Concetti Chiave
- Le opere di Verga si concentrano sulla rappresentazione delle sconfitte esistenziali della classe borghese, senza offrire soluzioni o un impegno civico per i problemi sociali.
- Il racconto "Nedda" mette in luce gli effetti negativi del progresso sui valori tradizionali, come la famiglia, attraverso la storia di una ragazza siciliana.
- In "Vita dei Campi", Verga esplora la vita dei siciliani poveri, evidenziando il contrasto tra i vecchi valori e un mondo moderno trasformato e corrotto.
- "I Malavoglia" rappresenta la lotta per mantenere i valori familiari in una società corrotta dal progresso, parte del mai completato Ciclo dei Vinti.
- In "Mastro-Don Gesualdo", il protagonista è emarginato sia dai nobili che dai poveri, sottolineando l'isolamento causato dal tentativo di migliorare la propria condizione sociale.
Indice
L'obiettivo di Verga
Il suo obiettivo con la sua produzione è quello di mostrare che tutti, in qualunque classe sociale, sono ‘vinti’ dal progresso cosa che non riuscirà a portare a termine. Le sue opere, ad eccezione di quelle giovanili, sono legate al mondo in cui è nato e cresciuto e a cui è affezionato della Sicilia rurale, povera e semplice. Mostrando questo mondo arcaico ai suoi lettori moderni Verga non intende fornire un’educazione civica e morale, come per esempio intendeva fare Manzoni, ma solo un resoconto delle sconfitte esistenziali nascoste dentro alla classe borghese. A differenza dei naturalisti francesi, con cui condivide lo stile, lui non offre soluzioni né un impegno civico ai problemi delle classi che rappresenta: secondo lui infatti il mondo, con il progresso, si è dimenticato dei valori fondanti del mondo contadino e non c’è modo di risanarlo o tornare indietro. A differenza di Manzoni che, una volta realizzato che i valori di cui scriveva non esistevano più ha interrotto la sua produzione, lui continua a scrivere semplicemente raccontando una realtà e die problemi che secondo lui non possono essere cambiati. Il suo principale obbiettivo come scrittore infatti non è quello di cambiare la società, cosa che ritiene impossibile, ma semplicemente di vendere la sua produzione.
La produzione giovanile
Nella prima parte della sua vita, quando vive ancora in Sicilia, la sua produzione ha caratteri storici e patriotici. Le cose cambiano quando si trasferisce a Firenze e inizia a scrive romanzi romantici, assecondando i gusti del pubblico, come La Storia di una Capinera che tratta di una ragazza costretta a farsi monaca.
Il trasferimento a Milano
Si trasferisce poi a Milano, città attenta alle innovative correnti europee e dove si trovava il gruppo degli Scapigliati. Qui inizia il suo percorso di analisi della società e dei vinti dal progresso. Inizia dalle classi più povere perché la loro vita è più semplice, quasi bestiale, e quindi ogni cambiamento esterno nella società a questi livelli si evidenzierà prima e con più forza. Nel 1872 scrive Nedda, in cui lo stile non è innovativo come il contenuto. Lo stile subirà una modificazione, poiché applicherà le regole del
La novella Nedda
E’ ambientato nel mondo siciliano dei raccoglitori di olive. Una ragazza ha una vecchia madre malata e i suoi compagni di lavoro non capiscono perché sprechi i suoi soldi nelle medicine se tanto la madre non può essere curata e dovrà morire. I valori sono quelli moderni di un’utilità pratica, non quelli antichi della famiglia, sottolinea gli effetti negativi del progresso. Successivamente lei si innamora di un giovane e rimane incinta, ma non si sposa. I suoi compagni, che in precedenza si basavano su valori avanzati, ora la isolano ancora sulla basi di valori legati ad un mondo antico. La figlia nasce malata, a causa delle povere condizioni di vita, e la novella si chiude con l’augurio della madre per la figlia di morire in fretta per non soffrire quello che ha sofferto lei e quello che h sofferto la nonna.
Le novelle siciliane
Tutte le novelle di questa raccolta sono ambientate tra la povera gente siciliana, ancora attaccate ai vecchi valori della famiglia e del lavoro. L’unica che si discosta è Fantasticheria che per la sua prima parte è ambientata a Milano. Questa novella è un preludio del romanzo I Malavoglia di cui si possono già vedere alcuni personaggi e lo stile. In questa novella, una coppia di Milano, per curiosità, decide di andare a visitare la terra di origine dell’uomo, la Sicilia. Arrivano ad Aci Trezza dove incontrano una famiglia di pescatori, i Malavoglia. Dopo lo stupore iniziale la donna è annoiata e infastidita dalla mancanza di comodità del luogo e vuole tornare a Milano. In questa novella si vede un accostamento polemico tra un mondo trasformato e corrotto (rappresentato dalla donna) e uno delle origini (rappresentato dai pescatori) destinato a scomparire.
