Concetti Chiave
- La vita di Leopardi fu caratterizzata da un'emarginazione e scarsità di eventi, influenzata dall'ambiente di Recanati e dalla sua famiglia.
- La sua educazione autodidatta, sostenuta dalla vasta biblioteca del padre, fu fondamentale per il suo sviluppo culturale e letterario.
- Leopardi attraversò una trasformazione dalla pura erudizione alla poesia, vedendo quest'ultima come il mezzo per esprimere sentimenti profondi e personali.
- Nonostante i tentativi di fuggire dalla sua città natale, Leopardi trovò delusione e difficoltà in altre città italiane, mantenendo un rapporto complesso con il dolore e la felicità.
- Le sue opere, tra cui "Canti" e "Operette morali", sono caratterizzate da un'esplorazione espressiva e tematiche di pessimismo cosmico, focalizzandosi su sentimenti personali resi universali.
Indice
Infanzia e Formazione
La sua vita presenta due caratteristiche fondamentale: la totale scarsità di eventi e l’emarginazione. Entrambi i fenomeni sono favoriti dalla città natale Recanati, tranquilla e anonima, compresa al tempo nello Stato della Chiesa (poi nel 1806 venne annessa alla Francia). Il poeta nacque il 29 Giugno 1798 da Adelaide dei marchesi Antici e il conte Monaldo Leopardi come primogenito di dieci figli, cinque dei quali morirono prematuramente, di quelli in vita strinse un rapporto stretto con il fratello Carlo e la sorella Paolini, solo uno e due anni più giovani. La sua educazione venne affidata a insegnanti privati, che vennero sostituiti da una formazione completamente autodidatta, in cui il giovane imparò il greco e l’ebraico servendosi solo di una Bibbia poliglotta, redatta in 9 lingue. Tutto ciò fu però reso possibile dalla biblioteca paterna, contenente 16.000 volumi in ambito teologico, storico ed erudito, ma anche opere di illuministi francesi esibite come manifestazione di liberalità e apertura. Il padre stesso era infatti un’abile scrittore di acuta religiosità, grazie alla quale recuperò libri all’Indice con licenza ottenuta da Pio VI, probabilmente grazie alla figura paterna, Giacomo si cimentò rapidamente a scrivere opere poetiche di vario tipo: due tragedie, traduzioni di autori greci/latini, indagini filologiche e opere storico-erudite (come il “Saggio sopra gli errori popolari degli antichi”, 1815). Descrisse questo periodo in una lettera a Pietro Giordani del 1818, descrivendoli come “anni di studio matto e disperatissimo”, tesi confermata anche dal fratello Carlo che ricorda di vederlo in ginocchio davanti al tavolino a notte fonda. Il prezzo fu caro, infatti soffriva di scoliosi e di indebolimento della vista, anche se diversi sostengono fosse affetto da tubercolosi ossea, ma in ogni caso appare evidente il rapporto con il dolore e la coscienza del limite.
Conversione Letteraria
1816-1819: Iniziò un periodo di passaggio dall’erudizione al bello, in cui avvenne la sua conversione letteraria verso la poesia, vista come unico strumento espressivo adatto a concretizzare sentimenti e passioni personali. Inoltre, nel 1816 l’intellettuale francese Madame de Stäel pubblicò un articolo sulla “Biblioteca italiana”, in cui invitava gli italiani ad aggiornare la propria cultura leggendo in lingua originale opere di altre letterature europee. Le sue ragioni vennero criticate aspramente dai classicisti, i quali lo intesero come un attacco alla gloriosa tradizione, come se stesse dubitando del predominio della letteratura italiana. Leopardi rispose inserendosi nel dibattito culturale a favore dei classicisti ma con una tesi originale: i classici non vanno imitati, è necessario tuttavia recuperare il rapporto che essi instaurarono con la natura e riproporre la capacità di sentire in modo “ingenuo”, impossibile nell’epoca moderna per il dominio della ragione (influenzato da Rousseau, credeva che l’uomo fosse il male del mondo). Nel 1818 anche lo scrittore romantico Lodovico di Breme difese Madame de Stäel, in “Osservazioni sulla poesia moderna”, a cui Leopardi rispose con “Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica” che venne pubblicato solo nel 1906.
Poesia e Amicizie
La scoperta della poesia coincise con l’apertura al mondo, dal punto di vista delle amicizie (in particolare con Pietro Giordani, scrittore di lettere, panegirici, orazioni e iscrizioni; venne esiliato da Piacenza nel 1824 e si rifugiò a Firenze, dove entrò nel circolo della rivista “L’Antologia” diretta da Vieusseux. Fu il Giordani a far apprezzare a Leopardi il suo valore) e dell’amore (Gertrude Cassi, cugina del padre, protagonista del “Il primo amore” nei Canti, originariamente “Elegia I”).
