Concetti Chiave
- Il "Notturno" di D'Annunzio nasce dalla sua condizione di immobilità e cecità temporanea, trasformando queste limitazioni in un'opportunità per esplorare l'interiorità.
- D'Annunzio utilizza la sua infermità per reinventarsi come un oracolo moderno, capace di ascoltare e trascrivere le voci della propria interiorità.
- La cecità fisica si trasforma in una metafora per una visione più profonda e spirituale, permettendo al poeta di esplorare l'essenza nascosta delle cose.
- Il "Notturno" si distingue per la sua forma innovativa, con un'esposizione frammentaria e un uso impressionistico del linguaggio e della sintassi.
- La prosa dell'opera si avvicina alla poesia attraverso l'uso di ripetizioni, parallelismi e figure retoriche che evocano sensazioni intense e immediate.
Indice
L'infermità come fonte di ispirazione
D'annunzio apre il Notturno con la descrizione semplicissima dell'infermità e dell'immobilità dovute alla ferita all'occhio e alla lunga convalescenza alla quale in qualche modo è costretto. Tuttavia tale condizione, che annulla qualsiasi sia la presenza fisica della realtà esterna, non spegne quella che è la sua volontà di rivelare un'energia interiore che pare rafforzarsi nel buio. Nonostante la dura sentenza del medico (r. 19), che lo condanna a stare come dentro un sepolcro, supino nel letto, col torso immobile (r. 2), il poeta coglie l'occasione per saggiare le proprie possibilità, dando vita a un'arte nuova (r. 18): l'ammalato può trasformarsi in un oracolo moderno che, al pari di una sacra Sibilla, si abbandonerà all'ascolto e alla trascrizione delle voci segrete della propria interiorità.
La cecità come visione interiore
L'ingegno di d'Annunzio vince quindi su tutti quelli che sono i limiti e sugli ostacoli che il destino vorrebbe imporgli. Anzi, paradossalmente, proprio il buio in cui è immerso permette alla sua scrittura di sprigionare le virtù magiche ed evocative che solo essa possiede. La cecità si rivela apparente, poiché la vera vista come insegna l'archetipo di Omero, il primo e più grande cieco veggente è quella che permette di cogliere l'essenza profonda che si cela sotto la superficie delle cose. Ma tale privilegio è di pochissimi spiriti scelti tra loro, ai quali si addice l'esplorazione nelle tenebre della notte. La descrizione di sé convalescente si rivela nient’altro che l'ennesimo autoritratto nobilitante del cantore sospeso tra la sua vita e la morte.
L'originalità formale del Notturno
La grande originalità del Notturno non va certamente cercata in una crisi del superuomo o in una revisione dell'immagine dell'io poetico, che conserva e anzi enfatizza le proprie prerogative di anima simbolista. La novità di quest'opera ciò che la rende straordinariamente moderna e al passo con gli esiti del frammentismo italiano coevo (da Camillo Sbarbaro a Piero Jahier fino a Dino Campana) riguarda soprattutto gli aspetti formali. La tecnica dell'esposizione, infatti, può essere assimilata a quella di una libera rappresentazione di pensieri, nella quale i periodi, solitamente brevissimi, si susseguono interrotti da pause, sospensioni e spazi bianchi.
La prosa poetica di D'Annunzio
La struttura narrativa cronologicamente ordinata è sostituita da un fluire di immagini e sensazioni, nel quale il lessico, impressionistico e allusivo, e la sintassi, scarna e strutturata quasi esclusivamente per coordinazione, sembrano trasformare l'opera in un taccuino su cui il poeta annota, con immediatezza e senza un apparente studio (il tempo verbale è inizialmente il presente), le dolorose percezioni del proprio corpo.
La prosa sconfina nel verso vero e proprio grazie a ripetizioni, parallelismi, metafore e sinestesie (La stanza è muta d'ogni luce, r. 16; Traccio i miei segni nella notte che è solida, rr. 16-17); frequenti sono inoltre le assonanze e le allitterazioni: tra queste ultime, particolarmente significativa è la ripetizione della s nei verbi con cui iniziano i primi capoversi (Sto, Sollevo, Scrivo, Sento) e nel periodo Scrivo sopra una stretta lista di carta (r. 6), come a riprodurre il suono sibilante della matita (lapis scorrevole, r. 7).
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo dell'infermità nell'opera "Notturno" di D'Annunzio?
- Come viene interpretata la cecità nel "Notturno"?
- In cosa consiste l'originalità formale del "Notturno"?
- Quali sono le caratteristiche della prosa poetica di D'Annunzio nel "Notturno"?
- Quali figure retoriche sono prevalenti nel "Notturno"?
L'infermità è descritta come una fonte di ispirazione che, nonostante l'immobilità fisica, permette a D'Annunzio di esplorare un'energia interiore e di creare un'arte nuova, trasformandosi in un moderno oracolo.
La cecità è vista come una visione interiore che consente a D'Annunzio di cogliere l'essenza profonda delle cose, simile all'archetipo di Omero, il grande cieco veggente.
L'originalità formale del "Notturno" risiede nella sua tecnica di esposizione frammentaria, caratterizzata da brevi periodi interrotti da pause e spazi bianchi, che riflette la modernità e il frammentismo italiano coevo.
La prosa poetica di D'Annunzio è caratterizzata da un fluire di immagini e sensazioni, con un lessico impressionistico e una sintassi scarna, che trasforma l'opera in un taccuino di percezioni dolorose.
Nel "Notturno" prevalgono ripetizioni, parallelismi, metafore, sinestesie, assonanze e allitterazioni, come la ripetizione della sibilante "s" nei verbi iniziali e nel suono della matita, che arricchiscono la musicalità del testo.