Concetti Chiave
- Ungaretti interpreta l'idillio "L'Infinito" di Leopardi come intriso di ironia, manifestata già nel titolo stesso.
- L'opera rappresenta il contrasto tra il desiderio umano di infinito e la realtà del finito, carica di accenti amari e disillusi.
- Il primo verso dell'idillio evoca una trasformazione della memoria in sogno, rappresentando un paesaggio che trascende i limiti temporali e spaziali.
- Ungaretti distingue tra la memoria di Petrarca, che conserva il sacro valore della parola, e quella di Leopardi, che diventa sogno e oblio.
- Il termine "caro" nel componimento sottolinea l'importanza degli affetti e della familiarità, che danno un senso di eterna permanenza.
Indice
L'ironia nell'idillio leopardiano
Secondo l’opinione di Ungaretti l'idillio leopardiano dell'Infinito rivela un tono ironico che pervade l'intero componimento no noSì attenta analisi Il critico che il critico propone dimostrerà un tale punto di vista ma già attraverso il titolo dell'idillio l'infinito secondo Ungaretti e quindi sin dal primo momento l'ironia è evidente.
L’idillio dell’ Infinito, infatti secondo Ungaretti altro non è che la rappresentazione del finito intrisa di accenti amari e disillusi.
Due sensi, due messaggi diversi che traspaiono dal titolo. Il senso di infinito come illusione, desiderio inappagabile, sogno irraggiungibile dell'uomo e il senso del finito come unica realtà con la quale l'uomo e’ chiamato a fare i conti, con la quale l'uomo è costretto ad avere a che fare nella sua vita terrena schiava del limite materiale.
Il sogno e la memoria
Ungaretti passa subito ad analizzare il primo verso “sempre caro mi fu quest'ermo colle” e mette in evidenza ciò che il verso suggerisce con immediatezza: suggerisce, cioè, una sollecitazione della memoria a farsi sogno, è la memoria del colle, il ricordo di un paesaggio familiare e prevedibile quasi atteso, che suscita il passaggio nella mente del poeta spettatore da memoria a sogno, sogno inteso principalmente come dimensione in cui vengono meno i limiti spaziali e temporali; ma dove cioè è possibile? Dove è possibile eliminare e annullare i limiti spaziali e temporali? Solo nel passato, in cui il sogno può avvenire, può avere luogo.
Il tema della ricordanza
Ungaretti parla di sogno, di una dimensione che perde i contatti con la realtà, che tende a isolarsi in un luogo immaginario e privo di limiti sia spaziali sia temporali; ed ecco che vede la possibilità di vivere il sogno, la possibilità di rifarsi al passato; potremmo cioè dire che egli anticipa qui il tema trattato in “Alla luna”, quello cioè della memoria, della ricordanza. Tale concetto è centrale nell’idillio “Alla luna” . Ricordiamo, infatti, come il titolo originario dell'idillio era proprio “la ricordanza”. La critica tanto si è dibattuta su quell’ "anniversario che il poeta dice di vivere all'inizio del componimento. E’ passato un anno da che egli interrogava la luna ed ora si ritrova nuovamente lì di fronte ad essa. Il critico Mario Fubini spiega che si tratta del compleanno del poeta, mentre il critico Antonioni parla dell’anniversario di un evento importante della vita del Leopardi, cioè la fuga da Recanati. Ma a ben guardare si potrebbe attribuire questo anniversario a un evento non esteriore e proprio della vita di Leopardi come può esserlo per esempio un compleanno, o la fuga da casa; il poeta potrebbe infatti riferirsi a un evento interiore, psicologico o addirittura sentimentale. Non anticipiamo i tempi torniamo ad Ungaretti e al tema della memoria.
Parallelo tra Ungaretti e Petrarca
Giunto a questo punto Il critico Ungaretti propone un parallelo con il Petrarca per poi subito dopo però allontanarsene, alla luce di una differenza sostanziale. Il tema è ancora quello della memoria: la memoria integrata e la memoria in questo verso dell’idillio dell’infinito. Il Petrarca cercava di custodire, difendere il valore della memoria e della reminiscenza che ogni parola reca in sé e lo faceva, secondo Ungaretti, attraverso un processo finalizzato al sacro della parola stessa, finalizzato a riscattarla dall’oblio e dal rischio di perdere totalmente la propria consapevolezza storica. In Leopardi, invece, si verifica il processo opposto: egli forza la memoria a divenire sogno, a conseguire l’oblio. L’oblio di una dimensione reale, un sogno che si distacca dal vero.
L'affettività e l'assuefazione
Il successivo vocabolo “caro” è inequivocabilmente afferente al mondo degli affetti, dei sentimenti radicati da tempo in noi e che proviamo nei confronti di qualcosa che è altro da noi; e tale mondo degli affetti è sostenuto da ciò che Leopardi ribadisce come qualità precipua dell’uomo: vale a dire la assuefazione. L'uomo vive la propria vita attraverso non solo la capacità che ha per natura di assuefarsi alle varie situazioni e ai vari eventi della vita stessa. Questa associazione è riscontrabile anche nel mondo dell'affettività e della familiarità di persone o cose che fanno parte dell’esistenza terrena, dà all'uomo quasi la sensazione che certi sentimenti e affezioni che si avvertono e si provano ormai da tanto tempo non debbano più avere fine, non debbano più andare via.
Domande da interrogazione
- Qual è l'opinione di Giuseppe Ungaretti sull'idillio dell'Infinito?
- Cosa rappresenta l'Infinito secondo Ungaretti?
- Quali sono i due sensi che traspaiono dal titolo dell'Infinito?
- Cosa suggerisce il primo verso dell'Infinito secondo Ungaretti?
- Qual è la differenza tra la memoria di Petrarca e quella di Leopardi secondo Ungaretti?
Secondo Ungaretti, l'idillio dell'Infinito di Leopardi rivela un tono ironico che pervade l'intero componimento.
L'Infinito, secondo Ungaretti, è la rappresentazione del finito intrisa di accenti amari e disillusi.
I due sensi sono quello dell'infinito come illusione, desiderio inappagabile, e quello del finito come unica realtà con cui l'uomo deve fare i conti nella sua vita terrena.
Il primo verso suggerisce una sollecitazione della memoria a farsi sogno, il ricordo di un paesaggio familiare che suscita il passaggio nella mente del poeta da memoria a sogno.
Petrarca cercava di custodire e difendere il valore della memoria, mentre Leopardi forza la memoria a diventare sogno, a conseguire l'oblio.