Concetti Chiave
- Giuseppe Ungaretti, nato ad Alessandria d'Egitto nel 1888, si trasferisce poi a Parigi, dove si immerge nel decadentismo, simbolismo e avanguardie europee.
- Durante la Prima Guerra Mondiale, Ungaretti si arruola come volontario e scrive poesie ispirate alla vita di trincea e agli orrori della guerra.
- Il suo stile poetico è innovativo, caratterizzato da un linguaggio essenziale, verso libero, e utilizzo di spazi bianchi per esprimere attesa e introspezione.
- Ungaretti attraversa diverse fasi creative: dall'ermetismo alla poesia più tradizionale, influenzata dalla sua crisi religiosa e dalle esperienze belliche.
- La vita nelle trincee durante la Prima Guerra Mondiale è descritta come dura e insalubre, con soldati soggetti a condizioni estreme e combattimenti corpo a corpo.
Indice
Infanzia e Formazione
Nasce il 10 febbraio 1888 ad Alessandria d'Egitto, città in cui i genitori, originari di Lucca, si erano trasferiti per lavorare alla costruzione del canale di Suez. Proprio a causa di questo lavoro, il padre muore quando Giuseppe ha due anni.
Il poeta inizia a frequentare scuole italiane, educazione garantita dagli enormi sforzi lavorativi della madre, dove si appassiona alla letteratura italiana ed ai più grandi scrittori del nostro paese, come Leopardi, Carducci e anche D’Annunzio.
Carriera Letteraria
Inizia molto presto a scrivere per la rivista fiorentina “La Voce” come corrispondente, quindi scrive articoli riguardanti l’Egitto direttamente l'Egitto.
Nel 1912 passa in Italia, ma solo per trasferirsi a Parigi, dove conosce e studia il decadentismo e il simbolismo, ma anche le avanguardie europee (un movimento di pensiero del 900 in cui credono fermamente nel progresso e nel futuro). Inoltre, si appassiona anche a Picasso, visto il suo amore per l’arte. Nel 1915 collabora con la rivista italiana “Lacerba” dove pubblica le sue prime poesie, e sempre nello stesso anno, si trasferisce in Italia, prima a Viareggio e poi a Milano.
Esperienze di Guerra
Ungaretti è un interventista, quindi vuole che l’italia entri in guerra per dimostrare finalmente la sua grandezza, ed è talmente convinto della sua idea, che appena l’Italia entra in guerra, lui si arruola come volontario; combatte molto in Francia ma anche in Italia e scrive molto della vita in trincea e degli orrori che ha vissuto.
Nel 1916 scrive la prima raccolta di poesie intitolata “Porto sepolto”, in cui racconta la vita durante la guerra. Dopo essere tornato dalla guerra, capisce che questa è crudele e quindi scrive un articolo, in una delle prefazioni di Porto sepolto, dove smentisce la sua precedente idea, dicendo di essere stato influenzato e coinvolto.
Appoggia però il fascismo e scrive per la rivista “Popolo d’Italia” fondata da Benito Mussolini.
Tra il 1921 e il 1936 si trasferisce a Roma per aderire al fascismo, poiché questo vuole rendere grande e unita l’Italia (Ungaretti era molto patriottico e nazionalista). Durante la sua permanenza a Roma, inizia a collaborare con la rivista “La Ronda” in cui però la sua poesia ne risente perché è una rivista tradizionalista e quindi gli impone le regole classiche della poetica.
Ha una crisi religiosa, poiché sa che sta arrivando una nuova guerra, e ha paura che molte persone muoiano e che lui debba tornare sul fronte, quindi si accosta a Dio, in un rapporto intimo quasi ossessivo, tanto che anche le sue poesie ne risentono.
Nel 1936 si stacca dal fascismo e si trasferisce in Brasile per insegnare all’università di San Paolo.
Quando però diventa vedovo, inizia a scrivere molto di più e si dedica molto alle sue poesie, tra cui anche la più importante “Vita di un uomo”, una raccolta di tutte le sue poesie per raccontare la sua vita.
Muore a Milano nel 1970.
