Concetti Chiave
- Boccaccio sente di avere una naturale inclinazione verso la letteratura sin dalla nascita, contrastando le aspettative paterne di un futuro nel commercio o nel diritto canonico.
- Nato nel 1313, Boccaccio trascorre la sua giovinezza a Napoli, dove si immerge negli studi letterari, frequentando la corte angioina e diventando un autore prolifico, specializzato in opere d'amore.
- Il fallimento della compagnia dei Bardi costringe Boccaccio a tornare a Firenze, dove vive in ristrettezze economiche e si dedica al Decameron, ispirato dalla peste del 1348.
- L'incontro con Petrarca segna una svolta nella carriera di Boccaccio, spingendolo a creare opere più profonde e moralmente impegnative, nonostante l'iniziale desiderio di distruggere i suoi lavori precedenti.
- Negli ultimi anni, Boccaccio si appassiona alla Divina Commedia, influenzando i giovani fiorentini e contribuendo alla nascita dell'Umanesimo, fino alla sua morte nel 1375.
Indice
L'inclinazione innata di Boccaccio
Boccaccio crede di essere stato portato naturalmente alla letteratura e di essere nato per dedicarsi ad essa. Già nel grembo della madre si sentiva propenso alla letteratura. Ricorda che suo padre cercava di indirizzarlo verso l’attività commerciale, facendogli perdere sei anni della sua infanzia che ormai non può più recuperare.
Il padre, dopo aver tentato di avviarlo a queste attività, cerca anche di fargli studiare il diritto canonico senza successo, perché l’interesse di Boccaccio era naturalmente portato alla letteratura e agli studi poetici. Dedicarsi alla letteratura per lui non era un capriccio, ma un’esigenza innata del suo spirito.Infanzia e giovinezza a Napoli
Boccaccio nasce nel 1313 a Firenze o a Certaldo, da madre sconosciuta anche a lui e da padre che lo prende subito con sé. Probabilmente la madre era una serva, ma Boccaccio preferisce pensare di essere nato dalla Regina di Francia. Vive con il padre, che quando Boccaccio ha 14 anni, nel 1327, lo porta a Napoli dove il padre era socio della compagnia dei Bardi (banco dei Bardi). La compagnia dei Bardi era un'associazione di uomini che gestivano l’economia di mezza Europa e il padre stesso gestiva i soldi della corte angioina, governata dagli Angiolini con re Roberto d’Angiò.
Il periodo napoletano e le opere
Boccaccio risiede a Napoli fino al 1340, lavorando con il padre. In questo periodo, conosce tutti gli ambienti sociali di Napoli e frequenta la corte angioina, apprezzando particolarmente l'accesso alla biblioteca del re, uomo molto colto. Boccaccio occupava tutto il suo tempo libero a studiare, leggere e scrivere alla corte, diventando un autore molto prolifico. Negli anni di Napoli, scrive moltissime opere sia in prosa che in poesia, con l’amore come tema privilegiato.
Ritorno a Firenze e il Decameron
Nell’inverno tra il 1340 e il 1341, la compagnia dei Bardi fallisce e Boccaccio e suo padre sono costretti a tornare a Firenze. Da quel momento, Boccaccio passa da una vita nel benessere a uno stato di ristrettezze economiche e accetta incarichi di carattere diplomatico per mantenersi. Nel 1348, un’epidemia di peste sconvolge Firenze e tutta Europa. Boccaccio vive quest’esperienza ma sopravvive, al contrario del padre. Dal 1349 al 1351/3, si dedica alla composizione del Decameron, prendendo spunto dalla pestilenza.
Incontro con Petrarca e riflessioni
La pubblicazione del Decameron fa conoscere a Boccaccio Petrarca, il più famoso intellettuale d'Europa. In occasione di un viaggio, i due si incontrano, dando inizio a una profonda amicizia coltivata principalmente tramite lettere. L’incontro con Petrarca fa riflettere Boccaccio sulla superficialità delle sue opere precedenti, spingendolo a scrivere opere più impegnative dal punto di vista morale e religioso. Boccaccio voleva addirittura bruciare tutte le sue opere, ma Petrarca glielo impedisce.
Ultimi anni e l'eredità umanistica
Dopo la lettura del Decameron e grazie all’approfondimento di argomenti letterari, Boccaccio incomincia ad appassionarsi alla Divina Commedia, tenendo anche delle letture pubbliche e definendola "divina". Diventa il punto di riferimento di molti giovani fiorentini, che tra la fine del 1300 e l’inizio del 1400 daranno inizio all’Umanesimo. Negli ultimi anni della sua vita, Boccaccio vive in ristrettezze economiche e tormentato da vari problemi di salute. Muore nel 1375 a Firenze o a Certaldo.
Domande da interrogazione
- Qual era l'inclinazione innata di Boccaccio?
- Come ha influenzato Napoli la vita e le opere di Boccaccio?
- Quali eventi hanno portato Boccaccio a tornare a Firenze?
- In che modo l'incontro con Petrarca ha influenzato Boccaccio?
- Qual è stata l'eredità umanistica di Boccaccio?
Boccaccio credeva di essere naturalmente portato alla letteratura, un'inclinazione che sentiva già nel grembo materno, nonostante i tentativi del padre di indirizzarlo verso il commercio e il diritto canonico.
A Napoli, Boccaccio ha avuto accesso alla corte angioina e alla biblioteca del re, dove ha potuto dedicarsi allo studio e alla scrittura, producendo molte opere in prosa e poesia, con l'amore come tema centrale.
Il fallimento della compagnia dei Bardi nel 1340 costrinse Boccaccio e suo padre a tornare a Firenze, dove Boccaccio affrontò difficoltà economiche e iniziò a lavorare in incarichi diplomatici.
L'incontro con Petrarca ha spinto Boccaccio a riflettere sulla superficialità delle sue opere precedenti e a scrivere opere più impegnative moralmente e religiosamente, sebbene Petrarca lo dissuadesse dal distruggere i suoi lavori passati.
Boccaccio ha contribuito all'inizio dell'Umanesimo, influenzando molti giovani fiorentini con le sue letture pubbliche della Divina Commedia e diventando un punto di riferimento letterario, nonostante le difficoltà economiche e di salute negli ultimi anni della sua vita.