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Concetti Chiave

  • Giacomo Leopardi nacque nel 1798 a Recanati e ricevette una formazione iniziale dai precettori ecclesiastici, accedendo alla vasta biblioteca paterna, che arricchì notevolmente la sua cultura.
  • Nel 1816, Leopardi sperimentò una "conversione letteraria", passando dall'erudizione ai valori artistici, influenzando la nascita di opere come L'idillio e Le rimembranze.
  • Il rapporto con il letterato Giordani segnò una svolta nella vita di Leopardi, allontanandolo dalle idee reazionarie familiari e spingendolo verso un pensiero più indipendente.
  • Leopardi sviluppò un sistema filosofico caratterizzato dal "pessimismo cosmico", dove la natura è vista come la causa dell'infelicità umana, opponendosi al progresso e alla civiltà moderna.
  • Le opere principali di Leopardi, come le Operette morali e i Canti, riflettono le sue esperienze personali e il suo pensiero filosofico, scritto in un periodo di profonde riflessioni e delusioni personali.

Indice

  1. Infanzia e famiglia di Leopardi
  2. Formazione e conversione letteraria
  3. Incontri e delusioni
  4. Filosofia e opere a Recanati
  5. Firenze e il ciclo di Aspasia
  6. Ultimi anni e morte
    1. Il “sistema” filosofico leopardiano.

Infanzia e famiglia di Leopardi

Nacque a Recanati il 29 giugno del 1798, primo figlio del conte Monaldo, e, della marchesa Adelaide Antici.

La durezza della madre, incide profondamente su Giacomo.

Un anno dopo Giacomo, nasce Carlo, e, nel 1800, Paolina.

Infine, degli altri sette fratelli, che, si susseguirono, ne sopravvive solo uno: Pierfrancesco.

Formazione e conversione letteraria

La formazione culturale dei tre fratelli maggiori, viene affidata a precettori casalinghi, che sono, in realtà, ecclesiastici, che, condividono il gretto classicismo di Monaldo, e, le esigenze religiose della bigotta Adelaide.

Giacomo, ha un rapporto diretto con la sua ricchissima biblioteca paterna, e, tra il 1809, e il 1816, si svolgono quei “sette anni di studio matto e disperatissimo”, che, conferiranno, alla cultura di Giacomo, una sicurezza straordinaria.

Intorno al 1816, si verifica quello che, Leopardi stesso, definì “conversione letteraria”: all’amore per l’erudizione, si sostituisce la consapevolezza dei valori artistici.

Nascono, così, L’idillio, Le rimembranze, e, L’appressamento della morte.

Incontri e delusioni

Il 1817, è un anno molto importante per Leopardi, sia per l’incontro con il letterato Giordani, sia perché, si innamora, per la prima volta, della cugina Gertrude Gassi Lazzari.

L’incontro con Giordani, segna la rottura con le posizioni cattoliche reazionarie della famiglia.

Nel 1819, Giacomo, tenta la fuga dalla famiglia, ma, scoperto dalla madre, rinuncia, scoraggiato anche da una malattia agli occhi.

Filosofia e opere a Recanati

Nel 1822, lascia Recanati, per recarsi a Roma, ma è, anche questa, una nuova delusione, facendo ritorno, a Recanati, solo dopo cinque mesi.

Qui, elabora una nuova filosofia, che, lo porta ad un combattivo pessimismo.

Dopo qualche anno, lascia di nuovo Recanati per recarsi a Milano, dove si impegna ad un commento al Canzoniere petrarchesco, e, a due antologie della letteratura italiana.

Firenze e il ciclo di Aspasia

A partire dal 1826, stabilisce, a Firenze, dei contatti con il mondo cattolico-moderato.

Nel 1827, vengono pubblicate, a Milano, le Operette morali, dall’editore Stella.

Recatosi a Pisa, ritorna alla scrittura poetica, e, scrive A Silvia.

Leopardi, poi, è costretto a ritornare a Recanati, per essere impossibilitato a mantenersi.