Ritorno alla Tradizione
Prima fase: caratterizzata dallo sperimentalismo, utilizzato per indicare i suoi sentimenti e spiegare a tutti la guerra utilizzando un linguaggio semplice. Ungaretti sostiene che un'opera sia vera e bella nel momento in cui questa racconta del suo autore, infatti scrive quasi sempre delle sue esperienze. Per sottolineare che le sue poesie sono reali, ognuna di esse ha luogo e data, come in un diario (lo fa solamente lui).
Ungaretti inserisce molte innovazioni nella sua poetica, come l’utilizzo di un linguaggio essenziale e semplice, il verso libero (non segue le regole metriche, es. riga con una sola parola), l'utilizzo dell’analogia (accostamento di parole diverse), distruzione della sintassi (ordine invertito), presenza di spazi bianchi per indicare l’attesa, verticalizzazione delle poesie dando un effetto di essenzialità.
Vi è un ritorno ad un sentimento religioso a causa della crisi religiosa del poeta, il quale adotta una concezione del tempo interiore e soggettiva che vede la morte come un metodo di vicinanza a Dio.
Ungaretti recupera anche una poesia più tradizionale, con una sintassi strutturata, un linguaggio più complesso e la presenza di analogie e metafore; infatti questo periodo è detto barocco ungarettiano perché caratterizzato dall'utilizzo eccessivo delle figure retoriche.
Ritorna alla tradizione classica e prova un dolore verso l’umanità distrutta dalle due guerre mondiali. Ma è anche un po' distaccato dalla vita, infatti si sta avvicinando alla morte.
Ungaretti ne è il precursore perché Francesco Flora critica tutte le poesie del ‘900, accusate di essere ermetiche cioè oscure e di difficile comprensione.
Vita in Trincea
Le trincee sono dei buchi scavati nel terreno dove i soldi si difendevano e uscivano solo per combattere. Venivano utilizzati dei sacchi di sabbia per proteggersi dai proiettili poiché questi sacchi ne rallentano la corsa.
La distanza tra una trincea all'altra poteva variare dai 100 ai 400 metri e l’area in mezzo era chiamata “la terra di nessuno” nella quale si trovavano reticolati di filo spinato.
La Prima Guerra Mondiale è considerata una guerra di posizione poiché per attaccare si aspettava l’urlo “all’attacco”, dopo il quale i soldati correvano verso la trincea nemica: chi sopravviveva alle mitragliatrici nemiche, entrava nella trincea avversaria e combatteva corpo a corpo con i soldati, combattimento nel quale spesso veniva usata la baionetta, un fucile con in cima una lama affilata per il combattimento corpo a corpo.
I soldati non avevano protezioni né per il caldo né per il freddo, vivevano in spazi ristretti e umidi, non c’era igiene poiché non si cambiavano spesso quindi la diffusione di malattie e pidocchi era comune. I cani venivano presi per cacciare i topi, portatori di peste.
I soldati erano sottoposti a massacranti turni di guardia, infatti potevano restare per settimane in prima linea.
In questo periodo nascono i cecchini, nome che deriva da Cecco Peppe (Francesco Giuseppe), il nome che gli italiani avevano dato all'imperatore austriaco, i quali furono i primi ad utilizzare questi particolari soldati, che rappresentavano un pericolo maggiore per i soldati di guardia.
I feriti aspettavano spesso più giorni per i soccorsi quindi si diffondeva facilmente il tetano, ma passava anche molto tempo prima che ritirassero i cadaveri e spesso nei cimiteri improvvisati cadevano delle granate e le spoglie venivano sparse ovunque.
Domande da interrogazione
- Quando è nato Giuseppe Ungaretti?
- Dove si è trasferito Giuseppe Ungaretti da bambino?
- In quale rivista ha iniziato a scrivere come corrispondente?
- In quale città si è trasferito dopo la guerra?
- Dove si è trasferito Giuseppe Ungaretti nel 1936?
Giuseppe Ungaretti è nato il 10 febbraio 1888.
Giuseppe Ungaretti si è trasferito ad Alessandria d'Egitto.
Giuseppe Ungaretti ha iniziato a scrivere per la rivista fiorentina "La Voce".
Dopo la guerra, Giuseppe Ungaretti si è trasferito a Milano.
Nel 1936, Giuseppe Ungaretti si è trasferito in Brasile per insegnare all'università di San Paolo.