Concetti Chiave
- Boccaccio nel Decameron descrive la peste a Firenze non solo come una calamità fisica, ma come un evento che porta al caos sociale e morale, con il collasso delle leggi e della moralità.
- Prima della peste, i riti funebri erano eventi comunitari e solenni, con il supporto dei cari e del vicinato, mentre con l'epidemia, la morte diventa un processo solitario e disumanizzato.
- La narrazione evidenzia il contrasto tra la vita e la morte, con la peste simboleggiante la distruzione e la vita rappresentata dalla spensieratezza e dall'allegria dei giovani protagonisti.
- Boccaccio offre un'analisi antropologica delle reazioni culturali di Firenze davanti alla peste, mostrando come la società affronta il passaggio dalla vita alla morte.
- Lo stile di Boccaccio nel descrivere la peste è tragico e retorico, con l'uso di periodi lunghi e l'antitesi per sottolineare il cambiamento radicale nei riti funebri e nelle consuetudini sociali.
Indice
La devastazione della peste a Firenze
Nell’ introduzione alla prima giornata, l’autore descrive le conseguenze della peste che si diffuse a Firenze e in tutta l’Europa dal 1347 al 1352: accanto alla visione di ogni giorno di morti e di ammalati, si assiste anche a svariate forme di saccheggi e di violenze.
Il caos e la moralità in declino
Occorre precisare che ciò che interessa a Boccaccio non è tanto la peste come patologia medica o come spunto per introdurre immagini piene di horror e lugubri. Ogni cittadino viene spinto dalla cupidigia di rubare, di fare violenza contro il proprio simile per arricchirsi. Esso non fa distinzione fra atti onesti e atti disonesti e tutto diventa lecito e nessuna legge o nessuna morale lo trattiene dal compiere atti illeciti, Quindi la città di Firenze è crollata nel completo caos.
La vita e la morte a confronto
Ad essa si oppone la vita onesta condotta dal gruppo dei 10 giovani: si divertono, ascoltando e raccontando novelle, come se Boccaccio volesse dire che la lettura è l’unico rimedio alla morte. Nell’insieme si tratta di un’opposizione Vita/Morte; la Morte si identifica con la peste che distrugge, il corpo, gli effetti e le norme che regolano la società; la Vita si identifica con la spensieratezza, l’allegria e il piacere che, però, non va mai oltre il limite della ragione.
Riti funebri prima e dopo la peste
Lo scrittore ci presenta alcune considerazione sul mondo con cui si muore a Firenze al tempo dell’epidemia. Nell’insieme, si ha un saggio antropologico sulle maniere diverse con cui la cultura di una città fa fronte al momento del trapasso.
Prima della peste, la morte era certamente un evento tragico: tuttavia, il morto esalava l’ultimo respiro in casa sua, fra i suoi cari; venivano le donne,, i parenti e tutto il vicinato a piangere la sua scomparsa durante la vegli funebre; fuori casa, gli uomini si riunivano con l’intento di portare un po’ di conforto con la loro presenza e la loro solidarietà. Poi arrivavano i chierici e con canti e ceri accesi, la salma veniva portata, sulle spalle dei più onorevoli concittadini, alla chiesa dove si teneva la cerimonia del funerale e in cui veniva sepolta, secondo la sua espressa volontà.
La disumanizzazione della morte
Con la peste, invece, anche la morte è diventata disumana. Si muore da soli; si è portati via per mano di gente che riceve un compenso, i cosiddetti “beccamorti”; niente funerali solenni, niente sepolture nella chiesa di scelta del defunto; i cadaveri vengono sbrigativamente gettati nella prima tomba vuota disponibile.
Nel rievocare i costumi precedenti all’epidemia, il testo presenta un mondo umanizzato perché si tratta di un modo umano di morire. La pestilenza ha spazzato via tutto questo; il morbo è riuscito a distruggere anche la dignità dei riti funebri.
Stile e retorica di Boccaccio
Descrivendo la peste, Boccaccio usa uno stile tragico, molto attento alla retorica.; i periodi sono per lo più lunghi con prevalenza della paratassi. Addirittura, alcune strutture sintattiche si possono ricondurre alla prosa latina.. Nel passo,, centrato sulla contrapposizione degli usi funebri del passato con quelli sopravvenuti con la peste, la figura retorica prevalente è l’antitesi, messa in evidenza da congiunzioni avversative (= ma, anzi).
Domande da interrogazione
- Quali sono le conseguenze della peste a Firenze descritte da Boccaccio?
- Come viene rappresentato il declino della moralità durante la peste?
- In che modo Boccaccio contrappone la vita e la morte?
- Come sono cambiati i riti funebri a Firenze a causa della peste?
- Quali elementi stilistici utilizza Boccaccio nella sua descrizione della peste?
Boccaccio descrive la devastazione della peste a Firenze, evidenziando la visione quotidiana di morti e ammalati, accompagnata da saccheggi e violenze.
Durante la peste, la moralità declina poiché i cittadini, spinti dalla cupidigia, commettono atti illeciti senza distinzione tra onesto e disonesto, portando Firenze nel caos totale.
Boccaccio contrappone la vita e la morte attraverso il gruppo di giovani che vivono onestamente, divertendosi con novelle, mentre la morte è associata alla peste che distrugge il corpo e le norme sociali.
Prima della peste, i riti funebri erano eventi comunitari e solenni, mentre durante la peste, la morte diventa disumana, con cadaveri portati via da "beccamorti" senza cerimonie.
Boccaccio utilizza uno stile tragico e retorico, con periodi lunghi e paratassi, e fa uso dell'antitesi per contrapporre i riti funebri del passato a quelli durante la peste.