Concetti Chiave
- La poesia "La mia sera" di Giovanni Pascoli è composta da cinque strofe, per un totale di quaranta versi, con una struttura di rima alterna.
- Il tema centrale è il ritorno al passato, particolarmente all'infanzia, segnato dalla perdita del padre, evocato attraverso un linguaggio semplice ma profondo.
- La poesia utilizza numerose figure retoriche, tra cui personificazioni, analogie, ossimori, anafore e una significativa onomatopea nel trentatreesimo verso.
- Il calar della sera simboleggia la pace dopo una tempesta, con immagini simboliche che ricorrono nei versi iniziali e finali delle strofe.
- L'ultima strofa si distingue per il suo richiamo alla culla e al sonno, con un tono nostalgico che richiama la serenità perduta dell'infanzia.
Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c'è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!
Si devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell'aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell'umida sera.
E', quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d'oro.
O stanco dolore, riposa!
La nube nel giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell'ultima sera.
Che voli di rondini intorno!
Che gridi nell'aria serena!
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte, sì piccola, i nidi
nel giorno non l'ebbero intera.
Nè io ...
che voli, che gridi,
mia limpida sera!
Don ... Don ... E mi dicono, Dormi!
mi cantano, Dormi! sussurrano,
Dormi! bisbigliano, Dormi!
là, voci di tenebra azzurra ...
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch'io torni com'era ...
sentivo mia madre ... poi nulla ...
sul far della sera.
Indice
Analisi della poesia "La mia sera"
Questa è la poesia “La mia sera” di Giovanni Pascoli e già il titolo anticipa parzialmente quello di cui andrà a parlare il poeta.
Struttura e significato della lirica
La lirica è costituita da cinque strofe e quaranta versi; ogni strofa presenta sette novenari e un senario. La rima è alterna (ABABCDCD).
Temi e figure retoriche
Il linguaggio, come si verifica anche in molte altre poesie del Pascoli: è apparentemente semplice, ma analizzando il componimento emerge proprio il vero significato: un ritorno all’infanzia col pensiero, dove gli mancò qualcosa di grande, di insostituibile e cioè il padre, il quale venne assassinato mentre tornava a casa con due bambole in dono (come ci viene detto nella poesia “10 agosto”). Il tema della poesia è, appunto, il ritorno al passato, in un giorno di bufera, che si placa solo al calar della sera. Sono presenti in quantità enorme le figure retoriche. Le più utilizzate sono le personificazioni, le analogie, gli ossimori e le anafore; ci sono anche diverse immagini simboliche (il primo e il secondo verso e il settimo e l’ottavo verso). E’ Presente anche un’onomatopea, nel trentatreesimo verso: essa ci fa proprio capire che il poeta è cullato dal loro suono, come se lo invitassero dolcemente ad addormentarsi. Tra l’altro, proprio per questo motivo, l’ultima strofa è quella che mi ha colpito di più. Un altro elemento di questa poesia è la presenza alla fine di ogni strofa della parola sera.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale della poesia "La mia sera" di Giovanni Pascoli?
- Qual è la struttura della poesia "La mia sera"?
- Quali figure retoriche sono maggiormente utilizzate nella poesia?
- Qual è l'importanza dell'onomatopea nel trentatreesimo verso?
Il tema principale è il ritorno all'infanzia e al passato, in un giorno di bufera che si placa solo al calar della sera.
La poesia è composta da cinque strofe e quaranta versi, con rima alterna (ABABCDCD) e ogni strofa presenta sette novenari e un senario.
Le figure retoriche più utilizzate sono le personificazioni, le analogie, gli ossimori, le anafore e un'onomatopea nel trentatreesimo verso.
L'onomatopea nel trentatreesimo verso suggerisce che il poeta è cullato dal suono, come se fosse dolcemente invitato ad addormentarsi.