Concetti Chiave
- La poesia "La mia sera" di Giovanni Pascoli, parte dei Canti di Castelvecchio, rappresenta una vita travagliata che culmina nella calma della sera, simboleggiando la pace dopo le difficoltà.
- La struttura metrica della poesia consiste in cinque strofe di otto versi, con rima alterna e un uso significativo di cesure e puntini di sospensione per rallentare il ritmo.
- Pascoli utilizza figure retoriche di suono, come onomatopee e allitterazioni, per creare una musicalità che accompagna il tema della riflessione e del riposo.
- Il nido delle rondini è un simbolo ricorrente che rappresenta la famiglia e la ricerca di sicurezza e protezione, riflettendo il desiderio di Pascoli per una felicità mai pienamente raggiunta.
- L'allegoria della morte come riposo è un tema centrale, parallelo alla concezione di Ugo Foscolo, che vede la sera come un momento di sollievo dai dolori della vita.
La lirica “La mia sera”, scritta da Giovanni Pascoli, è stata composta nel 1900 e appartiene ai Canti di Castelvecchio, pubblicati nel 1903. Pascoli, nell’arco di una giornata sintetizza quella che è stata una vita inquieta e che ora protende verso la fine.
Indice
Il giorno e la sera
La giornata descritta dall’autore può essere suddivisa in due parti distinte: il dì e la sera che si conclude con la notte.
Il dì è segnato da lampi e tuoni, come a rappresentare un’esistenza segnata anch’essa da disgrazie e momenti bui, quali la morte, per colpo di fucile, del padre Ruggero Pascoli nel 1867. Un trauma che lasciò segni profondi nella vita del poeta, resa ulteriormente difficile dal dissesto economico che ne seguì e dalla serie di lutti (la morte della madre e dei fratelli Luigi e Giacomo) che disgregarono il nucleo familiare. Al rumore dei fulmini, che tendono a smorzarsi e a lasciare posto a un debole bagliore oro porpora, e al gracidio delle raganelle si va ad accostare il rumore del ruscello. È qui che inizia la sera e subentra un nuovo tipo di descrizione di carattere riflessivo. Infatti, mentre la prima parte della lirica è sostanzialmente descrittiva, a partire dal v. 21 (O stanco dolore, riposa!) in poi, Pascoli sposta l’attenzione sull’animo e sui ricordi dell’io lirico.Simbolismo del nido
In questa seconda parte della lirica compare anche uno dei simboli più cari a Pascoli, ovvero l’immagine del nido dei rondinini che attendono il cibo. Per lui il nido è la metafora di una famiglia raccolta e unita, di un posto in cui può sentirsi protetto e che in seguito alla morte del padre egli tenta di riprodurre. Come i rondinini non ebbero la piccola porzione di cibo che gli spettava, nemmeno Pascoli (“Né io”, v. 31) aveva avuto una sia pur limitata porzione di felicità.
Struttura metrica e figure retoriche
Metricamente la poesia è costituita da cinque strofe di otto versi, dei quali i primi sette sono novenari e l’ultimo è un senario. La rima è alterna (ABAB) e il senario che chiude ogni strofa termina ogni volta con la parola sera.
Sul piano metrico Pascoli ricorre a puntini di sospensione e cesure che frantumano il verso e che infrangono la corrispondenza tra unità metrica e unità sintattica. Ne fa soprattutto un abbondante utilizzo nell’ultima strofa. Questi due elementi creano un effetto di rallentamento come a rappresentare il lento calare del sole e quindi, con valore allegorico, la fine della vita, la morte. Una morte vista come riposo dai dolori della sua esistenza. Tale immagine è equiparabile a quella che è l’idea di morte di Ugo Foscolo che traspare da “Alla sera”. Per Foscolo, infatti, la sera è un momento di sollievo per il suo spirito guerriero dagli affanni della vita.
Musicalità e immagini poetiche
Pascoli punta molto sulla musicalità del verso, per cui sono numerose le figure retoriche di suono quali le onomatopee, come il “gre gre” delle rane e il “Don… Don…” delle campane, e le allitterazioni come in “tacite stelle” dove vi è una ripetizione della t e della e. Non mancano ovviamente le figure retoriche di significato. Sempre in “tacite stelle” vi è anche una sinestesia (le stelle infatti non possono essere silenziose). Un altro esempio di sinestesia è presente in “voci di tenebra azzurra” (“voci” appartiene alla sfera uditiva mentre “tenebra azzurra” appartiene alla sfera visiva). Individuiamo, infine, anche ossimori come in “fulmini fragili” e “tenebra azzurra” (i fulmini, che sono scariche violente di energia, non sono affatto fragili mentre la tenebra, cioè un’oscurità profonda, non può essere di un colore chiaro come l’azzurro).
Descrizione della sera
Il giorno è stato pieno di lampi, ma ora scenderà la notte con le sue stelle silenziose. Nei campi si sente il gracidio delle raganelle. Una gioia leggera attraversa le foglie dei pioppi che tremano. Durante il giorno che lampi! Che scoppi (riferito al rumore dei tuoni)! Che pace, la sera!
Devono comparire le stelle nel cielo così tenero e vitale. Là, vicino alle raganelle che gracidano allegre, scorre un ruscello che gorgoglia sempre uguale. Di quella violenta tempesta non resta altro che un dolce singhiozzo nella sera umida.
La fine della tempesta
E quella bufera, che sembrava non avere più fine, è terminata nel sonoro canto del ruscello. Dei fulmini fragili (così definiti perché rapidissimi e dalle linee spezzate) resta soltanto un bagliore di colori oro e porpora. Riposa dolore ormai stanco! La nube che nel giorno era la più nera, ora è quella che vedo più rosa prima delle tenebre.
Le rondini e la fame
Che belle le rondini che svolazzano intorno e che cinguettano nell’aria serena! La fame patita durante il giorno privo di cibo rende ancora più lunga l’attesa cena. Durante il giorno i piccoli nei nidi non ebbero, seppure piccola, tutta la razione di cibo. E nemmeno io. Che svolazzare, che cinguettii, mia sera serena e luminosa!
Il suono delle campane
I rintocchi delle campane mi dicono, mi cantano, mi sussurrano, mi bisbigliano di dormire. Il suono lontano delle campane annuncia il calare della notte. Mi sembrano i canti della mamma al neonato, che mi fanno tornare bambino. Sentivo la voce di mia madre… e poi più nulla al calare della sera.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato simbolico del nido nella lirica "La mia sera"?
- Come viene descritta la transizione dal giorno alla sera nella poesia?
- Quali figure retoriche utilizza Pascoli per creare musicalità nei versi?
- In che modo la struttura metrica della poesia contribuisce al suo significato?
- Qual è il ruolo delle campane nella lirica?
Il nido simboleggia una famiglia unita e protetta, un luogo di sicurezza che Pascoli cerca di ricreare dopo la morte del padre.
La transizione è rappresentata dal passaggio dai lampi e tuoni del giorno a una sera riflessiva e serena, con immagini di pace e riposo.
Pascoli utilizza onomatopee, allitterazioni e sinestesie per arricchire la musicalità, come il "gre gre" delle rane e il "Don… Don…" delle campane.
La struttura metrica, con rime alternate e cesure, crea un effetto di rallentamento che simboleggia il calare del sole e la fine della vita.
Le campane simboleggiano il calare della notte e richiamano i canti materni, evocando un senso di ritorno all'infanzia e di pace.