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Concetti Chiave

  • Giuseppe Ungaretti, nato ad Alessandria d'Egitto, fu influenzato dall'ambiente multiculturale e dai contatti con le avanguardie a Parigi, definendo la sua idea di poesia moderna.
  • Il suo stile poetico rivoluzionario adotta versi liberi e brevi, privi di rime e punteggiatura, valorizzando pause e spazi bianchi per esprimere emozioni essenziali.
  • Con la raccolta "Sentimento del tempo", Ungaretti evolve verso uno stile meno frammentato, riprendendo forme metriche tradizionali e mantenendo l'uso complesso dell'analogia.
  • "L’Allegria" rappresenta un viaggio poetico che unisce il dolore della guerra e il desiderio di vita, evidenziando la solidarietà tra i soldati.
  • La poesia "Fratelli" celebra la solidarietà umana durante la guerra, con un linguaggio essenziale e immagini che trasmettono il dolore e l'umanità dei soldati.

Indice

  1. Giuseppe Ungaretti
  2. Ritratto letterario
  3. Lo stile rivoluzionario
  4. Il nuovo linguaggio poetico
  5. L’allegria
  6. Veglia
  7. Fratelli

Giuseppe Ungaretti

Giuseppe Ungaretti nacque l’8 febbraio 1888 ad Alessandria d’Egitto, da genitori lucchesi emigrati per lavoro. Il padre, operaio nel cantiere del canale di Suez, morì quando Giuseppe era ancora molto piccolo. Questo lutto precoce, insieme all’ambiente multiculturale in cui crebbe, segnò profondamente la sua sensibilità.
Frequentò l’École Suisse Jacob-Séché di Alessandria, dove l’insegnamento era in lingua francese. Fin da giovane, Ungaretti si interessò alla poesia francese contemporanea e a quella italiana, in particolare a Leopardi, che gli suscitò le prime emozioni letterarie. Dopo aver terminato gli studi, partecipò attivamente ai circoli culturali della città e approfondì, anche grazie ai giornali letterari francesi, la conoscenza del Decadentismo. Nel 1912 si trasferì a Parigi, dove frequentò corsi alla Sorbonne e si immerse nell’ambiente culturale dell’epoca. Qui entrò in contatto con le avanguardie artistiche e intellettuali: conobbe Apollinaire, Paul Valéry, Picasso, Bergson e Marinetti. Parigi fu per lui una tappa fondamentale: è in questo periodo che maturò la sua idea di poesia moderna, libera dai vincoli metrici e retorici della tradizione ottocentesca. Iniziò a pubblicare poesie e articoli su riviste, anche in ambito futurista, pur mantenendo sempre una certa autonomia critica rispetto ai manifesti programmatici del movimento. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914, Ungaretti si arruolò volontario nell’esercito italiano nel 1915, pur non essendo ancora cittadino italiano. Combatté sul fronte del Carso, vivendo in trincea in condizioni durissime. Da questa esperienza traumatica nacquero le sue poesie più celebri, raccolte inizialmente in Il porto sepolto (1916) e poi in L’Allegria (1931). Il fronte divenne per lui un luogo di introspezione e rivelazione, dove maturò uno stile poetico essenziale e spoglio, propenso a esprimere la fragilità e la sacralità della vita. Le sue liriche riflettono il senso di comunione con i compagni, la consapevolezza della morte e una profonda ricerca spirituale. Nel dopoguerra si stabilì a Roma, dove proseguì la sua attività letteraria e giornalistica. Fu vicino agli ambienti culturali fascisti e nel 1923 firmò il Manifesto degli intellettuali fascisti. Sebbene la sua adesione non fosse politicamente attiva, influenzò in parte la sua immagine pubblica. Nel 1933 pubblicò Sentimento del tempo, una raccolta che segnò un’evoluzione del suo stile: il linguaggio si fece più complesso e aulico, riflettendo la sua conversione religiosa e un crescente interesse per il tempo, il destino e la condizione umana. Nel 1936 accettò una cattedra di Letteratura Italiana all’Università di San Paolo del Brasile e vi si trasferì con la famiglia. Questo periodo fu segnato da gravi lutti: perse il figlio di nove anni e il fratello. Questi dolori influenzarono profondamente la sua opera e lo portarono a scrivere Il dolore (1947), una raccolta in cui la sofferenza personale si intreccia con quella collettiva della guerra. Rientrò in Italia nel 1942, a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, e visse la tragedia dell’occupazione nazista di Roma tra il 1943 e il 1944. Dopo il conflitto fu reintegrato pienamente nella vita culturale italiana. Insegnò Letteratura Moderna e Contemporanea alla Sapienza di Roma fino al 1958 e continuò a scrivere, tenere conferenze e ricevere numerosi riconoscimenti, diventando una delle figure più importanti della letteratura italiana del Novecento. Giuseppe Ungaretti morì il 1º giugno 1970 a Milano, all’età di 82 anni.