L'Amante di Gramigna
L’Amante di Gramigna è importante soprattutto per la sua prefazione. Immagina di inviare questa novella ad un suo amico e descrive come ha composto la novella, derivando la sua tecnica dai naturalisti. Lui privilegia il meccanismo causa-effetto sull’effetto sorpresa tentando di scrive una storia credibile, il più vicino possibile alla realtà. La storia tratta di una donna che si innamora di un brigante ma che viene da lui solo usata.
La Lupa e Rosso Malpelo
Nella novella La Lupa si ha una grande importanza della cromaticità: lo stesso scontro che si ha tra colori forti rappresenta lo scontro tra ciò che è convenzionale e tra quello che fa la protagonista della novella. Al termine della novella si ha un’ellisse, anche se il finale è suggerito dalla situazione in cui si trovano la protagonista e il fidanzato della figlia, il ragazzo che è legato ai valori tradizionali è costretto ad ucciderla.
In Rosso Malpelo la narrazione sembra la voce corale delle persone che conoscono il ragazzo. I cittadini del paese, così come Malpelo e la madre, sono insensibili ai vecchi valori e ridicolizzano, per esempio, il padre del ragazzo perché lavorava duro e onestamente. La famiglia di un compagno di Rosso Malpelo, Ranocchio, è l’unica legata ad un vecchio mondo e spendono i loro risparmi per curare il ragazzino.
Lo stile di Verga
Per quanto riguarda lo stile, Verga usa il discorso indiretto libero o parlare filtrato: è come se a raccontare fosse un personaggio interno alla storia. Adopera poi una sintassi zoomorfa: molte similitudini e termini legati al mondo animale, perché è una realtà vicina alla classe contadina di cui parla. Non entra mai direttamente nella narrazione e non ci da spiegazioni o indicazioni. A differenza dei veristi non usa il dialetto, perché il pubblico sarebbe stato ristretto, ma inventa una nuova lingua ibrida che conserva per esempio la sintassi della frase nel dialetto siciliano, frasi brevi, un grande utilizzo del passato remoto e molti modi di dire che potevano essere tradotti.
I Malavoglia e il Ciclo dei Vinti
I Malavoglia
L’ambientazione è credibile, anche se non reale. Esisteva un villaggio di nome Aci Trezza ma non era povero, basato su un’economia di pescatori che non funzionava più, bensì una città ricca in cui si viveva di turismo, compaiono molti personaggi che già erano apparsi in Fantasticheria.
Doveva far parte del Ciclo dei Vinti che non porterà mai a termine, il cui nome precedente doveva essere Marea, in cui avrebbe dimostrato che a tutti i livelli sociali la vita era stata corrotta dal progresso e non c’era ritorno. I tioli delle opere successive sarebbero dovuti essere: Mastro Don Gesualdo che porta a termine, La duchessa di Leyra che non riesce a concludere perché non riesce a rappresentare il mondo nobile in cui sarebbe dovuto essere ambientato e doveva narrare la vanità aristocratica di una nobile, poi L’Onorevole Scipioni in cui avrebbe dovuto parlare dell’ambizione di un politico ed infine L’uomo di Lusso che avrebbe dovuto trattare di un artista in un ambiente aristocratico.
Nei Malavoglia nessuno rispetta più, ad eccezione della famiglia di pescatori, i valori della famiglia e dell’unità ma seguono il denaro e potere.
La Roba e Pane Nero
Ambientato negli stesse realtà povere dei Malavoglia, ma non c’è più traccia di umanità, si segue solo la logica dell’economia.
La Roba né un esempio: quando Mazzarò, un bracciante arricchito, si trova sul punto di morire non accetta l’idea di lasciare i suoi beni così distrugge ciò che può e uccide i suoi animali. L’unico valore rimasto importante è appunto la roba, il possesso.
