LauraMara
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Concetti Chiave

  • Il canto di Leopardi si distingue per l'assenza della poesia della rimembranza, affrontando temi filosofici con un linguaggio chiaro e diretto.
  • Il protagonista, un pastore, pone domande esistenziali alla luna, simbolo della natura, senza ottenere risposte, rappresentando il pessimismo cosmico.
  • Le strofe del canto riflettono sul senso della vita, il suo percorso difficile e il destino di morte, con l'uso di metafore come la luna lontana e indifferente.
  • Il pastore invidia il suo gregge per la capacità di vivere senza consapevolezza del dolore e si confronta con la noia e la mancanza di risposte esistenziali.
  • Leopardi conclude che la felicità è irraggiungibile per qualsiasi forma di vita sulla terra, sottolineando la sofferenza universale.

Il canto notturno di un pastore errante dell'Asia

Si differenza dagli altri canti perché sparisce la poesia della rimembranza, è un paesaggio remoto, lontano. In questo componimento Leopardi affronta importanti temi filosofici con un linguaggio più chiaro più esplicito che non troviamo nelle altre poesie di questo periodo. Lo spunto per la stesura di questo canto gli deriva dalla lettura di un articolo su un giornale di un barone. In questo articolo diceva di aver visto questi pastori dell'Asia osservare la luna e cantare questi canti tristissimi. La lettura di questo articolo suggerisce la lettura del canto. Il protagonista centrale del canto è un pastore che contempla la luna, le stelle e il cielo e contempla delle domande sull'esistenza dell'uomo (chi siamo, da dove veniamo). Pone delle domande alla luna per le quali non riceve risposta è rimangono senza risposta, un po' come rimangono senza risposta le domande dell'Islandese. È la rappresentazione più alta del pessimismo cosmico in versi. È il componimento in versi del "il dialogo della natura e dell'Islandese". C'è una differenza: l'islandese è una persona dotta che si pone delle domande, mentre il pastore è una persona ignorante. Entrambi però rimangono senza risposta. La luna è la natura, il pastore è l'islandese. Nessuno dei due ricevono delle risposte, quindi la conclusione è che il filosofo ne sa quanto il pastore. L'ignoranza, la semplicità del pastore costituiscono la verità: l'uomo è il pastore. La ragione aiuta l'uomo a prendere coscienza del vero, però nemmeno la ragione è in grado di spiegare il perché, di dare delle risposte, di far comprendere all'uomo il mistero della vita. Anche il pastore nella sua ingenuità pur non avendone consapevolezza percepisce il dolore della vita dell'uomo: non capisce con delle domande, ma ha l'intuizione dell'infelicità. È il tema centrale di questo canto.

Sono 6 strofe libere, endecasillabi e settenari.
Inizia subito con delle domande rivolte alla Luna che contempla di notte. Il pastore interroga la luna sullo scopo del suo cammino in cielo, qual è il senso del suo costante eterno cammino in cielo e paragona questo cammino della luna in cielo a quello del pastore nomade, che si sposta continuamente. Di notte si sposta la luna, di giorno il pastore. Silenziosa luna perché è lontana e non parla. Gli attribuiti riferiti alla luna sottolineano la distanza della luna rispetto alle situazioni e alle condizioni umane. La luna non è stanca. Per sottolineare il fatto che il percorso della luna e il percorso del pastore sono simili vengono utilizzati gli stessi termini. V17/18 "sua vita" "vita a voi?" È un chiasmo. Qual è il senso della vita del pastore, qual è il senso della vita degli astri? Qual è il fine del viaggio, che ha una differenza: il viaggio del pastore è breve, quello della luna è eterno, immortale. Tutte le strofe si chiudono con la rima -ALE ( immortale, mortale, cale, male, assale, Natale").

La seconda strofa è una riflessione sulla vita: la vita è un percorso difficile, pieno di insidie che si conclude con la morte, con il nulla eterno. La vita è come la corsa affannosa di un vecchio ammalato che dopo tante fatiche precipita in un abisso. La morte è l'oblio, la fine di tutto. La lune viene sempre definita con un aggettivo che sottolinea la sua distanza.
Nella terza strofa la vita dell'uomo viene vista dalla nascita. I genitori subito cercano di consolare il neonato. Non c'è un compito più utile. Che senso ha dare la vita per mantenere in vita chi poi bisogna consolare per la vita stessa.

Quarta strofa: dal verso 61/78 abbiamo la descrizione della Luna a cui si rivolge il poeta e la riflessione che la luna può capire ciò che all'uomo risulta misterioso. La primavera viene personificata come una giovane donna che sorride. A rivolgersi alla luna è il pastore. C'è una riflessione sulla Luna.
Nella seconda parte c'è la descrizione del cielo stellato magnifico, splendido, che però suscita nel pastore domande, ma queste domande rimangono senza risposta. Il pastore si chiede che senso abbia l'infinito. Io non so trovare alcuna utilità dell'universo. L'universo viene descritto come una stanza, un locale immenso smisurato superbo. Non so trovare l'utilità dell'universo, di chi lo abita, di tanto movimento dei corpi celesti. Negli ultimi 5 versi della strofa è espressa L'unica certezza: la vita è male.

Il pastore nella quinta strofa invidia il suo gregge perché riesce a vivere la vita attimo per attimo. Dice che il gregge è beato perché non c'è la consapevolezza del dolore. La noia è quella mancanza di stimoli, di sensazioni. Dice che il gregge non prova noia. E dice che tranquillo il gregge si riposa all'ombra e così senza dolore e pensieri affronta l'anno. Il pastore si riposa anch'esso all'ombra, ma ha un fastidio che non gli permette di trascorre in assenza di dolore la vita. Non manca nulla al poeta eppure non è soddisfatto. Il pastore non sa dire quanto il suo gregge provi piaceri e come, ma il pastore lo invidia. Anche il gregge come la Luna non da risposte al pastore. Perché giacendo Senza alcuna preoccupazione un animale è felice, mentre se il pastore fa lo stesso è colpito da noia? Anche questa domanda è senza risposta.

Nella sesta strofa per un attimo il poeta pensa che la felicità sia solo degli uccelli perché vola e quindi fisicamente è staccato dalla terra. Subito a questa intuizione subentra l'idea che comunque non è concessa a nessuno sulla terra la felicità. La vita sofferenza per qualsiasi forma di vita. Il giorno della nascita è un giorno funesto per tutti.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema centrale del "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia"?
  2. Il tema centrale è il pessimismo cosmico, rappresentato attraverso le domande esistenziali del pastore che rimangono senza risposta, simboleggiando l'incomprensibilità del mistero della vita.

  3. Come viene rappresentata la luna nel componimento?
  4. La luna è rappresentata come un'entità distante e silenziosa, simile al pastore nel suo viaggio eterno, ma incapace di fornire risposte alle domande umane.

  5. Qual è la riflessione del pastore sulla vita umana?
  6. Il pastore riflette sulla vita come un percorso difficile e insidioso che culmina nella morte, vista come l'oblio e la fine di tutto.

  7. Perché il pastore invidia il suo gregge?
  8. Il pastore invidia il suo gregge perché vive senza consapevolezza del dolore e della noia, godendo di una tranquillità che lui non riesce a raggiungere.

  9. Qual è la conclusione del poeta riguardo alla felicità?
  10. La conclusione è che la felicità non è concessa a nessuna forma di vita sulla terra, poiché la vita è intrinsecamente legata alla sofferenza.

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