Ritratto letterario

La formazione culturale e poetica di Giuseppe Ungaretti fu profondamente influenzata da tre luoghi simbolici che segnarono in modo determinante il suo percorso umano e intellettuale: l’Egitto, Parigi e l’Italia. Questi tre poli culturali contribuirono a costruire l’identità complessa e moderna del poeta. Il primo polo fu l’Egitto, terra natale e luogo dell’infanzia e di formazione. In questo ambiente ricco di stimoli, venne a contatto con una pluralità di esperienze culturali ma soprattutto strinse legami significativi con persone e ambienti diversi, tra cui l’amico Moammed Sceab e lo scrittore italiano Enrico Pea. L’abitazione della famiglia Ungaretti, situata ai margini del deserto, gli trasmise fin da piccolo il senso del silenzio, dell’orizzonte sconfinato e dell’intimità con la natura, elementi che compariranno nella sua poesia come simboli di solitudine e riflessione. L’Egitto fu per Ungaretti anche luogo della condizione del “nomade”, di chi vive lontano dalla propria terra d’origine, alla ricerca di una patria ideale. Il secondo polo fu Parigi, dove Ungaretti si trasferì nel 1912 per completare la sua formazione. In questo periodo incontra due esperienze: la poesia simbolista francese (Mallarmé, Apollinaire, Valéry) da cui apprese l’uso dell’analogia e della parola carica di significato profondo, e il Futurismo, che lo spinse verso l’innovazione formale e la rottura con i modelli poetici ottocenteschi. A Parigi seguì anche le lezioni del filosofo Henri Bergson, che lo influenzò sul piano del pensiero da cui trasse l’idea dell’intuizione come strumento di conoscenza e la riflessione sul tempo e sulla memoria. Questo periodo fu per il poeta una vera “iniziazione”, il passaggio dall’inconsapevolezza alla coscienza artistica. Come scriverà nella lirica “I fiumi”, fu proprio sulle rive della Senna che cominciò a conoscersi davvero. Il terzo polo, il più intimo e affettivo, fu l’Italia: Malgrado questo ricco retroterra internazionale, Ungaretti si sentiva sempre parte di una comunità ideale, l'Italia. La terra dei genitori ispirava in lui nostalgia, assieme alla coscienza di essere un esule: scaturiscono da qui alcuni suoi tipici temi, come il sentimento del «nomade» e la ricerca della «terra promessa», una patria ideale a cui ricongiungersi. Fu il legame con l'Italia a spingere il poeta, nel 1914, a rientrare in patria, durante le fervide settimane della campagna interventista quando poi, nel 1915 si arruolò per partecipare alla Prima Guerra Mondiale.
La poesia di Giuseppe Ungaretti è una delle più originali del Novecento e nasce da un’esigenza interiore profonda, non da una ricerca letteraria. Per lui, scrivere versi significa dare voce a emozioni, traumi e scoperte della vita. Non descrive la realtà in modo realistico, ma attraverso illuminazioni improvvise che emergono dall’animo. Ne è esempio la lirica Il porto sepolto, dove il “porto” rappresenta i segreti dell’anima riportati alla luce dal poeta. La poesia è quindi intuizione e rivelazione. Questo approccio si ritrova anche in Mattina e Notte bella, dove celebra l’innocenza e lo stupore puro di fronte alla vita. In Commiato, infine, emerge una «limpida meraviglia», simbolo della sua poetica fondata sulla partecipazione istintiva e profonda all’esistenza.

