Concetti Chiave
- Il titolo "C'era una volta" evoca un'atmosfera fiabesca, suggerendo dolcezza e irrealtà senza riferimenti diretti alla guerra.
- Il paesaggio descritto è un prato verde che, attraverso una metafora, diventa il velluto di una poltrona di un caffè parigino.
- La poesia alterna tra fantasia e realtà, passando dal ricordo di caffè parigini al presente della guerra.
- Il testo è caratterizzato da molte figure retoriche, inclusi enjambements e similitudini che arricchiscono l'immaginario poetico.
- Gli aggettivi e sostantivi usati creano un campo semantico di serenità, evocando morbidezza e riposo.
Indice
Il paesaggio di Bosco Cappuccio
Quota Centoquarantuno l’1 agosto 1916
Bosco Cappuccio
ha un declivio
di velluto verde
come una dolce
poltrona
Appisolarmi là
solo
in un caffè remoto
con una luce fievole
come questa
di questa luna.
Il richiamo alla Grande Guerra
Il titolo ci rimanda al mondo delle favole, alludendo per questo sia alla dolcezza della fantasia che alla situazione di irrealtà che ne può conseguire. Nelle poesie di Ungaretti è sempre presente il tema della guerra. Invece in questo componimento, non esistono precisi riferimenti allo strazio, alla sofferenza, alle problematiche esistenziali dell’uomo. L’unico richiamo che si riporta alla Grande Guerra è la data il luogo: Quota Centoquarantuno l’1 agosto 1916. Il testo si apre con la descrizione del paesaggio – la località Cappuccio verde – costituito da un prato verde leggermente inclinato che, in virtù di una metafora, il poeta trasforma subito nel velluto verde di una poltrona di un caffè parigino.
Il sogno e la realtà
All’inizio l’immagine suggerisce un momento di fantasia di quiete che si trasforma in un ricordo. Infatti, nella strofa successiva, il poeta allude ad uno di quei caffè della capitale francese in cui Ungaretti si recava frequentemente degli amici del suo gruppo letterario e dove spesso si recava anche con il suo amico Sceab. Qui il movimento si inverte perché dal passato e dal sogno si torna al presente e alla realtà, come viene sottolineato dal duplice dimostrativo “questa…questa. Infatti l’avverbio di luogo “là” che indica lontananza, rimanda il lettore ai bistrot di Parigi, mentre il dimostrativo “questa” che forma un deittico perché ripetuto due volte, ci rimanda alla vicinanza con il luogo di guerra. Da sottolineare che il ritorno alla realtà è meno drammatico degli altri casi. Pur trattandosi di un momento di intervallo pur sempre all’interno di una guerra che comunque incombe sempre minacciosamente, la debole luce della luna culla il sogno ed il ricordo del poeta.
Figure retoriche e semantica
Per quanto riguarda le figure retoriche, nel testo si possono trovare.
• Molti enjambements, praticamente alla fine di ogni verso e all’inizio del successivo.
• Due similitudini: il prato che è come una poltrona verde il chiarore della luna è come la debole illuminazione all’interno di un caffè parigino.
L’insieme degli aggettivo e dei sostantivi usati appartengono ad un campo semantico che ci riportano ad un’oasi di serenità: velluto (= morbidezza), verde (un colore riposante), dolce (= per la poltrona ha il significato di comodo, soffice, su cui si sta bene), fievole (= una luce che invita al sogno e al riposo).
Domande da interrogazione
- Qual è il significato del paesaggio di Bosco Cappuccio nella poesia?
- Come viene richiamata la Grande Guerra nel testo?
- In che modo il sogno e la realtà si intrecciano nella poesia?
- Quali figure retoriche sono presenti nel testo?
Il paesaggio di Bosco Cappuccio è descritto come un declivio di velluto verde, paragonato a una dolce poltrona, evocando un senso di tranquillità e serenità.
La Grande Guerra è richiamata attraverso la data e il luogo specifico, Quota Centoquarantuno l’1 agosto 1916, senza riferimenti diretti alla sofferenza o alle problematiche esistenziali.
Il sogno e la realtà si intrecciano attraverso il ricordo dei caffè parigini frequentati dal poeta, con un ritorno alla realtà meno drammatico, sottolineato dalla luce fievole della luna.
Il testo contiene molti enjambements e due similitudini, con un campo semantico che evoca un’oasi di serenità, utilizzando aggettivi e sostantivi come velluto, verde, dolce e fievole.