Concetti Chiave
- La novella "Jeli il pastore" racconta la vita solitaria di Jeli, un giovane pastore, e il suo rapporto con don Alfonso, culminando in un atto di violenza in tribunale.
- "Vita dei campi" è una raccolta di novelle di Verga che esplora la Sicilia post-unitaria, rappresentando la lotta tra classi sociali attraverso personaggi umili e borghesi.
- Giovanni Verga, nato a Catania nel 1840, è noto per il suo contributo al Verismo e per opere che riflettono la realtà sociale del suo tempo.
- La narrativa di Verga è caratterizzata da una scrittura ricca di dialettismi e proverbi, che immerge il lettore nella cultura siciliana.
- Verga ha rivoluzionato la letteratura italiana a fine '800, introducendo temi di emarginazione sociale e tecniche narrative innovative.

Jeli il pastore: riassunto
La novella narra la storia di Jeli, “il guardiano dei cavalli”, un ragazzo di tredici anni molto semplice, che vive nei campi da sempre. Il ragazzo è molto solo, poiché i genitori – che in seguito moriranno – lavorano in paesi limitrofi e non lo vedono quasi mai. Jeli conosce e stringe un’amicizia con don Alfonso, che è, invece, di estrazione borghese. Tra i due si instaura un rapporto particolare: da un lato, don Alfonso invidia il legame con gli animali e con la natura di Jeli, un ragazzo che non ha bisogno di nessuno per le capacità pratiche che possiede; dall’altro lato, Jeli guarda con stupore ed ammirazione le abilità di lettura e scrittura di don Alfonso, che può permettersi di andare a scuola. Jeli racconta a don Alfonso di essersi innamorato di Mara, figlia di massaro Agrippino. I due giovani vivono per un po’ un idillio in cui vagano insieme per la campagna. Successivamente, il protagonista vive tre eventi spiacevoli: la morte del padre ammalato, la partenza di Mara a causa del licenziamento del padre, e il suo stesso licenziamento, dovuto ad un incidente che ha portato alla morte di un cavallo (lo Stellato). Jeli diventa pastore di pecore e, nel frattempo, osserva la vita amorosa di Mara da cui è escluso: inizialmente promessa al figlio di massaro Neri, rompe il fidanzamento a causa delle voci sulla frequentazione segreta di Mara con don Alfonso. A questo punto, Mara, la cui reputazione è appesa a un filo, propone a Jeli il matrimonio, il quale, ingenuamente stupito e felice, accetta. La frequentazione con don Alfonso, tuttavia, non si interrompe e, nonostante Jeli non voglia vedere ciò che sta accadendo, comincia a nutrire dei sentimenti negativi verso il vecchio amico. Questi sentimenti finalmente scoppiano quando, durante una scampagnata alla fattoria, nel mezzo della tosatura delle pecore, don Alfonso chiede a Mara di ballare: questo gesto fa impazzire Jeli, che gli taglia la gola. La novella si conclude in tribunale, dove Jeli continua a mostrare la sua ingenuità, legittimando il suo stesso gesto di fronte al giudice.
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La raccolta Vita dei campi
La novella è tratta dalla raccolta Vita dei campi, di Giovanni Verga, presentata per la prima volta nel 1880 e ripubblicata in versione definitiva nel 1897. Si compone di otto novelle (la nona, diversa delle altre, sarà pubblicata nel 1881):
- Fantasticheria
- Jeli il pastore
- Rosso Malpelo
- Cavalleria rusticana
- La lupa
- L'amante di Gramigna
- Guerra di santi
- Pentolaccia
- Il come, il quando ed il perché
I racconti rappresentano una finestra sulla Sicilia rurale post unitaria. Per questo motivo, i personaggi descritti sono individui umili, sottopagati, contrapposti alla classe borghese. Quest’ambientazione è rafforzata, nei racconti, anche dal tipo di narrazione: si tratta di una scrittura scandita rapidamente e che fa uso di diversi proverbi, espressioni dialettali, similitudini e metafore legate alla natura, e di una struttura sintattica tipica del dialetto siciliano. Tutti i personaggi sono accomunati dalla presenza di tre categorie: il personaggio dominante (economicamente ed affettivamente), l’intermedio e il vinto. Dalle novelle traspare chiaramente la concezione dolorosa della vita che era caratteristica di Verga, per la quale l’uomo è legato ad un destino di infelicità, dato dall’impossibilità di liberarsi della propria condizione familiare e sociale.