A Recanati, dal 1828, al 1830, passa sedici mesi d’insopportabile depressione, ma, compone altri quattro grandi canti: Le ricordanze, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio, e, Il canto notturno di un pastore errante dell’Asia.

Intanto, gli amici toscani, mettono, a disposizione di lui, una somma sufficiente per vivere, a Firenze, per un anno.

Leopardi, accetta, lasciando Recanati.

A Firenze, attraverso la sua amicizia con il giovane Ranieri, scrittore napoletano, incontra l’affascinante Fanny Tozzetti, della quale s’innamora, e, per la quale scrive alcune canzoni, che, formano il cosiddetto ciclo di Aspasia.

Nel 1831, a Firenze, scrive la prima edizione dei Canti.

Ultimi anni e morte

Nel 1833, si reca, insieme al suo amico Ranieri, a Napoli, ma, le sue condizioni di salute, peggiorano.

In questo periodo, scrive I pensieri.

Tra il 1836, ed il 1837, scrive, a Torre Annunziata, La ginestra, e, Il tramonto della luna.

Tornato a Napoli, si aggrava, e, muore, il 14 giugno 1837.

Il “sistema” filosofico leopardiano.

Solo dopo la seconda guerra mondiale, si è riconosciuto il valore filosofico della riflessione leopardiana.
Alla fine dell’800, e, all’inizio del 900, è stata sottovalutata la prevalenza delle tendenze filosofiche antitetiche, rispetto a quelle che erano le posizioni espresse da Leopardi.
Tanto l’idealismo, che, il positivismo, non accettavano la sfiducia, di Leopardi, nel progresso, e, né nel suo radicale pessimismo.
La mancanza di un’elaborazione filosofica sistematica, non comporta il fatto che, Leopardi, sia un pensatore asistematico, anzi, è lui stesso, che definisce, teorie, alcune riflessioni di particolare importanza.
Ciò che può essere considerato asistematico, e, aperto, è il metodo leopardiano d’indagine, e, viene attribuito, alla speculazione filosofica, un bisogno esistenziale e sociale.
In definitiva, egli, non pensa perché è un filosofo, ma, in quanto essere umano e sociale.
Il vero, che, interessa Leopardi, è il vero esistenziale dell’io, e, il vero sociale dei molti.
Ogni ipotesi, quindi, dev’essere verificata, sia al cospetto della propria esperienza, sia al cospetto delle esperienze molteplici della società.
Secondo Leopardi, le leggi, devono avere un valore, sia oggettivo, che soggettivo.
E’ percepibile, l’influenza di Rousseau, quando, Leopardi, affronta il tema dell’infelicità umana: essa, non dipende dalla natura, che, è positiva e benefica, perché, capace, di produrre, illusioni generose.
L’infelicità, dipende dalla civiltà umana, perché, ha distrutto queste illusioni, che rendevano, la vita, sopportabile.
Di conseguenza, l’infelicità dell’uomo, non è un fatto insito nell’uomo stesso, ma, è storico.
Gli antichi, erano ancora capaci di grandi illusioni, mentre, i moderni, le hanno perse tutte.
Si parla, a questo proposito, di pessimismo storico di Leopardi.
Tra il 1819, ed il 1823, questo sistema della natura, e, delle illusioni, “entra in crisi”, venendo meno anche, l’adesione di Leopardi, al cattolicesimo.
Egli, abbraccia, definitivamente, le idee illuministiche, in virtù delle quali, il comportamento umano, è volto alla conquista dell’utile.
Successivamente, Leopardi, acquista una concezione rigorosamente materialistica, definendo, l’uomo, corpo che pensa, e, affermando che, la causa dell’infelicità umana, è data dal rapporto tra, il bisogno dell’individuo, di essere felice, e, la possibilità di poter realizzare, oggettivamente, questa felicità.
Nasce la “teoria del piacere”: il piacere desiderato, è sempre superiore a quello effettivamente conseguito, e, così, l’uomo, deluso dagli appagamenti reali, va alla ricerca delle illusioni, sperando di raggiungere, la felicità, solo nell’immaginazione.
Queste riflessioni, portano, a ridisegnare, un concetto di natura, che, è l’unica colpevole dell’infelicità dell’uomo, perché, determina, una tendenza, a infondere, negli uomini, il bisogno di felicità, senza, però, soddisfare, tale bisogno; anzi, contribuisce a fare, della vita umana, un insieme di delusioni, di sofferenza, e, di noia, con lo scopo, di procedere, verso la morte.
In questa seconda definizione di natura, Leopardi, arriva al “pessimismo cosmico”, dove, la vita stessa, nella sua concezione universale, è orientata solo a perpetrare l’esistenza umana, senza tenere, in alcun modo, conto del piacere degli individui.
Alla condanna della civiltà, si sostituisce, ora, una considerazione ambivalente di essa, cioè, positiva, e, negativa, allo stesso tempo.
Da una parte, la civiltà, è un’arma, attraverso la quale, l’uomo, ha smascherato la verità della propria condizione, recuperando, così, la dignità della coscienza.
Dall’altra parte, la civiltà, sottraendo, l’uomo, al dominio delle forze naturali, e, delle illusioni, lo ha reso, più egoista, e, più fragile.
Tra il 1823, ed il 1827, Leopardi, espone, nelle Operette morali, i risultati pessimistici della propria filosofia, e, si assiste, ad una valorizzazione, del momento sociale dell’esperienza umana.
A questo punto, il pensiero leopardiano, assume, i connotati, di un progetto di civiltà: gli uomini, consapevoli del male comune, e, del nemico comune (la natura), devono allearsi, per ridurre, il più possibile, il dolore, potendo, così, accrescere, la felicità, loro consentita, dal loro stato fisico-biologico.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono stati gli eventi chiave nella formazione culturale di Giacomo Leopardi?
  2. Giacomo Leopardi ha avuto una formazione culturale iniziale con precettori ecclesiastici e ha avuto accesso diretto alla ricca biblioteca paterna. Tra il 1809 e il 1816, ha vissuto "sette anni di studio matto e disperatissimo" che hanno consolidato la sua cultura. Intorno al 1816, ha avuto una "conversione letteraria" che ha portato alla nascita di opere come L'idillio e Le rimembranze.

