionamento in fieri: prima interroga la Luna per chiederle il senso di tutta questa ricorsività, di questa vita sempre uguale, poi l'autore, riflettendo, arriva alla conclusione che non c'è paragone tra l'essere umano e la Luna, poiché essa è un'entità cosmica, eterna, a differenza dell'uomo che è una creatura inscritta nel tempo.

Allegoria dell'Uomo

Nella seconda strofa Leopardi parla dell'uomo; il "vecchierel" al verso 21 è proprio l'allegoria dell'uomo che è: vecchio (perchè è debole e anche per via della velocità con cui consuma la sua esistenza, la quale è un niente di fronte alla Storia; "ed è subito sera" dirà Quasimodo), malato (perché è fragile), mezzo vestito (perché non ha gli strumenti adatti per affrontare la vita) ed ha un carico pesantissimo sulle spalle (ovvero le responsabilità).

Inoltre, ovunque va, l'uomo si muove per sentieri impervi, sconosciuti, correndo, respirando affaticato, senza riposo fino a che non arriva alla sua meta: la morte ("abisso orrido, immenso, ov'ei precipitando, il tutto obblia").

Sofferenza della Nascita

Nella terza strofa l'autore spiega quel momento di sofferenza che è la nascita: secondo il poeta già dalla nascita ("sul principio stesso") l'uomo soffre e i genitori subito lo consolano dell'esser nato. A questo punto Leopardi si interroga sul senso della vita ("Se la vita è sventura, perché da noi si dura??"; stessa domanda con cui si conclude il "Dialogo tra la natura e un islandese"). Dice il pastore che forse la Luna conosce il senso della vita, forse conosce "che sia questo morir, questo supremo scolorar del sembiante" (terza strofa). Questo è un concetto già presente in Seneca ("cotidie morimur": noi moriamo ogni giorno), con cui Leopardi vuole dire che l'uomo muore giorno dopo giorno poiché vive perdendo il passato, perdendo cioè continuamente parti di se stesso. Dunque l'autore vuole indicare l'impossibilità che qualcosa si prolunghi nel tempo: l'uomo continua a morire fino all'ultima morte che lo elimina del tutto.

Invidia delle Bestie

Nella quarta strofa l'autore afferma di invidiare le bestie, coloro che ignorano il senso della vita, poiché esse sono felici e non provano né dolore né noia ("tedio").

Pessimismo Finale

Nell'ultima strofa Leopardi esprime il suo pessimismo cosmico: ogni essere vivente è infelice ed il giorno della sua nascita è necessariamente funesto ("è funesto a chi nasce il dì natale").

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'ispirazione dietro il canto di Leopardi e come si manifesta il suo pessimismo cosmico?
  2. Leopardi fu ispirato dalla lettura di un articolo sul "Giornale dei Sapienti" riguardante i pastori nomadi dell'Asia centrale. Nel componimento, esprime il suo pessimismo cosmico rappresentando l'umanità intera.

  3. Come Leopardi utilizza la Luna per esprimere le sue riflessioni sulla vita?
  4. Leopardi interroga la Luna per comprendere il senso della vita ricorsiva e conclude che, a differenza dell'uomo, la Luna è un'entità eterna, mentre l'uomo è limitato dal tempo.

  5. Qual è l'allegoria dell'uomo nella poesia di Leopardi?
  6. L'uomo è rappresentato come un "vecchierel", simbolo di debolezza e fragilità, che porta un pesante carico di responsabilità e percorre sentieri difficili fino alla morte.

  7. Perché Leopardi invidia le bestie e come si manifesta il suo pessimismo finale?
  8. Leopardi invidia le bestie perché ignorano il senso della vita e vivono senza dolore o noia. Il suo pessimismo finale si manifesta nell'idea che ogni nascita è funesta e che ogni essere vivente è infelice.

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