Lo stile rivoluzionario

Le scelte stilistiche ungarettiane erano scelte rivoluzionarie, specie se messe a confronto col contesto poetico dominato in Italia in quel periodo. Ungaretti adotta una forma concentrata e ridotta all'essenziale: nel contesto di assoluta precarietà della Prima guerra mondiale, la poesia non può che rappresentare le cose essenziali, quelle che veramente contano nell'esistenza umana. Il poeta-soldato rifiuta pertanto il verso e le sintassi tradizionali, per valorizzare al massimo la parola poetica ovvero il singolo vocabolo. Le parole sono isolate sulla pagina o inserite in versi brevissimi: versi liberi, ridotti all'osso, che spezzano totalmente il ritmo, privi di rime e perfino di punteggiatura. Molto valorizzate sono le pause, gli «a capo» e soprattutto gli spazi bianchi, che equivalgono appunto ai silenzi da cui la parola nasce. L’assenza di collegamenti sintattici tra le parole fa sì che ogni termine risuoni in modo più profondo, sottolineandone il valore simbolico. È da notare come il verso libero fosse già stato praticato in Italia da Gian Pietro Lucini, mentre il verso breve era stato proposto da Gabriele D'Annunzio. Però i versi liberi di Lucini erano molto simili alla prosa; mentre i versi brevi di D'Annunzio presentavano rime e strofe. La novità di Ungaretti fu quella di realizzare versi liberi e, contemporaneamente, brevi o brevissimi, a volte formati da una sola parola. In tal modo egli riesce a isolare meglio la parola e la singola sillaba. Come i simbolisti, i futuristi e i vociani, Ungaretti attribuisce grande peso all'analogia, all'accostamento immediato di idee e abolisce il nesso comparativo “come”. Per esempio in San Martino del Carso il poeta paragona il paese bombardato al proprio cuore straziato, per concludere con un'analogia folgorante.

Il nuovo linguaggio poetico

La ricerca poetica di Ungaretti prosegue però nel 1933 con la raccolta Sentimento del tempo, in cui si nota un’evoluzione rispetto ai testi precedenti. Il poeta affronta temi nuovi e adotta anche uno stile diverso: la poesia diventa meno frammentata e più distesa. Ungaretti riprende le forme metriche della tradizione italiana, ispirandosi a Petrarca e Leopardi: utilizza endecasillabi, settenari, strofe, punteggiatura e una sintassi più articolata. Nonostante i cambiamenti stilistici, il “secondo Ungaretti” resta fedele ad alcuni elementi centrali della sua prima fase poetica come la sintassi paratattica, dove le frasi sono accostate più che collegate logicamente, e un ritmo scandito da pause e silenzi carichi di tensione emotiva. Mantiene anche l’uso dell’analogia, che però diventa più complessa e simbolica rispetto a quella immediata dell’Allegria, come si vede passando da Soldati a Stelle, dove il significato è più oscuro e aperto all’interpretazione.

L’Ermetismo è un movimento poetico nato in Italia nei primi decenni del Novecento, caratterizzato da un linguaggio essenziale, concentrato e carico di significato. La poesia ermetica si distingue per l’uso di versi brevi, spesso privi di punteggiatura, ricchi di enjambement e privi di narrazione lineare. I temi affrontati sono profondamente intimi ed esistenziali, come la solitudine, il dolore, la morte e la ricerca del senso della vita. L’obiettivo non è descrivere la realtà in modo oggettivo, ma trasmettere emozioni e intuizioni profonde attraverso un linguaggio simbolico e allusivo.
Nel suo insieme, la poesia di Giuseppe Ungaretti rappresenta l’inizio della lirica ermetica italiana. In passato, era stato perfino considerato egli stesso un poeta «ermetico», ma oggi i critici tendono ad evitare questa definizione. Come Eugenio Montale, Ungaretti è stato piuttosto un maestro, un precursore dell’Ermetismo. Ai poeti che verranno dopo di lui, come Alfonso Gatto, Vittorio Sereni e Mario Luzi, Ungaretti ha trasmesso alcuni elementi fondamentali. In primo luogo, ha lasciato la visione della realtà interpretata attraverso simboli e analogie, secondo l’influenza del Simbolismo francese, da cui ha avuto origine tutta la poesia moderna. In secondo luogo, ha introdotto un gusto per la frammentazione e per una struttura poetica spezzata e isolata. Questa scelta deriva dalla necessità del poeta di comunicare le proprie emozioni e intuizioni con poche immagini intense. Infine l'indagine sui temi più profondi dell'esistenza umana come il dolore e la morte, l'aspirazione all'assoluto e la consapevolezza della nostra lontananza da una condizione di vera pienezza.
La raccolta Il dolore del 1947 è incentrata sul tema della sofferenza come dimensione profonda dell’esistenza umana. Il dolore nasce sia da eventi personali drammatici vissuti da Ungaretti, come la morte del fratello e del figlio Antonietto a soli nove anni, sia da tragedie collettive, come quelle ricordate nella sezione Roma occupata, che rievoca i giorni difficili dell’occupazione tedesca durante la Seconda guerra mondiale. Anche la successiva raccolta Un grido e paesaggi (1952) è segnata da questa tematica. Un’altra tematica centrale è quella dell’esilio e del desiderio di un ritorno a una vita più autentica e piena. Questo tema è al centro de La Terra promessa, raccolta frammentaria che ha come protagonista l’eroe Enea, figura simbolica del poeta stesso, anch’egli in cammino verso le proprie origini, verso un mondo perfetto e perduto, le cui tracce restano dentro di noi. Negli ultimi anni, il tono di Ungaretti si fa più distaccato e riflessivo. Il poeta anziano osserva con saggezza la confusione di eventi e sentimenti della vita. Tuttavia, il deteriorarsi inesorabile delle cose suscita inquietudine: tutto sembra dissolversi nel “muro d’ombra” della morte (come nella poesia La madre). Eppure, la fede religiosa permette di guardare oltre quel limite e di cogliere la presenza di Dio, che non abbandona l’uomo, ma gli rivela il significato profondo del dolore e della morte.