  3. Come ha influenzato la famiglia di Leopardi la sua vita e le sue scelte?
  4. La famiglia di Leopardi, in particolare la madre Adelaide, ha avuto un impatto significativo su di lui. La durezza della madre e le posizioni cattoliche reazionarie della famiglia hanno portato Leopardi a tentare di fuggire nel 1819. Tuttavia, è stato scoraggiato da una malattia agli occhi e dalla scoperta della madre.

  5. Qual è il "sistema" filosofico leopardiano e come si è evoluto?
  6. Il "sistema" filosofico leopardiano è caratterizzato da un pessimismo radicale e una sfiducia nel progresso. Leopardi ha sviluppato una concezione materialistica dell'uomo come "corpo che pensa" e ha elaborato la "teoria del piacere", secondo cui il piacere desiderato è sempre superiore a quello effettivamente conseguito. Questo ha portato al "pessimismo cosmico", dove la natura è vista come colpevole dell'infelicità umana.

  7. Quali sono le opere principali di Leopardi e in che contesto sono state scritte?
  8. Tra le opere principali di Leopardi ci sono le Operette morali, pubblicate nel 1827, e i Canti, la cui prima edizione è stata scritta nel 1831. Ha anche scritto poesie come A Silvia e La ginestra. Queste opere sono state scritte in un contesto di delusioni personali e riflessioni filosofiche profonde.

  9. Come ha influenzato la filosofia di Leopardi la sua visione della civiltà e della natura?
  10. La filosofia di Leopardi ha portato a una visione ambivalente della civiltà, vista sia come un'arma per smascherare la verità della condizione umana, sia come un fattore che rende l'uomo più egoista e fragile. La natura, invece, è vista come colpevole dell'infelicità umana, poiché infonde negli uomini il bisogno di felicità senza soddisfarlo, contribuendo a una vita di delusioni e sofferenza.

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