Nel 1817 inizia anche a comporre una sorta di diario, che poi verrà chiamato “Zibaldone di pensieri”, nel quale raccoglieva idee, opinioni, ricordi e riflessioni. Questa indagine su se stesso, lo fece allontanare dalle posizioni reazionarie del padre per avvicinarsi ad un patriottismo liberale, mostrato nelle canzoni politico-civili, come “All’Italia”, “Sopra il monumento di Dante” dedicato a Vincenzo Monti, principe classicisti italiani.
Nel 1819 tentò anche di fuggire da casa, aveva infatti raggiunto la maggiore età (21 anni) e chiese il passaporto, venne però scoperto prima che potesse partire.
Esaurimento e Riflessioni
1819-1825: Il 1819 non fu un anno particolarmente felice, alla mancata fuga si aggiungeva infatti l’esaurimento psicofisico, che lo mantenne lontano dai libri per sei mesi. Nel frattempo, iniziò un processo “dal bello al vero” che si concretizza nella preferenza della poesia di sentimento, frutto di riflessione, a quella d’immaginazione, spontanea. Tutto ciò portò anche all’abbandono della religione cattolica, seguita per tradizione imposta e non per volontà. Non abbandonò completamente la poesia, la vede però come sede della illusioni: per lui la felicità è desiderio irraggiungibile in quanto ritrovabile nel passato come ricordo e nel futuro come speranza. L’uomo diventa quindi inesorabilmente infelice, e le illusioni (gioventù, amore e bellezza) aiutano a velare la cruda realtà, facendo sopportare la vita. (Poesia che si nota nei sei idilli).
Accanto a questa poesia degli affetti, si sviluppa la poesia eroica sotto forma di canzoni, di cui ne scrisse due di prova nel 1818 e un’altra nel 1820, “Ad Angelo Mai”. Nella canzoni viene esposto il tema di svelare il vero, ossia la fragilità umana e l‘eterna infelicità, rifiutata da molti e per questo risulta necessario ribadirla, dunque i desideri di bellezza e di felicità sono precari ma la consapevolezza del loro limite porta ad apprezzarli di più.
Delusione Romana
Nel 1822 ottenne il permesso di recarsi a Roma fino all’anno successivo presso un parente materno, lo zio Carlo Antici. L’odierna capitale suscitò però delusione: la proporzioni monumentali lo infastidivano e la forma mentis gli appariva arretrata e mediocre. Trovò soddisfazione solo nel visitare il sepolcro di Tasso, che lui celebra come per la sua grandezza di poeta. A Roma entra tuttavia in contatto con uomini al suo stesso livello intellettivo, come Christian Bunsen, archeologo prussiano, e Barthold Niebuhr, ambasciatore prussiano, essi cercarono oltretutto di trovargli un lavoro, tuttavia era necessario professarsi prete o cortigiano e mascherare ateismo per ottenere incarico pubblico, condizione che Leopardi non era in grado di accettare. Dunque fu costretto a ritornare al “natio borgo selvaggio”, cui era Recanati.
Nel 1824 pubblica a Bologna le “Canzoni”, ma dopo queste nove canzoni abbandonò temporaneamente la poesia a favore di una prosa di meditazione filosofica, così compose le “Operette Morali”, pubblicate tre anni dopo, ovvero brevi testi spesso in forma dialogica in stile ironico. Esse furono espressione del “pessimismo cosmico”, come definito da Bonaventura Zumbini: il dolore irrimediabile è causato dalla natura, matrigna malefica che illude l’uomo di poter raggiungere obiettivi e felicità.
Soggiorno Bolognese
Nel 1825, accettò l’invito dell’editore milanese Antonio Fortunato Stella, di dirigere un’edizione delle opere di Cicerone, Leopardi era infatti conosciuto per lo studio dei classici e non per poesia, ma il progetto non fu mai portato a fine, e lui si traferì a Bologna. Qui riuscì a sopravvivere grazie ai compensi ricevuti da Stella per alcuni lavori editoriali come il commento alle “Rime” di Petrarca, alcune traduzioni e due antologie sulla prosa e sulla poesia italiana. Il soggiorno bolognese è teatro di tre eventi significativi:
- Pubblicazione di tre operette morali su “L’Antologia”
- Amore non corrisposto per Teresa Carniani in Malvezzi
- Amicizia con letterati bolognesi, quali Carlo Pepoli
Non poté vivere esclusivamente dei propri lavori a causa della sua malattia, che gli impediva di accettare incarichi che implicavano spostamenti come la cattedra dantesca a Bonn. Ritornò dunque a Recanati ma partì poco dopo.
Ritorno alla Poesia
1826-1833: Dopo un breve soggiorno a Firenze, si diresse a Pisa, città da lui amata e consona alla sua malattia, la descrisse così “Sono rimasto incantato da Pisa (…) il lung’Arno è uno spettacolo così bello, così magnifico” alla sorella Paolina, qui riscoprì inoltre l’amore per la poesia, che si tradusse nella stesura di “A Silvia” e di “Il risorgimento”. Nel 1828 ritornò a Recanati, vista sempre di più come una prigione, ma fu un periodo produttivo in quanto scrisse i suoi lavori migliori: “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”, “La quiete dopo la tempesta”, “Il sabato al villaggio”.