Pane Nero è ambientato in una realtà contadina, in cui la famiglia è dipendente dal faticoso lavoro nei campi del figlio e di sua moglie. I due si sono pentiti di essersi sposati, non perché non si amino, ma perché l’amore è un lusso che non ci si può permettere: il matrimonio dovrebbe servire ad arricchirsi e a trovare stabilità economica. La madre del ragazzo è malata e a loro non le comprano le medicine volentieri perché non sentono la famiglia come un valore importante, così sperano che muoia presto. La sorella del ragazzo non vuole una vita come la loro e decide di andare a lavorare in una casa facoltosa. Qui diventa l’amante del padrone di casa che le fa molti doni, compresi i materiali per il corredo. Si innamora di un altro servo che, a dispetto dei valori antichi, è contento che lei sia l’amate del ricco signore perché questo gli garantisce più ricchezza. Quando rimane incinta la moglie del fratello va per rimproverarla ma, vedendo i regali e le ricchezze che ha ottenuto e la vita più agiata, se ne va senza dire una parole, anzi quasi invidiosa.
Libertà e il progresso
Libertà assume un carattere storico e sociale. Tratta di un evento realmente accaduto durante la spedizione dei mille. I contadini di Bronte, per appoggiare i soldati che stanno arrivando, si ribellano in modo violento, entrando con la forza a casa dei signori locali e uccidendone il figlio neonato mentre strappano i gioielli alla signora. Il giorno dopo, quando i soldati arrivano, sedano con violenza la rivolta e processano i contadini che non capiscono cosa hanno sbagliato: loro volevano la libertà, che consisteva negli oggetti.
Il progresso ha cambiato tutti, senza migliorare le condizioni di vita nessuno. Questo ciclo di novelle è la preparazione a Mastro-Don Gesualdo.
Mastro-Don Gesualdo
Il protagonista si è guadagnato il titolo di ‘Mastro’ essendo capo cantiere come muratore. Ha messo da parte molti soldi che lo portano ad essere disprezzato dai suoi compagni e non è accettato dai nobili perché lo vedono sempre come uno del popolo. Sposa Bianca, una nobile della famiglia Tao, caduta in disgrazia, lei ha una relazione con un ricco cugino di cui è incinta ma che non la può sposare a causa delle opposizione della famiglia poiché lei è povera. Il castello in cui vive con i suoi due fratelli è diroccato. Riceve così anche il titolo ‘Don’: la moglie, ancora innamorata del cugino e schifata dalla sua rozzezza, lo detesta e non riesce a vedere come lui la veneri e tenti di farle piacere in ogni modo. Quando la figlia cresce anche lei lo odia, così come i nobili che lo deridono e lo mettono in difficoltà. Allo stesso tempo anche i poveri lo odiano perché non lo considerano più come uno di loro. Rimane tagliato fuori e solo, pagando per tutto il resto della sua vita l’errore di aver tentato di migliorare la sua vita. Solo quando si trova in campagna e si incontra con una donna, dalla quale aveva avuto due figli che lo odiano, prova un po’ di sollievo. La figlia sposa un giovane che spreca tutto il suo patrimonio. Si ammala e muore solo a casa della figlia, ricolto verso la parete per non vedere più il mondo. Lo stile si fa più tradizionale per uniformarsi con l’ambiente più elevato, si riavvicina a quello dei Malavoglia solo quando si trova in campagna.
Domande da interrogazione
- Qual è l'obiettivo principale di Verga nella sua produzione letteraria?
- Come si evolve la produzione letteraria di Verga nel corso della sua vita?
- Quali sono le caratteristiche distintive dello stile narrativo di Verga?
- Qual è il tema centrale del romanzo "I Malavoglia"?
- Come viene rappresentata la solitudine in "Mastro Don Gesualdo"?
L'obiettivo principale di Verga è mostrare che tutti, indipendentemente dalla classe sociale, sono 'vinti' dal progresso. Non cerca di cambiare la società, ma di vendere la sua produzione, raccontando una realtà che ritiene immutabile.
Inizialmente, Verga scrive opere storiche e patriottiche in Sicilia. Trasferitosi a Firenze, scrive romanzi romantici, e a Milano inizia a esplorare le classi sociali più povere, adottando lo stile del Naturalismo francese.
Verga utilizza il discorso indiretto libero e una sintassi zoomorfa, evitando il dialetto per non restringere il pubblico. Crea una lingua ibrida che conserva elementi del dialetto siciliano, come frasi brevi e l'uso del passato remoto.
"I Malavoglia" esplora la corruzione dei valori tradizionali a causa del progresso, mostrando una società in cui il denaro e il potere prevalgono sui valori della famiglia e dell'unità.
In "Mastro Don Gesualdo", la solitudine del protagonista deriva dal suo tentativo di migliorare la sua vita, che lo porta a essere disprezzato dai compagni e non accettato dai nobili, lasciandolo isolato e solo.