L’allegria

L’Allegria è una raccolta poetica di Giuseppe Ungaretti scritta tra il 1914 e il 1918, durante la Prima Guerra Mondiale, e pubblicata nel 1919. Il titolo contiene un ossimoro, poiché le poesie parlano di morte e dolore ma anche del desiderio di vita. L’opera rappresenta un viaggio poetico ed esistenziale e unisce due precedenti raccolte: Il Porto Sepolto, incentrata sul dolore e il disorientamento vissuti in guerra, e L’Allegria di Naufragi, che esprime la forza di resistere e riscoprire la vita. La poetica di Ungaretti riflette una profonda sensibilità per la condizione umana e una continua ricerca di senso, evidenziando il valore della solidarietà, specialmente tra i soldati, in un contesto di tragedia.

Veglia

La poesia Veglia di Giuseppe Ungaretti esprime, attraverso il titolo, un duplice significato: da un lato il tempo interminabile trascorso accanto al cadavere straziato di un compagno, dall’altro un gesto di partecipazione fraterna e dolorosa, come in una veglia funebre. Nella prima strofa, dominano immagini crude e realistiche che rendono la brutalità della guerra, accentuate da participi e suoni duri. Dopo una pausa di silenzio, nella seconda strofa il poeta riflette sul senso della vita, trovando proprio nell’orrore della guerra una nuova consapevolezza del suo valore e proclamando un profondo attaccamento all’esistenza.

Fratelli

Il componimento Fratelli di Giuseppe Ungaretti è un inno alla solidarietà umana scritto durante la Prima Guerra Mondiale. In un momento di grande tensione e sofferenza, sulla linea del fronte, un soldato pronuncia la parola “Fratelli”, simbolo di fratellanza e umanità in un mondo sconvolto dalla guerra. Il poeta evidenzia come la solidarietà tra uomini sia l’unica risposta alla barbarie e al non senso del conflitto. La poesia, esempio di ermetismo, è composta da versi liberi, con linguaggio essenziale, punteggiatura ridotta e numerosi enjambement, che creano un’atmosfera sospesa e carica di emozione. Le immagini, accostate senza un legame logico evidente, contribuiscono a trasmettere il dolore e l’umanità dei soldati in trincea.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Giuseppe Ungaretti e quale fu il suo percorso formativo?
  2. Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1888 e fu influenzato da un ambiente multiculturale. Studiò in Francia e si trasferì a Parigi, dove entrò in contatto con le avanguardie artistiche e intellettuali, maturando la sua idea di poesia moderna.

  3. Quali sono le caratteristiche principali dello stile poetico di Ungaretti?
  4. Lo stile di Ungaretti è caratterizzato da una forma concentrata e ridotta all'essenziale, con versi liberi e brevi, privi di rime e punteggiatura. Valorizza le pause e gli spazi bianchi, e utilizza l'analogia per esprimere emozioni profonde.

  5. Come si evolve il linguaggio poetico di Ungaretti nel corso della sua carriera?
  6. Nel 1933, con la raccolta "Sentimento del tempo", Ungaretti adotta uno stile meno frammentato e più disteso, riprendendo forme metriche tradizionali. Mantiene l'uso dell'analogia, ma in modo più complesso e simbolico rispetto alla sua fase iniziale.

  7. Qual è il significato della raccolta "L’Allegria" di Ungaretti?
  8. "L’Allegria" è una raccolta poetica che unisce il dolore della guerra al desiderio di vita. Rappresenta un viaggio poetico ed esistenziale, evidenziando la solidarietà tra i soldati e la ricerca di senso in un contesto di tragedia.

  9. Quali temi affronta la poesia "Fratelli" di Ungaretti?
  10. "Fratelli" è un inno alla solidarietà umana scritto durante la Prima Guerra Mondiale. Esprime la fratellanza e l'umanità tra i soldati, utilizzando un linguaggio essenziale e immagini accostate senza un legame logico evidente, per trasmettere il dolore e l'umanità dei soldati in trincea.

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