Sentendosi recluso nella città natale, scrisse una lettera a Vieusseux, implorandolo di trovargli un lavoro, e poco dopo ricevette l’offerta di un reddito mensile, organizzato da amici fiorentini. A Firenze, le reazioni al suo arrivo furono contrastanti: onori seguiti dalle critiche di coloro che non apprezzavano il suo pessimismo, lo consideravano nemico del progresso. Qui, fiorì la longeva amicizia con Antonio Ranieri, la cui esuberanza portò Leopardi ad instaurare un rapporto meno idealizzato con il genere femminile.
Nel 1931 pubblicò la prima edizione dei Canti, sviluppò sentimento amoroso non corrisposto verso Fanny Targioni Tonzetti e a lei dedicò: “Il pensiero dominante”, “Amore e Morte”, “Consalvo”, “A se stesso” e “Aspasia”. Scrisse inoltre altre due operette, il “Dialogo d’un venditore di almanacchi e di un passeggere” “Dialogo di Tristano e di un amico”. Mostrò l’intenzione di pubblicare una rivista letteraria con Ranieri per “dilettare i pochi che leggono” ma non venne mai portato a termine per la mancata autorizzazione del governo toscano. Non si liberò dell’ombra del padre, che pubblico “Dialoghetti sulle materie correnti nell’anno”, a cui anche Giacomo venne associato, egli tuttavia smentì i pettegolezzi pubblicamente.
Ultimi Anni a Napoli
1833-1837: Nel 1833 si trasferì a Napoli, sotto consiglio dei medici, qui cambiò casa diverse volte, fino a traferirsi in una villa alle pendici del Vesuvio, per sfuggire ad un’epidemia di colera. In questo periodo si verificò un’intensa attività produttiva: “Pensieri”, “Paralipomeni della Batracomiomachia”, poema satirico in cui deride liberali e austriacanti, progressisti e reazionari. Progettò inoltre un’edizione completa delle proprie opere, ma riuscì a pubblicarne solo un volume, quello dei Canti, a causa della censura borbonica. I suoi ultimi componimenti furono “La Ginestra” e “Il tramonto della luna”, poi morì il 14 Giugno del 1837.
Le opere di Leopardi sono caratterizzate dalla continua ricerca di formule espressive sempre diverse: scrive in poesia ed in prosa, ma all’interno di esse sceglie forme linguistiche, stilistiche e metriche differenti. Nella poesia include infatti canzoni, idilli e canti. Una delle maggiori novità è la focalizzazione sull’io, le cui passioni, sentimenti, e riflessioni vengono incluse nella poesia, che in Leopardi parte infatti sempre da un sentimento personale, poi reso universale della poesia, appunto. Questo fattore è alimentato dalla forma dialogica adottata in diverse opere come “Operette morali” o “Zibaldone” dialogo con se stesso, “Canti” dialogo con destinatario.
Domande da interrogazione
- Quali sono le caratteristiche principali dell'infanzia e della formazione di Leopardi?
- In cosa consiste la "conversione letteraria" di Leopardi?
- Come influenzarono le amicizie e l'amore la produzione poetica di Leopardi?
- Quali furono le riflessioni di Leopardi durante il periodo di esaurimento?
- Quali furono le attività principali di Leopardi negli ultimi anni a Napoli?
L'infanzia di Leopardi è caratterizzata da una scarsità di eventi e dall'emarginazione, favorita dalla sua città natale, Recanati. La sua formazione fu autodidatta, grazie alla vasta biblioteca paterna, e si dedicò intensamente allo studio, che gli causò problemi di salute.
La conversione letteraria di Leopardi avvenne tra il 1816 e il 1819, quando passò dall'erudizione alla poesia, vista come l'unico strumento espressivo per concretizzare sentimenti e passioni personali. Partecipò al dibattito culturale del tempo, sostenendo un recupero del rapporto con la natura.
Le amicizie, in particolare con Pietro Giordani, e l'amore, come quello per Gertrude Cassi, influenzarono la scoperta della poesia di Leopardi. Questi rapporti lo aiutarono ad aprirsi al mondo e a sviluppare una poesia degli affetti, come dimostrato nei suoi "Canti".
Durante il periodo di esaurimento tra il 1819 e il 1825, Leopardi si allontanò dalla religione cattolica e sviluppò una preferenza per la poesia di sentimento. Rifletté sull'infelicità umana e sull'importanza delle illusioni per sopportare la vita, temi presenti nei suoi idilli e canzoni eroiche.
Negli ultimi anni a Napoli, Leopardi si dedicò a un'intensa attività produttiva, scrivendo opere come "Pensieri" e "Paralipomeni della Batracomiomachia". Progettò un'edizione completa delle sue opere, ma riuscì a pubblicare solo i "Canti" a causa della censura. Morì nel 1837.