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Breve biografia di Giovanni Verga
L’autore nasce il 2 settembre 1840 a Catania. Si forma nella scuola di Antonino Abate, letterato patriota appassionato di poesia romantica, la cui influenza si nota immediatamente, in quanto Verga, solo sedicenne, scrive Amore e Patria, per rappresentare le lotte risorgimentali. L’epidemia di colera lo costrinse, in seguito, a spostarsi dalla grande città, per passare diversi anni a Vizzini. Si iscrive alla facoltà di legge, ma abbandona quasi subito per intraprendere la via del giornalismo. Dopo l’arrivo dei Mille di Garibaldi, si arruola nella Guardia Nazionale e, durante questo periodo, continua a scrivere, ispirato dall’esperienza (scrive, per esempio, I carbonari della montagna). Il primo cambiamento nella scrittura di Verga si ha in concomitanza del suo trasferimento a Firenze, ambiente ricco e, al tempo, capitale del Regno d’Italia: comincia una fase di scrittura più romantica, in cui traspare il senso di colpa per l’abbandono della famiglia – sulle cui spalle sta ancora pesando economicamente, in attesa del successo – e della terra d’origine. A Firenze avviene l’incontro con Luigi Capuana, figura fondamentale nella vita dell’autore, in quanto getterà insieme a lui le basi per la sua poetica verista. Negli anni ’70 dell’Ottocento, Verga comincia a scrivere i romanzi più celebri, come Storia di una capinera. Nel 1972 si trasferisce a Milano, città ancora più aperta e dinamica, in cui si ferma per circa vent’anni e presso cui scrive i suoi capolavori più grandi. Pubblica la novella Nedda, primo esperimento di narrazione di un contesto rusticano e popolare. Il successo di questa novella gli fa capire quale strada prendere e lo spinge a continuare a scrivere in questo modo, così che, nel ’78, pubblica il suo primo racconto verista, Rosso Malpelo. Nel 1980 raccoglie le novelle in Vita dei campi, mentre nel 1981 pubblica I Malavoglia. Questi anni sono caratterizzati da grandi viaggi ed importanti rapporti professionali, mentre il decennio successivo non sarà altrettanto produttivo. Verga, infatti, in questo periodo torna a Catania, dove resterà fino alla sua morte, avvenuta il 27 gennaio 1922. Nel 1920 è stato nominato senatore, con una sostanziale indifferenza da parte sua. È un autore di grande valore storico e letterario: ha cambiato il modo di scrivere romanzi a fine ‘800, ha rinnovato la letteratura italiana e le sue riflessioni ed attenzione alla realtà dei fatti sono estremamente attuali. La sua letteratura ci racconta del mondo degli emarginati, facendoci immergere totalmente nella realtà da lui rappresentata, anche grazie ad alcune tecniche di scrittura innovative.
Per ulteriori approfondimenti sul Verismo italiano vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Qual è la trama principale della novella "Jeli il pastore"?
- Quali sono le caratteristiche principali della raccolta "Vita dei campi"?
- Qual è l'importanza di Giovanni Verga nella letteratura italiana?
- Come si sviluppa la carriera letteraria di Giovanni Verga?
- Quali eventi influenzano la vita personale e professionale di Giovanni Verga?
La novella racconta la storia di Jeli, un giovane pastore che vive nei campi e stringe un'amicizia con don Alfonso. Jeli si innamora di Mara, ma affronta diverse difficoltà, tra cui la morte del padre e il licenziamento. Alla fine, Jeli sposa Mara, ma la gelosia verso don Alfonso lo porta a un tragico gesto.
"Vita dei campi" è una raccolta di novelle che offre uno sguardo sulla Sicilia rurale post-unitaria, con personaggi umili e una narrazione che utilizza proverbi e dialetto siciliano. Le storie riflettono la concezione dolorosa della vita di Verga, dove l'uomo è legato a un destino di infelicità.
Giovanni Verga è un autore di grande valore storico e letterario che ha rinnovato la letteratura italiana alla fine dell'800. Ha introdotto il Verismo, raccontando il mondo degli emarginati e utilizzando tecniche di scrittura innovative per immergere i lettori nella realtà rappresentata.
Verga inizia scrivendo opere romantiche, influenzato da Antonino Abate. Dopo il trasferimento a Firenze e l'incontro con Luigi Capuana, sviluppa la sua poetica verista. A Milano scrive i suoi capolavori, come "Rosso Malpelo" e "I Malavoglia", e continua a esplorare temi sociali e realistici.
L'epidemia di colera e il trasferimento a Vizzini, l'arruolamento nella Guardia Nazionale, e i soggiorni a Firenze e Milano influenzano la sua vita. L'incontro con Capuana e il successo di "Nedda" segnano la svolta verso il Verismo. Verga torna a Catania negli ultimi anni, dove muore nel 1922.